Gli involontari alleati del Cavaliere

Prima Benigni, poi Santoro e Crozza hanno rimesso Berlusconi al centro della scena con l'intenzione di sferrare il colpo del definitivo ko. E se invece l'avessero aiutato a "risorgere"?

Freccero: la Tv è tornata protagonista

01/03/2013
Carlo Freccero, grande conoscitore dei segreti della televisione (Ansa).
Carlo Freccero, grande conoscitore dei segreti della televisione (Ansa).

Carlo Freccero non sopporta le semplificazioni. Il direttore di Rai4, il docente universitario che ha appena pubblicato il saggio Televisione (Bollati Boringhieri), preferisce riflettere, distinguere e di tanto in tanto provocare, specie su un tema che conosce benissimo come il rapporto fra Berlusconi e la Tv, avendo lavorato per le sue reti, in Italia e all'estero, per molti anni.

Partiamo dall'apporto che comici a lui "ostili" come Roberto Benigni e Maurizio Crozza avrebbero dato alla clamorosa rimonta di Silvio Berlusconi e del Pdl.
Ecco la prima distinzione: «Roberto Benigni ormai è un po' come Napolitano, è un comico "istituzionale", al di sopra delle parti. Sì, ha fatto precedere la sua lettura dei primi articoli della nostra Costituzione da un monologo che ha avuto in larga parte come protagonista Berlusconi, ma è sembrato quasi come un ricordo al suo passato di giullare e quindi del tutto ininfluente ai fini del dibattito politico. Su Crozza, invece, il discorso è diverso anche se le conclusioni non cambiano. Bisogna partire da una premessa: la satira agisce su chi ha una visione conformistica della realtà e quindi attaccare il probabile perdente a una competizione elettorale può spingere qualche indeciso a non votarlo. Ma chi guarda Ballarò è una persona che ha di solito una sua precisa opinione politica e quindi, sia fra chi faceva il tifo per Berlusconi sia tra i suoi avversari, i monologhi di Crozza al massimo hanno solo sortito l'effetto di rafforzare le proprie convinzioni, non di mutarle».

Crozza, però, si è esibito anche a Sanremo, di fronte cioè a una platea di pubblico molto più larga e composta anche da gente che normalmente non si interessa o si interessa poco di politica. In quel caso, l'effetto non potrebbe essere stato diverso?
«E' vero, il contesto è stato radicalmente diverso, ma le contestazioni che Crozza ha ricevuto hanno raffreddato la forza comica del suo monologo e quindi la sua forza persuasiva, in una senso o nell'altro. Può aver rafforzato le convinzioni di chi era orientato già a votare per Berlusconi, ma l'impatto secondo me è stato minimo. Discorso diverso invece va fatto per un altro personaggio imitato da Crozza quella serata: l'ex giudice Antonio Ingroia. Essendo in pratica sconosciuto a una gran parte del pubblico, l'imitazione credo abbia avuto un impatto devastante sulla sua immagine».

La partecipazione di Berlusconi a Servizio Pubblico di Michele Santoro l'ha invece avvantaggiato?
«Gli altissimi ascolti hanno dimostrato che quel programma è stato vissuto dagli italiani come una finale di Champions League, come un match fra due campioni atteso oltre dieci anni, cioè dal famoso "editto bulgaro". Santoro è stato abilissimo a evitare l'incidente, cioè che Berlusconi se ne andasse, incalzandolo con domande anche molto dure ma costruendo tutta la serata in una cornice da commedia. In questo modo Berlusconi ha potuto affrontare le domande più scomode o non rispondendo o non prendendole sul serio. Insomma, ha potuto fare ciò che gli riesce meglio: lo spettacolo, esemplificato dalla memorabile scena di lui che spolvera la sedia di Travaglio. In questo modo, dopo giorni e giorni in cui veniva dileggiato sui giornali e su Internet, è riuscito a riportare la Tv generalista al centro della competizione elettorale e quindi a ridare normalità ai suoi discorsi paradossali. La discussione, che con il governo Monti e poi con le primarie del Pd, aveva fino a quel momento come parametri la serietà, l'affidabilità, la credibilità, che non sono quelli tipici della Tv generalista, dove agiscono altri registri come la simpatia e l'antipatia personale. E Berlusconi, è inutile dirlo, è imbattibile nel manipolare questi registri a suo vantaggio. Quindi non c'è dubbio che abbia tratto vantaggio dalla sua partecipazione a Servizio pubblico, ma non si può "incolpare" Santoro di questo. Lui si è comportato da giornalista, che nel suo lavoro non deve seguire criteri di opportunità politica: aveva la possibilità di organizzare una serata che poteva fare il boom di ascolti. L'ha colta e ha saputo sfruttarla in pieno».

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GLI ATTACCHI DEI COMICI
E DEI GIORNALISTI
HANNO AIUTATO BERLUSCONI?

a cura di Paolo Perazzolo
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