01/10/2012
«Non dire falsa testimonianza». La verità da dire al prossimo in tribunale e in
ogni luogo. Ogni persona ha diritto, in
tribunale, a una sentenza giudiziaria
giusta ed equa, e questo dipende molto
dal testimone: «Non pronunciare
falsa testimonianza contro il tuo prossimo
» (Es 20,16). Il divieto difende la
dignità e l’onore dell’individuo così
facilmente violati e così difficilmente
riscattabili davanti all’opinione pubblica.
La falsa testimonianza non accade
soltanto nelle aule dei tribunali.
Si pensi all’invadente ruolo esercitato
dai mezzi d’informazione che, in
nome della libertà d’informazione,
mettono in piazza ogni cosa. Con
estrema leggerezza, e a volte con cattiveria,
si pubblicizzano fatti e giudizi
che permangono nel tempo, talora
per una vita intera, rovinandola, anche
se poi sono smentiti. Ogni giorno
con la stampa, la radio e la televisione,
la scena pubblica della vita delle
persone diviene un tribunale.
Nel rispetto della verità, è necessario
farsi avvocati difensori del prossimo
nelle diverse occasioni della vita
quotidiana. È questa la prima lezione
dell’ottavo Comandamento.
È noto il comportamento degli scribi
e dei farisei davanti all’adultera.
Non era in questione la verità (l’adulterio),
ma la mancanza di pietà e di
misericordia. Gesù di Nazaret si fa avvocato
difensore della donna. Verità
e carità si legano strettamente: nessuna
verità senza amore, nessun amore
autentico può esserci senza verità.
Dire la verità, nella prospettiva del
Comandamento e nella luce di Cristo,
significa “dire la verità” nella rispettosa
considerazione del prossimo. «È un falso
amore quello che deride la verità,
ed è un falso culto della verità quello
che distrugge l’amore. L’elemento vitale
della verità è l’amore» (B. Pascal).
Luigi Lorenzetti