24
lug

Fulmini: le loro "firme" sulla sabbia

foto Thinkstock.
foto Thinkstock.

Il fulmine preferisce i corpi a punta o metallici come alberi, oggetti metallici di grandi dimensioni, campanili, torri ma spesso predilige anche la sabbia e la nuda roccia. Anzi quando un fulmine colpisce la sabbia o alcuni tipi di roccia lascia sul posto una scultura di sé, ovvero la propria firma. Il fenomeno, noto come fulgurites, è causato dal notevole calore associato al fulmine. La sabbia si surriscalda al punto da sciogliersi e trasformarsi in vetro, spesso nella forma che il fulmine ha preso attraverso la sabbia.


Conosciuto anche come “fulmine pietrificato”, il fenomeno si genera di solito in sabbia quarzosa, o silice, fino a 15 m di lunghezza e una decina di metri in profondità. Questo calore estremo dà luogo a un nuovo minerale chiamato Lechatelierite, lo stesso generato da impatti di meteoriti e di esplosioni atomiche. Sul Monte Thielsen, un vulcano estinto scudo in alto Oregon Cascades, la guglia di roccia nuda priva di alberi attira fulmini dandogli il nome di "parafulmine della Cascades". In questo caso, poiché la roccia è molto più difficile da penetrare da parte del fulmine, il fulgurites forma uno smalto vetroso in cima alla roccia stessa, noto come fulgurite esogene.

Pubblicato il 24 luglio 2012 - Commenti (0)
26
giu

Meglio al sole sulla sabbia o sugli scogli?

Per prendere l’agognata tintarella c’è chi preferisce distendersi sulla sabbia e chi invece opta per qualche isolata scogliera, ma ai fini dalla salute la scelta non è indifferente. Gli scogli al mare vengono di solito considerati come luogo ove appartarsi a prendere il sole, lontano da occhi indiscreti. Ma gli scogli in genere hanno anche un effetto sulla salute. Infatti gli spruzzi d’acqua sollevati dall’infrangersi delle onde arricchiscono l’aria di preziosi sali minerali - come Iodio, Cloruro di sodio, Magnesio, Manganese e Fluoro -, elementi che stimolano l’attività della tiroide, potenziano il sistema immunitario e disinfettano l’apparato respiratorio. Però gli scogli hanno anche alcune controindicazioni. Innanzitutto debbono essere evitati da chi soffre di ipertiroidismo perché qui le alte concentrazioni di Iodio nell’aria aggraverebbero la patologia. Inoltre costringono a prendere il sole in posizioni scorrette e innaturali, con il rischio di riacutizzare lombalgie e dolori cervicali in chi già soffre di mal di schiena o di contratture muscolari. Per di più sugli scogli è elevato il rischio di prendere verruche o micosi, i cui germi trovano il loro ambiente ideale nell’acqua che ristagna a lungo nei piccoli avvallamenti della roccia.

E adesso vediamo vizi e virtù della sabbia. Qui il rischio di infezioni è molto basso perché non vi sono pozzanghere in cui l’acqua possa ristagnare e per di più microrganismi e funghi non si fermano in superficie ma penetrano in profondità. E la particolare struttura in fini granuli favorisce anche la sterilizzazione dei primi millimetri di copertura sabbiosa da parte dei raggi ultravioletti. La composizione chimica dei granuli di sabbia non ha alcuna virtù terapeutica ma sui granelli vi è sempre un piccolo invisibile deposito dei sali contenuti nelle acque del mare. Per esempio, le sabbie delle coste campane sono ricche di composti dello zolfo, sostanze molto comuni del resto nelle immediate vicinanze dei vulcani attivi. Queste sostanze possono essere assorbite dall’organismo con le sabbiature che, per essere efficaci, debbono essere eseguite con sabbia prelevata dal bagnasciuga, tenuta a essiccare al sole e con la quale ricoprire poi tutto il corpo, ricordandosi però di rinnovarla di quando in quando. La sabbia ha benefici effetti anche in coloro che hanno reumatismi. In questo caso deve essere applicata sulla parte sofferente dopo però che è stata esposta per un periodo sufficientemente lungo al sole, ma non troppo da procurarvi qualche dolorosa scottatura. Le sabbie molto fini delle coste adriatiche sono le meno idonee allo scopo perché i raggi solari riescono a surriscaldare solo il primissimo strato superficiale mentre, immediatamente sotto, la sabbia rimane fredda. Molto indicate invece per i reumatismi le sabbie scure di origine vulcanica – come quelle dell’Isola d’Elba – che, per il loro elevato contenuto di ferro, riescono a trattenere molto calore. Ma anche qui… attenti alle scottature!

Pubblicato il 26 giugno 2012 - Commenti (0)
14
mar

Tempesta di Sabbia nella Penisola Arabica



 
                       
                  La tempesta di sabbia è stata generata dal passaggio di una perturbazione.

Agli inizi della scorsa settimana, un'enorme tempesta di sabbia ha oscurato i cieli di una grossa fetta della Penisola Arabica. In questa immagine, raccolta dai satellite Terra della NASA, si riconosce con chiarezza la colossale tempesta di sabbia che, dopo aver attraversato Arabia Saudita e Yemen, è scivolata sopra le acque del Mare Arabico e ha quindi abbandonato la regione. La gigantesca tempesta di sabbia è stata generata dagli intensi venti collegati a una perturbazione che si è mossa da nord verso sud attraverso la Penisola Arabica, e le cui nuvole sono chiaramente visibili nella stessa immagine (le bande bianche sulle acque del Mare Arabico).

Il vento e la turbolenza che accompagnavano la perturbazione, difatti, hanno sollevato enormi quantità di polvere e sabbia dal Deserto del Rub’ al Khali, un deserto assai vasto che occupa circa un terzo (quello più meridionale) della Penisola Arabica e che rappresenta il secondo più grande deserto di sabbia del Pianeta: contiene in effetti più o meno la metà della sabbia che riempie il Deserto del Sahara e in alcuni punti le sue dune sono alte anche centinaia di metri. Ebbene, proprio grazie alla presenza del Deserto del Rub’ al Khali la parte meridionale dell’Arabia Saudita è in effetti fra le regioni al Mondo maggiormente interessate dal passaggio di enormi tempeste di sabbia.

Pubblicato il 14 marzo 2012 - Commenti (0)
30
giu

La sabbia del deserto sull’Oceano

Hai visto mai


Nel corso dell’ultimo fine settimana il satellite GOES-13 della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) ha scattato questa immagine che mostra un’enorme nube di polvere e sabbia, proveniente dal Sahara, spingersi verso ovest sull’Oceano Atlantico fino all’Arcipelago di Capo Verde e oltre. Non è raro che intense tempeste di sabbia riescano a trasportare grandi quantità di materiale molto al largo nell’Atlantico, e quando ciò avviene, si osservano effetti, dal punto di vista meteorologico, attraverso tutta la fascia tropicale di questo oceano. La presenza di grosse quantità di polvere e sabbia nell’atmosfera al di sopra dell’Oceano in particolare sembra in grado di sopprimere la formazione di quelle deboli perturbazioni che poi, nell’attraversare le calde acque tropicali, spesso in questa stagione si trasformano in temibili uragani proprio in prossimità di Capo verde: insomma, quando il Sahara “sporca” i cieli dell’Atlantico, diminuisce notevolmente il rischio che violenti cicloni tropicali devastino i Caraibi piuttosto che le coste degli Stati Uniti!

Secondo Climate Prediction Center della NOAA nei prossimi mesi sull’Atlantico si osserverà un afflusso di sabbia del deserto nella norma, ed è proprio nei periodi compresi tra una tempesta di sabbia e l’altra che sarà forte il rischio che si formino dei cicloni tropicali: in particolare gli studiosi americani prevedono che fra luglio e novembre si sviluppino tra i 12 e i 18 cicloni tropicali, di cui almeno 6 destinati a trasformarsi in uragani, ovvero tempeste accompagnate da venti che soffiano a oltre 118 chilometri orari.

Pubblicato il 30 giugno 2011 - Commenti (0)
12
mag

Tempesta di Sabbia in Africa Occidentale

HAI VISTO MAI

Tra domenica 8 e lunedì 9 di questo mese una gigantesca tempesta di sabbia ha oscurato i cieli di una vasta regione dell’Africa Occidentale. L’enorme nuvola di sabbia, allungata da est a ovest per almeno 1100 chilometri, è stata fotografata anche dal satellite Terra della NASA: nell’immagine, scattata domenica 8, si riconosce una spessa nuvola di sabbia che si estende nel verso dei paralleli lungo l’Africa Occidentale, passando attraverso Mauritania, Mali e Burkina Faso. In particolare su Mali Meridionale e Burkina Faso è chiaramente riconoscibile il bordo meridionale, ondulato, dell’enorme nube di polvere e sabbia, mentre il limite settentrionale della tempesta si confonde con le regioni occupate dalle dune sabbiose del Sahara, che dall’alto appaiono più o meno dello stesso colore.

Ed in effetti proprio il Deserto del Sahara rappresenta un enorme serbatoio da cui, soprattutto fra tarda primavera ed estate, si generano colossali tempeste di sabbia. In questo periodo dell’anno difatti le dune del deserto sono così arroventate dal sole che l’aria vicino al terreno, come in un pentolone d’acqua sui fornelli, tende a ribollire e a salire verso l’alto all’interno dell’atmosfera: in tali condizioni aumentano considerevolmente le probabilità che anche una debole ventilazione possa trasportare nell’aria i granelli che si trovano sul terreno, e se poi il vento diviene intenso lo strato di sabbia e polvere che si trasferisce nell’atmosfera può essere così spesso da oscurare completamente il cielo.

Pubblicato il 12 maggio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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