03/05/2013
Scuole statali bilingui, sovvenzioni per le attività extra scolastiche, un'istruzione che predispone a diventare autonomi, e persino un telegiornale dedicato. L'infanzia in Germania scorre attraverso un'infinita serie di opportunità per divertirsi, crescere e imparare, sviluppando al massimo la capacità di inserirsi sin da piccoli nel tessuto sociale. Anche perché uno speciale sistema di convenzioni impone il rispetto per i bambini. "In strada sono liberissimi di fare qualunque cosa, non ci si può azzardare a parlargli o a fotografarli e c'è una rete di protezione talmente alta che a 5-6 anni vanno a scuola da soli", dice Gabriella Di Cagno, “berlinese” dal 2007. "Naturalmente le eccezioni esistono, ma sono rare. Poi, addirittura, se in casa un bimbo fa chiasso durante gli orari di riposo, i vicini non possono protestare, perché i piccoli hanno diritto a esprimere la loro libertà e la loro creatività".
Nel frattempo, tra i banchi di scuola apprendono come sbrigarsela da
grandi nelle questioni pratiche della vita.
A 10 anni li aspetta una materia simile alla nostra educazione civica ma
che, neanche a dirlo, in pieno spirito teutonico si articola in maniera
più pragmatica. "Spieghiamo nei dettagli come funziona l'assicurazione
per l'assistenza sanitaria, ad esempio; oppure, cosa significa andare in
pensione, perché esistono i sussidi per la disoccupazione, ecc.",
precisa Tiziana Lastaria, che alle scuole elementari e medie
Deutschherrenschulen di Francoforte insegna proprio politica, oltre a
italiano e geografia. Di statali come la sua, dove si studia sia nel
nostro idioma sia in quello di Goethe, nel Paese ce ne sono molte ma
l'ingresso non è sempre immediato. "Dati i continui arrivi di famiglie
italiane per effetto della crisi, il prossimo anno ci organizzeremo
anche noi, ma al momento non ammettiamo alunni che non parlano tedesco. E
non siamo i soli: è necessario che i bimbi frequentino prima un corso
di lingua, magari da piccoli", spiega Tiziana.
Il suo consiglio per chi
arriva in Germania con minori al seguito è di rivolgersi, oltre che ai
consolati, direttamente al provveditorato agli studi più vicino
(Staatliche Schulämter), dove si può avere una consulenza pedagogica
individuale, in inglese, sul percorso di inserimento opportuno.
Si va diretti, invece, alla Scuola Europea di Berlino, un'istituzione
che la capitale vanta in esclusiva per i bambini provenienti dal resto
del continente. È gratuita e in linea con il sistema scolastico tedesco,
ma ha una peculiarità: include ore di attività ricreative e gli
insegnanti fanno lezione in mezzo ai ragazzi, i quali lavorano in gruppi
e creano presentazioni in Power Point delle varie ricerche che mettono
in piedi. Così, rimanerci fino alle quattro di pomeriggio non è pesante.
"Le nostre bambine, quando sono malate insistono per andare a scuola
perché c'è sempre in programma qualcosa che gli interessa seguire, ed è
così per quasi tutti i loro compagni, raddoppiati, fra l'altro, negli
ultimi due anni – raccontano Adalberto e Natalia. Milanesi, dopo aver
conosciuto entrambi la metropoli sulla Sprea mediante trasferte di
lavoro, nel 2006 se ne sono innamorati definitivamente.
Se molti, infatti, trovano in Germania un riparo dalla crisi economica,
sono altrettanti quelli che la scelgono semplicemente per la qualità di
vita che offre. “Noi ci siamo trasferiti proprio per le bimbe, che
adesso hanno 9 e 11 anni: volevamo dare loro la possibilità di vivere in
un luogo dove tutto è più semplice”, spiega Natalia. "E dove
l'influenza nefasta della Tv è minore.
Intendiamoci, in Germania i
palinsesti commerciali sono come in Italia, non è che qui sia tutto
meraviglioso. Ma di sicuro non si trovano ragazzine che sognano di fare
le soubrette e un'alternativa c'è: si chiama Kika ed è un canale
pubblico che oltre a intrattenimento e trasmissioni istruttive, propone
un notiziario molto ben fatto, pensato per i bambini". Lei, da quando
l'azienda italiana per cui lavorava in remoto ha chiuso i battenti, si
occupa di affittare ai turisti un appartamento che ha acquistato a
Berlino subito dopo l'arrivo, mentre Adalberto, regista pubblicitario,
lavora a Milano e fa il pendolare più volte al mese.
"Anche l'impostazione scolastica meno nozionistica, volta a costruire
un'autonomia del bambino, ci piace molto – affermano –, perché serve
alla crescita". Fuori dalle aule, poi, i ragazzi a Berlino hanno una
miriade di corsi fra cui scegliere, strutturati in maniera divertente e
supportati dall'amministrazione pubblica. "La differenza con l'Italia è
che qui, dalla musica allo sport, qualsiasi attività che si può
immaginare c'è e costa in media 20 euro al mese, perciò hai
l'opportunità di farne fare a tuo figlio anche due o tre", sottolineano
marito e moglie. "L’unica cosa che manca sono i nonni", conclude
Adalberto. "Ma ogni tanto, per fortuna, arrivano".
Laura Ferriccioli
a cura di Laura Ferriccioli e Pino Pignatta