20/04/2013
Non fu difficile, nel dicembre 2011, da parte di Famiglia Cristiana, eleggere italiano dell’anno Giorgio Napolitano. Lo dimostrava il vasto consenso riscosso nel Paese in periodi di grandi difficoltà politiche, economiche e persino istituzionali. Il suo settennato ha manifestato tutta la sua lungimiranza, il suo impegno di garante della Costituzione, il suo senso dello Stato, la missione portata fino a fondo per garantire la compattezza di un Paese che veniva sottoposto a fortissime sollecitazioni, oltre le rivalità e le appartenenze ideologiche, in nome dei valori fondanti di una nazione.
Non a caso si è parlato, a proposito dell’undicesimo presidente della Repubblica, di patriottismo costituzionale. A maggior ragione non è difficile manifestare il nostro apprezzamento per la sua rielezione a Capo dello Stato, in uno dei momenti più delicati e cruciali della storia della Repubblica. Napolitano continuerà a garantire l’immagine nel nostro Paese di fronte al consesso internazionale.
A lui chiediamo di andare avanti nella sua “persuasione morale” dimostrata in questi lunghi e difficili anni per favorire il perseguimento di obiettivi prioritari: il lavoro, i redditi delle famiglie, la ripresa economica, il rispetto della legalità, il superamento di quel “passato che non passa” rappresentato dalla stagione del terrorismo. Come ha sottolineato il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, si avverte il peso della responsabilità di un uomo che a 88 anni, dopo aver retto le sorti del Quirinale per un periodo così lungo, ha risposto a una chiamata per spirito di servizio e senso di responsabilità. “La gente e le famiglie”, ha scritto il cardinale Bagnasco, “vivono la crisi economica che, a sua volta, rimanda a una crisi più profonda e generale; essa tocca le radici stesse dell’uomo.
E’ crisi sociale ed è crisi politica, che emerge in contrapposizioni radicali, nella scarsa partecipazione e nella fatica a raggiungere consenso”. La speranza è che alla scelta della rielezione corrisponda anche la possibilità di un nuovo Governo in grado di guidare il Paese, oltre gli scogli della crisi “per sviluppare una rapida e incisiva ripresa”, scrive il presidente della Cei, restituendo priorità “alla riflessione pacata, al confronto, alla mediazione alta, nell’affrontare seriamente quanto ha a che fare con la vita quotidiana della nostra gente”. Anche nella sua recente lettera a Famiglia Cristiana, Napolitano ha ricordato il suo impegno nel conciliare la sua cultura di appartenenza con la cultura cattolica, riconoscendo, come peraltro scrive Bagnasco, che i valori del Vangelo “incarnati nella partecipazione attiva di tanti fedeli laici alla vita pubblica, hanno contribuito a costruire una società più umana, oltre che ad arricchire il tessuto della Comunità nazionale, portando frutti di cultura, di carità, di sostegno dei diritti fondamentali della persona”. L’Italia può ripartire proprio dal suo “padre nobile”.
Francesco Anfossi
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a cura di Francesco Anfossi e Fulvio Scaglione