09/06/2013
Guido Harari con George Harrison.
Ha fotografato Lou Reed, Leonard Cohen, Bob Dylan, Peter Gabriel e molti altri. E se ci fermiamo in Italia: Giorgio Gaber, Paolo Conte, Ivano Fossati e Fabrizio De André tanto per citare qualche nome. E sull’evoluzione del rock Guido Harari dimostra di avere le idee chiare: «Questa musica ha perso la carica mistica di una volta. A 12 anni ho visto i Beatles in Italia e sapevo di assistere a un evento irripetibile. Negli anni Sessanta aspettavi con ansia l’arrivo di un disco in negozio o il passaggio di una canzone alla radio, oggi non è più così».
Ancora Harari: «La possibilità di scaricare tutto quello che si vuole rende i ragazzi meno critici, meno selettivi nei confronti della musica«. Secondo il fotografo milanese è cambiato anche il rapporto tra musica e immagine: «Una volta fotografare un artista voleva dire entrare nel suo intimo, c’era molta più complicità, oggi anche la fotografia è un aspetto della promozione e nulla più, si assiste a una maggiore omologazione».
In conclusione Harari punta il dito sul mutamento della filosofia rock: «Sapete qual è la differenza tra oggi e gli anni d’oro? Ieri i gruppi e i cantanti erano, e lo sono rimasti, simboli di una generazione; oggi nascono solo per rispondere ai gusti di un target».
Giorgio Trichilo
a cura di Paolo Perazzolo