09/06/2013
C'è grande attesa per il concerto di Pal McCartney all'Arena di Verona.
Sarà anche roba da vecchi, ma il rock continua a riempire gli stadi. Provare per credere: ad esempio qualche giorno fa a San Siro, quando il boss Springsteen ha fatto cantare di rabbia e di ideali migliaia di fan; oppure il prossimo 25 giugno all'Arena di Verona, dove l'inossidabile Paul McCartney farà rivivere le atmosfere dei Beatles. E sempre a proposito di Beatles: non avete la sensazione che siano ancora vivi e vegeti, se non altro per le infinite riprese, rivisitazioni, omaggi, dediche, iniziative editoriali, "ristampe" che ripropongono la loro musica?
A pensarci bene, si tratta di un vero fenomeno: il grande rock dei bei tempi - anni Sessanta e Settanta - continua a piacere e a far sognare. Un altro esempio: l'inesauribile devozione per i Pink Floyd (anche separati: Roger Waters e David Gilmour stentano a soddisfare le richieste dei fan e sono verati come dei della musica); o le tribute-band consacrate ai Genesis, ai Led Zeppelin, ai Nirvana...
Visto da qui, il rock appare vitalissimo, sempre schierato accanto a chiunque abbia ancora voglia di lottare e cantare. Con una caratteristica, però: si tratta di personaggi e gruppi del passato, in grado di irradiare ancora luce, ma pur sempre nati e prosperati decenni fa...
Si potrebbe allora fare strada una domanda: il problema del rock è che non ha più interpreti all'altezza? Il problema, cioè, non starebbe nel rock, in quanto genere, in quanto linguaggio, ma nell'incapacità dei musicisti di oggi di rinnovarlo, facendo scorrere nelle sue vene le ansie e le inquietudini del presente. Il rock sarebbe lì, forte dello stesso fascino di sempre, come starebbero a testimoniare concerti e tributi ai giganti del passato. Ma non si vedono paladini degni della causa. Per farla più concreta: chi ha saputo trasformare in musica l'indignazione dei giovani di Occupy Wall Street o l'allarme ecologico che attraversano il pianeta?
Paolo Perazzolo
a cura di Paolo Perazzolo