01/10/2012
«Onora tuo padre e tua madre».
Nella successione dei Comandamenti,
dopo Dio, vengono il padre e la madre.
Non è forse troppo? «A loro dobbiamo
la vita»: è questa la ragione che
motiva il rispetto ai genitori, belli o
brutti, ricchi o poveri, famosi o no
che siano. Soltanto loro hanno il titolo
privilegiato di paternità/maternità,
che è segno efficace, a volte modesto
e appena percettibile, della paternità/
maternità di Dio. Si deve ai genitori
l’ingresso nella comunità, nella
cultura e nella società umana. Può anche
essere una partenza povera e non
soltanto di cose materiali. In ogni caso,
costituisce un radicamento originario
che non può essere cancellato
dalla storia della persona. Attraverso i
genitori, ogni nuova generazione si
collega alla tradizione delle precedenti
generazioni. Il passato non è certo
da imitare e ripetere passivamente,
può e deve invece illuminare il cammino
presente verso il futuro.
E' urgente riscoprire l’etica del quarto
Comandamento. Le società dell’Occidente
sono chiamate “società senza
padre”, cioè mancanti di modelli di vita
e di maestri autorevoli e significativi.
Ricomporre, pertanto, la verità e
l’autenticità delle relazioni familiari
diventa decisivo per comprendere e vivere
in pienezza le più ampie relazioni
sociali. L’esemplarità della famiglia
può condizionare la vita sociale, professionale
e politica. Il modello familiare
«si estende ai doveri degli alunni
nei confronti degli insegnanti, dei dipendenti
nei confronti dei datori di lavoro,
dei subordinati nei confronti
dei loro superiori, dei cittadini verso
la loro patria, verso i pubblici amministratori
e i governanti» (Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 2199).
Luigi Lorenzetti