30/07/2012
In questi ultimi anni si è cercato di
sottolineare l’aspetto della “sponsalità”,
cosa comprensibile, visto anche
come si era insistito per secoli sulla
concezione di “verginità” come via
quasi esclusiva di santità. Credo sia venuto
il tempo di illuminare la nozione
di “figliolanza” , come esperienza generativa
e fondante per ogni persona
umana. La questione di fondo è che il
Matrimonio è un sacramento per persone
adulte, sia nella
crescita umana
sia nella fede, mentre
ci troviamo sempre
più spesso, nei
percorsi per fidanzati,
dinanzi a persone
che, nonostante
l’innalzarsi
dell’età, non sono
cresciute pienamente,
né nella dimensione
della maturità
umana e tantomeno
in quella spirituale.
Occorre allora
una riscoperta
del Battesimo in chiave sponsale.
Cioè, siamo chiamati ad accompagnare,
un passaggio dalla “figliolanza”
alla “coniugalità”, e dalla “coniugalità”
alla “genitorialità”. Alla nozione
di figliolanza potemmo accostare la
virtù della “pietà” (la capacità di relazionarsi,
piangere con chi piange e
gioire con chi gioisce); alla coniugalità,
la virtù della “castità”, quella che
nella cultura russa è chiamata la “sapienza
integrale” (la forza di un amore
oblativo nel corpo e nello spirito);
alla genitorialità, la virtù della “fortezza”
(la forza di resistere nelle decisioni
prese). Mi torna in mente un’immagine
esemplificativa, quella di san
Francesco che, nel Vescovado di Assisi,
dinanzi a Bernardone dice «finora
ho chiamato te padre sulla terra ma
ora posso dire Padre nostro...». Francesco
non lascia la casa paterna solo fisicamente,
ma lascia la mentalità del
padre e i suoi criteri di vita, il devozionalismo
della madre e la sua religiosità
confusa con il mondo borghese.
Rinasce come figlio libero, della libertà
dei figli di Dio, e sposa Madonna
Povertà. Potremmo dire che, rinascendo,
impara finalmente quell’Amore
principio della comunione, che i suoi
genitori erano impossibilitati a offrirgli
come prospettiva. Molti oggi non
entrano più in
Chiesa e non godono
della luce
del tabernacolo. È
allora necessario
che i sacramenti
del Matrimonio divengano
riflesso
della luce del tabernacolo,
nei palazzi,
nei quartieri,
nelle città. Occorre
sollecitare questa
riscoperta della
figliolanza in tutte
le coppie di sposi
che fanno parte
delle nostre comunità ecclesiali.
È solo divenendo sempre più figli di
Dio che si può essere realmente sposi,
e divenire autentici genitori capaci di
generare i propri figli alla vita in pienezza,
conducendoli alle sorgenti della
vita eterna. È proprio la riscoperta
della figliolanza che può aprire nuovi
orizzonti di senso e riempire di forza
nuova la vita sponsale e il compito genitoriale.
Per avviare questi nuovi orizzonti
non è necessario organizzare in
modo nuovo la pastorale, basta darle
un’anima nuova che metta al centro la
verità comunionale dell’essere umano,
la coppia sponsale e la famiglia.
Si tratta allora, per esempio, di accompagnare
quei genitori che chiedono
il Battesimo per il proprio figlio a
riscoprire il loro stesso Battesimo per
vivere in pienezza la fecondità dello
Spirito. Così potranno aprirsi a riscoprire
il dono che hanno ricevuto
dall’alto il giorno delle loro nozze.
don Paolo Gentili