30/07/2012
La novità sapiente del nuovo Rito
del matrimonio risiede proprio
nell’attenzione al contesto sociale,
culturale e religioso che stiamo vivendo.
Siamo infatti in una società che
ha smarrito, in gran parte, al suo interno
i segni della fede, con molte donne
e uomini battezzati che non vivono
più la pratica religiosa. Nell’introduzione,
al n.7, si dice: «Nell’esperienza
pastorale italiana si verifica sempre di
più il caso di coppie che, pur non
avendo maturato un chiaro orientamento
cristiano e non vivendo una
piena appartenenza alla Chiesa, desiderano
la celebrazione religiosa del
Matrimonio, essendo battezzati e non
rifiutando esplicitamente la fede».
Questa attenzione non soltanto ha
prodotto il secondo capitolo, quello
dedicato alla “Celebrazione del Matrimonio
nella Liturgia della Parola”,
con una cura particolare verso chi si è
allontanato da tempo dalla pratica
dell’Eucaristia, ma ha permesso di
mettere al centro di tutta la celebrazione
la dimensione battesimale e, di
conseguenza, di dare notevole risalto
alla comunità cristiana al cui interno
si celebrano le nozze. Fin dall’inizio
della celebrazione è prevista la memoria
del Battesimo che, se possibile, avviene
presso il fonte battesimale.
Appare chiaro che, d’ora innanzi,
quelle due candeline che furono consegnate
ai promessi sposi da piccoli,
in quel giorno delle nozze sono chiamate
a unirsi e a diventare un’unica
luce. Il loro Battesimo si compie
nell’iniziare il viaggio nuziale. Questo
per noi è particolarmente importante,
perché ci offre un’indicazione
chiara: di ri-partire dal Battesimo.
don Paolo Gentili