22/04/2013
«Una nuova e doppia realtà è inevitabile per il figlio di una coppia che si separa, così come all’inizio sono da mettere in conto i capricci e i piccoli opportunismi di ogni giorno. Ciò che va invece curato da subito è la qualità della relazione, la sintonia tra ex coniugi su ruoli e compiti educativi». Lo sostiene con chiarezza
Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e fondatore dell’associazione milanese GeA, Genitori ancora, che da oltre 25 anni promuove la cultura della genitorialità oltre la separazione e il divorzio.
«E’ importante che questa dimensione continui attraverso la relazione tra madre e padre e non a livello individuale. Per un figlio di separati infatti il dolore più grande non è spostarsi da una casa all’altra ma passare attraverso messaggi contrastanti, spesso bellicosi senza contare che a volte il bambino stesso diventa messaggero di rabbie e ostilità».
Difficile però dialogare con equilibrio e coerenza sul terreno quasi sempre aspro di una separazione. «Ma passato il periodo della tempesta deve sopraggiungere la capacità di distinguere il fallimento matrimoniale dal progetto genitoriale. Anzi, lo stesso matrimonio non sarà stato vissuto invano se i figli potranno continuare a contare su mamme e papà capaci di crescerli in armonia.
Proprio nelle difficoltà i “buoni” genitori si dimostrano tali».
Per questo Scaparro invita i genitori che affrontano una separazione a farsi aiutare, avvalendosi dei servizi di mediazione familiare e ancora prima a formarsi. «Esistono corsi di preparazione sulla genitorialità, responsabilità comune e irreversibile, così irreversibile che andrebbe trasmessa chiaramente anche nei corsi pre-matrimoniali per ricordare sempre che si può smettere di essere coppia nella passione e negli affetti ma non si finisce mai di essere genitori».
Paola Molteni
A cura di Orsola Vetri