30/07/2012
Vorrei allora, a questo proposito,
concludere la trattazione con un’esperienza
particolare, quella di un figlio
disabile che aiuta il proprio genitore
a ritrovare la speranza.
È la storia di Marco (il nome è immaginario,
ma la storia è vera), un
bambino che, probabilmente per un
errore dei medici, nello sviluppo ha
riportato gravi menomazioni. Non
riesce a imparare a parlare e non sa
coordinare i movimenti. Fin da piccolo
però, manifesta un’intelligenza vivace
che solo chi sa comunicare con
il cuore riesce a cogliere.
La mamma gli vuole un bene enorme,
ma il papà non riesce ad accettare
che suo figlio, il suo unico figlio viva
così. Spera in un miracolo: si convince
che al momento della pubertà
cambierà qualcosa e il suo bambino
potrà tornare normale, come tutti gli
altri. Ma ciò non accade. E quando
Marco arriva a compiere 14 anni, una
notte, il papà se ne va di casa portandosi
tutti i risparmi e lasciando la moglie
e il figlio nella più totale disperazione.
Lei, infermiera che non aveva
mai esercitato, si ritrova senza soldi,
senza un lavoro e con un figlio che ha
bisogno di assistenza continua. Si dispera
e, davanti al ragazzo, parlando
con un’amica, inveisce contro il marito.
Marco cerca di dire qualcosa ma
non riesce. Allora, con fatica si trasferisce
nella sua stanza e inizia un lungo
lavoro alla tastiera del computer.
A lui occorre moltissimo tempo
perché continuamente, non riuscendo
a coordinare i movimenti, sbaglia
i tasti. Finché, fa segno alla mamma
di entrare nella sua camera e lei legge
sul monitor questa scritta: «Quando
ti deciderai a vedere, oltre il volto
del crocifisso, quello del risorto?».
La madre lì per lì si sente profondamente
ferita, arrabbiata, non compresa.
La notte non dorme finché nel culmine
del suo Getsemani invoca l’aiuto
dello Spirito e si addormenta esausta.
Al risveglio, con una serenità interiore
che ha l’aria del miracolo, si veste
in fretta e inizia a girare gli ospedali
della sua provincia e dopo una settimana
è assunta come infermiera
nell’ospedale della sua città.
Così la “ferita” diventa “feritoia” e la
famiglia di questo ragazzo rinasce dalla
sua stessa debolezza nella fecondità
dell’ascolto dello Spirito.
don Paolo Gentili