L'armonia in grigio delle squadre più blasonate (e favorite)

24/06/2010
Un momento della partiia dell'Inghilterra con l'Algeria a Città del Capo.
Un momento della partiia dell'Inghilterra con l'Algeria a Città del Capo.

Le facce portano senso e quella di Fabio Capello, un attimo prima di farsi inghiottire dalla pancia dello stadio all'intervallo, prometteva discorsi poco concilianti. Nella migliore delle ipotesi qualcosa che potrebbe suonare più o meno così: «Io non faccio minacce: io dico semplicemente che l’onore della parrocchia è nelle vostre mani. Anzi, nei vostri piedi. Ognuno faccia il suo dovere. Se poi, naturalmente, c’è qualche barabba che non ce la mette tutta fino all’ultima goccia, io mica faccio le tragedie di Peppone che spacca le facce! Io gli polverizzo il sedere a pedate!».

Per chi non avesse capito è il discorso di don Camillo ai ragazzi della Gagliarda impegnati contro la squadra di Peppone. Un guizzo da scrittore, che però va benissimo per descrivere tutti gli allenatori imbufaliti del mondo (più o meno), incluso Fabio Capello, ingrugnito come non mai (anzi come quasi sempre), nel suo abito grigio, durante Inghilterra-Algeria.

Il grigiore del resto è la tonalità perfetta per descrivere la condotta delle presunte grandi, finora a questo Mondiale. Fatta salva l'Argentina del colorito Maradona, le favorite suonano un'armonia (e neanche tanto intonata) in grigio e in silenzio, a dispetto dei colori delle maglie.

Inghilterra-Algeria in questo è una tavolozza di colori puri: il bianco (smorto) degli inglesi, il verde (più brillante, forse mimetico sull'erba) degli algerini. Completano il quadro l'arbitro vermiglio e i portieri giallo l'inglese, violetto l'algerino, l'uno e l'altro nuovi di zecca, dopo le spaperazzate dei loro compagni blasonati e decaduti.

Ma l'arte finisce lì, il resto è l'onesto artigianato con qualche ambizione degli algerini e pennellate piuttosto confuse degli inglesi, che rispetto al tempo della qualificazione hanno perso un po' di uomini per strada e smalto a brandelli. Nemmeno Rooney, miglior marcatore del Regno, riesce a svegliare lo sguardo desolato dei principi Harry e William in tribuna, anche perché non è che là davanti gli arrivino tanti palloni.

Un film già visto: le piccole si arrangiano come possono e le grandi cadono come mosche spruzzate d'insetticida: la Francia sta già restituendo la qualificazione rubata (improbabile che Uruguay e Messico, scontrandosi alla prossima partita, si lascino scappare l'occasione di pareggiare e passare insieme agli ottavi); l'Italia non ha ancora trovato il modo di tirare in porta neanche in allenamento; la Germania si è giocata con la Serbia tutto il credito costruito contro l'Australia; la Spagna le ha buscate dalla Svizzera.

Fabio Capello strepita dal primo all'ultimo minuto ma è come in quei sogni in cui la voce non esce. In panchina Beckham si dispera: anche lui sta nel mezzo di un incubo, speculare a quello di Capello, un sogno di quelli in cui si vorrebbe correre ma le gambe non si muovono. Lui saprebbe dove correre e come, ma non può ha il tendine d'Achille rotto e deve stare a guardare da fuori lo sfascio, accontentandosi del ruolo mesto quanto inutile di capitano non giocatore.

Il guaio è che quando domattina si sveglieranno sarà tutto vero.

a cura di Elisa Chiari
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