13/04/2013
«Una bella favola che ci è capitata fra capo e collo». Così Valter Pierini, sindaco di Portacomaro, parla dell'elezione a Pontefice di Jorge Mario Bergoglio, vescovo di Buenos Aires ma con salde origini nel Monferrato. Le radici di Papa Francesco hanno riversato improvvisamente sul piccolo paese dell'astigiano l'attenzione del mondo, creando l'occasione di una visibilità insperata, che a un mese dal pontificato appare già avere ben più profonde conseguenze.
Giovedì 11 aprile il Salone Alfieri che tradizionalmente ospita in paese gli appuntamenti sociali, era stracolmo di un pubblico locale ma non solo, riunitosi per sentire la presentazione di don Luigi Ciotti al libro di Papa Bergoglio “Guarire dalla Corruzione”, scritto a Buenos Aires una ventina di anni fa e recentemente edito dall'Emi. La presenza e le parole di don Ciotti hanno reso evidente l'impatto del primo mese di papato: i suoi gesti semplici, la chiarezza e la forza del suo messaggio, che risuona anche nei suoi scritti, hanno riportato in vita una comunità che da anni vive la crisi e l'impoverimento dovuto all'attrazione della vita cittadina. «Pochi giorni prima dell'elezione di Papa Francesco – racconta Carlo Cerrato, presidente dell'associazione Gente&Paesi promotrice dell'iniziativa – ci siamo trovati in pochi, come al solito, a ragionare su come dare senso alle nostre origini, all'attaccamento alla terra. Oggi il salone è stracolmo, c'è anche il sindaco di Asti Fabrizio Brignolo, e i presenti sono rimasti in attentissimo silenzio per oltre due ore: nessuno si è alzato, nessuno si è mosso».
A tenere inchiodato alla sedia il pubblico di Portacomaro è stata la potenza, spirituale e civile, delle parole di Bergoglio lette da don Ciotti, contro la corruzione, «che, al contrario del peccato, non si può perdonare, perché alla radice della corruzione c'è la stanchezza della trascendenza e perché è un peccato sociale». «La corruzione seduce – aggiunge don Ciotti – e si trasforma in mafia, non solo al Sud ma ovunque in Italia e nel mondo”. E la vicenda di Portacomaro è esempio di un fenomeno più diffuso. «La nostra comunità – commenta Pierini - si ravviva e si stringe intorno al Papa che viene dalla grande casa che si vede in lontananza, sulla cima della collina davanti alla chiesa del paese. Ma è molto più ampia la comunità che si riconosce nelle sue parole, nella sua esaltazione di tenerezza e perdono, e non ha confini geografici».
La storia di Portacomaro è quella di una periferia geografica riportata all'improvviso al centro del mondo dalla vicenda di papa Francesco.
«Qui siamo tutti parenti del Papa – dice emozionata Alma Ravizza, portacomarese doc -, molti sono suoi cugini, più o meno alla lontana. Riconosciamo in Francesco i tratti dei volti dei nostri contadini. Lo sentiamo uno di noi per il suo sorriso e per la spontaneità con cui si è presentato al mondo, che una caratteristica della gente delle nostre parti». «L'impatto emotivo del nuovo Papa finora è stato fortissimo – conclude
monsignor Vittorio Croce, vicario generale della diocesi di Asti che ha partecipato alla presentazione. «Fino ad ora ci siamo entusiasmati, ora si deve passare al messaggio effettivo che converte e porta cambiamento, per arrivare davvero, come dice don Ciotti, a saldare la terra con il cielo».
Silvia Alparone
Dossier a cura di Alberto Chiara