23/07/2011
La famiglia non è un’isola, vive nella
società. Tra famiglia e società c’è
un’inevitabile interdipendenza, in bene
e in male, nei valori e disvalori morali.
Sono molteplici i condizionamenti
negativi della società. La famiglia,
nelle società occidentali, è condizionata
pesantemente dalla spirale delle
cose e dalla pubblicità dove il primato
è dato alle cose. La civiltà contemporanea
sembra essere «una civiltà del
prodotto e del godimento, una civiltà
delle “cose” e non delle “persone”:
una civiltà in cui le persone si usano
come si usano le cose» (n. 13). E ritorna
più avanti: «La nostra civiltà che
pur registra tanti aspetti positivi sul
piano sia materiale che culturale, dovrebbe
rendersi conto di essere, da diversi
punti di vista, una civiltà malata,
che genera profonde alterazioni
nell’uomo» (n. 20). Anche il lavoro
(il troppo o lo scarso lavoro, i suoi ritmi)
condiziona la qualità della vita di
coppia e di famiglia. La famiglia è condizionata
da una mentalità individualista
che conduce a decidere secondo
calcoli di utilità e del proprio tornaconto:
al primo posto c’è l’individuo,
al secondo posto l’appartenenza alla
comunità, sia civile che ecclesiale. La
famiglia è condizionata da una mentalità
relativista, dove idee e comportamenti,
anche opposti e contraddittori
l’uno all’altro, sono messi sullo stesso
piano. Si rinuncia in partenza a cercare
quale sia la verità oggettiva.
La famiglia, in conclusione, per un complesso di fattori sociali e culturali, è indebolita nel suo essere «comunione di vita e di amore» non per una lotta fatta di scontri a livello ideologico, ma per un condizionamento culturale generale. Tra le cause, non si può ignorare l’incidenza negativa dei media quando si allontanano dalla verità della persona, della sessualità e dell’amore, diventando così fattori di nuove dipendenze e schiavitù. «Non portano a questa schiavitù “certi programmi culturali”? Sono programmi che “giocano” sulle debolezze dell’uomo, rendendolo così sempre più debole e indifeso» (n. 13). E ritorna più avanti: «Quale verità può esserci nei film, negli spettacoli, nei programmi
radio-televisivi nei quali dominano la
pornografia e la violenza». E afferma
con forza: «L’essere umano non è
quello reclamizzato dalla pubblicità e
presentato nei moderni mass media.
È molto di più, come unità psicofisica,
come tutt’uno di anima e di corpo,
come persona». (n. 20). La Lettera
riconosce, così, che «la famiglia si trova
al centro del grande combattimento
tra il bene e il male, tra la vita e la
morte, tra l’amore e quanto all’amore
si oppone. Alla famiglia è affidato il
compito di lottare prima di tutto per
liberare le forze del bene...Occorre
far sì che tali forze siano fatte proprie
da ogni nucleo familiare, affinché la
famiglia sia forte di Dio» (n. 23).
La Lettera, mentre registra il condizionamento
in negativo della società
e della cultura dominante, propone
con sicura speranza la famiglia come
umanizzatrice della società. La famiglia,
ambito di comunione e di partecipazione,
diventa scuola di socialità e
del più ricco umanesimo, luogo privilegiato
di umanizzazione e di crescita
delle relazioni. Il bene-valore della famiglia
è anche il bene-valore della società.
La famiglia è la prima cellula
della società, ancora di più è la prima
società, il primo soggetto sociale. Così
la famiglia è configurata come istituzione
naturale e sociale di base che ha
un rapporto di piena reciprocità con
altre istituzioni. «Al riguardo, la Santa
Sede ha pubblicato nel 1983 la “Carta
dei diritti della famiglia”, che conserva
anche ora la sua attualità» (n. 17).
Luigi Lorenzetti