Un milione di madri con un bimbo piccolo, nel nostro paese, vive in difficoltà. Il dato, abbastanza allarmante, è stato diffuso ieri in occasione della presentazione di due rapporti della ONLUS Save the Children su maternità a povertà. Un rapporto sulla situazione mondiale, ed un rapporto che si focalizza in particolare sulla situazione italiana, redatto disaggregando alcuni dati Istat di una rilevazione sulle condizioni di povertà, effettuata nel 2008.
Il punto di partenza delle indagini condotte da Save the Children è molto semplice, e costituisce una specie di cornice di riferimento per qualsiasi situazione, da quelle analizzate nei paesi più poveri, a quelle relative ai paesi scandinavi: il benessere di un bambino è direttamente collegato al benessere della sua mamma.
Detto questo, il rapporto su Le condizioni di povertà tra le madri in Italia analizza le condizioni delle madri in Italia secondo tre tipologie: madri che vivono in coppia (dette anche famiglie, soprattutto da queste parti), le madri sole, le madri in famiglie con membri aggregati.
Il risultato che emerge da questa indagine è abbastanza sconfortante: l'11,3% delle famiglie italiane vive in condizioni di povertà relativa, e le madri povere con un figlio minorenne costituiscono il 59,7% delle madri povere, e l'8,73% delle madri italiane. La maggior parte di esse vive in coppia (l'86,3%) e fa la casalinga in oltre il 64% dei casi.
Un dato mi ha particolarmente colpito: il 25,8% delle madri lavoratrici con un figlio si trova in difficoltà economiche, e le madri contribuiscono comunque al reddito familiare per meno del 40% del reddito complessivo. Il che vuol dire lavori con redditi molto bassi, o comunque insufficienti se venisse a mancare il reddito del "capofamiglia".
L'altro dato che mi ha molto colpito riguarda il numero dei cosiddetti working poors, cioè delle famiglie bi-reddito che comunque affrontano problemi economici: secondo il rapporto di Save the Children, il 19,7% delle famiglie povere è composta da famiglie in cui lavorano entrambi i coniugi.
L'indagine si focalizza poi su un altro aspetto tipicamente italiano: l'abbandono del lavoro da parte delle donne in seguito alla nascita del figlio, e la scarsissima percentuale del part-time e delle altre forme di lavoro flessibile. Una politica del lavoro che permetta la presenza simultanea delle donne sul mercato del lavoro e in famiglia sarebbe indubbiamente un argine alla povertà delle famiglie, e delle donne in particolare.
L'Italia non è un paese per le mamme, verrebbe da dire: infatti, si situa al diciassettesimo posto nella classifica Mother's Index, stilata da Save the Children tenendo conto dei livelli di salute, educazione e status socio-economico. Primi, in questa classifica, sono Norvegia, Australia, Islanda e Svezia. Ultimo l'Afghanistan. Gli Stati Uniti sono al ventottesimo posto. Tutti i dati, qui.
Pubblicato il 03 maggio 2010 - Commenti (0)