Gli involontari alleati del Cavaliere

Prima Benigni, poi Santoro e Crozza hanno rimesso Berlusconi al centro della scena con l'intenzione di sferrare il colpo del definitivo ko. E se invece l'avessero aiutato a "risorgere"?

Le opinioni di un clown

01/03/2013
Heinrich Böll (Ansa).
Heinrich Böll (Ansa).

"Detesto spiegare una metafora. O mi si capisce, oppure no". Lo dice il clown protagonista del famoso romanzo (Le opinioni di un clown, 1963) di Heinrich Böll, premio Nobel per la letteratura nel 1972. A quanto pare gli italiani hanno scelto "oppure no". Nel senso che tutti gli attacchi, le ironie, le battute pungenti, le critiche sferzanti, le accuse martellanti hanno ridato energia non tanto al Cavalier Berlusconi, che energico lo è stato sempre, ma ai suoi sostenitori. Il che, per gli avversari politici del PdL, è pure peggio.

Ora la storia si ripete ma in salsa internazionale. Peer Steinbrück, leader del Partito socialdemocratico tedesco e candidato alla carica di cancelliere contro la Merkel alle prossime elezioni politiche (ottobre 2013), si gioca l'incontro con Napolitano dicendo: "Sono inorridito dalla vittoria di due clown nelle elezioni italiane". E l'Economist inglese ribadisce con un "Entrino i clown" a tutta copertina sopra le immagini di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi.

L'effetto dei sarcasmi esteri sarà, con ogni probabilità, un ulteriore aumento delle simpatie interne per i due sbeffeggiati. I quali, peraltro, hanno condotto tutta la campagna elettorale contro la cattiva Europa dell'austerità e delle tasse, contro la pessima Merkel dell'imperialismo economico tedesco, contro gli europeisti filogermanici (almeno nella loro narrazione) di Monti, affamatori del popolo italiano. Come si permettono, inglesi e tedeschi, di trattarci così? Chi si credono di essere? Forse che non li battiamo regolarmente a calcio?

D'altro canto, con i politici si fa come coi figli. Noi possiamo criticarli fino allo sfinimento (loro), ma gli altri sono pregati di tener giù le mani. Verso l'esterno i nostri figli sono perfetti. Sempre e comunque. Applicata alla politica, la regola produce anche effetti imprevisti. Perché Grillo, che fino a ieri chiamava Napolitano "o' guaglione" (non per fargli un complimento), oggi pubblicamente lo elogia, respingendo in modo implicito la qualifica di clown anche per quel Berlusconi che veniva da lui regolarmente definito "lo psiconano". E viceversa. E che dire di Bersani, che deve sganciarsi dai frizzi esteri per non passare da esterofilo anti-italiano, senza però smentire tutto ciò che ha detto (per non parlare di ciò che pensa, e che gli si legge chiaramente in viso) sul Cavaliere e sul leader del Movimento 5 Stelle? Pensiamo anche a noi stessi: non abbiamo detto che di questi politici bisognava fare polpette una volta per sempre? Ed eccoci costretti, in nome per conto loro, a difendere il confine dal subdolo attacco delle potenze del Nord Europa.

Resta da vedere chi alla fine avrà avuto ragione. E questo, purtroppo, lo scopriremo solo vivendo. Perché già una volta l'Economist fece un titolo su Berlusconi che diceva: "Inadatto a governare". Forse fu sfortuna ma finì con il Cavaliere, titolare della più ampia maggioranza parlamentare della storia della Repubblica, costretto a dimettersi con la gente che festeggiava per strada. Accusato, tra l'altro, non tanto di mal governo ma di non governo.

Questo per dire che certe ironie contengono, anche, un messaggio che bisogna saper prima leggere e poi magari neutralizzare. Come le vicende di Berlusconi insegnano, comunque, meglio essere criticati che ignorati. Il clown del romanzo di Böll a un certo punto dice: "Prendo le cose come vengono, conto sul lastrico". Ecco, questo no, per favore.

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GLI ATTACCHI DEI COMICI
E DEI GIORNALISTI
HANNO AIUTATO BERLUSCONI?
Fulvio Scaglione

a cura di Paolo Perazzolo
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