01/10/2012
Flores d’Arcais e l’allora cardinale Joseph Ratzinger,
Gad Lerner, moderatore del dibattito, ha posto
la seguente domanda: perché non prendere il Decalogo
come criterio di una normativa universale? «In
realtà», rispondeva il card. J. Ratzinger, «il Decalogo
non è proprietà privata dei cristiani e degli ebrei». E
aggiungeva: «È un’altissima espressione di ragione
morale che, come tale s’incontra largamente anche
con la sapienza delle altre grandi culture. Riferirsi
nuovamente al Decalogo potrebbe essere essenziale
proprio per il risanamento della ragione, per un
nuovo rilancio della recta ratio».
In altre parole, il Decalogo è rivelato da Dio, ma è
pienamente comprensibile alla ragione umana. Le
norme del Decalogo non sono di tipo confessionale,
proprie soltanto di una determinata confessione
religiosa, sono norme sulle quali si trova convergenza
nelle diverse culture e religioni. In un linguaggio
specifico, si dicono norme di legge naturale.
La presente riflessione, inserita in
un contesto abbastanza articolato, intende
raggiungere un duplice scopo:
rileggere i Dieci Comandamenti nella
storia degli uomini e donne di oggi; e
collegarli nell’orizzonte dell’amore/
agape, primo e unico comandamento
(amore/agape), che è al cuore
della morale cristiana e che ha, in
Gesù di Nazaret, il modello e archetipo
normativo.
Luigi Lorenzetti