05 set
Sette anni dopo il disastro New Orleans è tornata a tremare
La scorsa settimana, esattamente sette anni dopo il devastante passaggio di Katrina, il 29 agosto un uragano è tornato a investire con tutta la sua potenza la città di New Orleans. L’uragano Isaac, visibile anche nell’immagine raccolta appena il giorno prima (28 agosto) dai satelliti della NASA, ha difatti attraversato l’importante città della Louisiana con venti a oltre 130 chilometri orari, piogge torrenziali e un’ondata di marea (storm surge) di circa 3-4 metri, ma fortunatamente gli esiti sono stati assai meno disastrosi di quelli di sette anni prima: nel suo passaggio sulla Louisiana infatti la temibile tempesta ha causato la morte di “appena” 2 persone, contro le circa 2000 di Katrina, e soprattutto una stima provvisoria dei danni parla di “solo” un miliardo di dollari contro gli oltre 100 miliardi di dollari del 2005. L’uragano Katrina in effetti si rivelò assai più letale perché investì New Orleans accompagnato da venti a circa 210 chilometri orari e soprattutto con ondate di marea alte fino a 9 metri, e a scongiurare che Isaac raggiungesse la stessa potenza hanno provveduto le acque del Golfo del Messico: prima di investire le coste della Louisiana infatti Isaac ha attraversato una regione marina insolitamente “fresca” e quindi ha ricevuto meno calore e meno umidità (il carburante indispensabile a nutrire i cicloni tropicali) di quello necessario a diventare un uragano distruttivo come Katrina.
Pubblicato il 05 settembre 2012 - Commenti (0)
29 ago
È la nona tempesta della stagione degli uragani di quest’anno
La scorsa settimana si è formato il nono ciclone tropicale della stagione degli uragani 2012, il ciclone tropicale Isaac: classificato come tempesta tropicale lo scorso martedì 21, le correnti atmosferiche lo hanno poi trascinato sul cuore dei Caraibi proprio nel corso del fine settimana.
In particolare, come confermato dall’immagine raccolta dai satelliti della NASA, nella giornata di venerdì 24 agosto la tempesta tropicale ha attraversato Santo Domingo accompagnata da piogge torrenziali e venti a circa 100 chilometri orari (ma con raffiche anche oltre i 130 chilometri orari).
Nel suo movimento verso nord il ciclone tropicale ha poi investito Cuba prima di raggiungere le zone più meridionali della Florida. Nelle prossime ore invece Isaac si muoverà al di sopra delle calde acque del Golfo del Messico, dove probabilmente troverà il calore e l’umidità necessari ad acquistare maggiore potenza e a trasformarsi in un vero e proprio uragano (cioè un ciclone tropicale con venti a oltre 118 chilometri orari).
Nel suo movimento verso nord Isaac dovrebbe poi investire nelle primissime ore di mercoledì le coste sud-orientali degli USA nella regione compresa fra Mississippi e Louisiana, quindi non lontano da New Orleans (duramente colpita nel 2005 da Katrina), ma in ogni caso trovandosi a scorrere al di sopra della terraferma il ciclone tropicale perderà rapidamente potenza (gli mancheranno i rifornimenti di calore e umidità garantiti dalle calde acque oceaniche) , ed entro la fine della settimana dovrebbe dissolversi del tutto.
Pubblicato il 29 agosto 2012 - Commenti (0)
15 ago
Il ciclone tropicale che ha spaventato migliaia di turisti in Messico
La scorsa settimana al di sopra delle calde acque dell’Atlantico Tropicale si è formato il quinto ciclone tropicale di una stagione degli uragani per il momento piuttosto “vivace” anche se, fortunatamente, poco “distruttiva”. Il nuovo ciclone, cui è stato assegnato il nome di Ernesto, ha raggiunto l’intensità di un vero e proprio uragano poco prima di investire le coste orientali del Messico, lo scorso martedì 14 agosto, quando i satelliti della NOAA hanno raccolto dallo Spazio questa immagine.
Nel momento di massima intensità i cacciatori di uragani, che con i loro particolari aerei volano dritti nel cuore di queste tempeste, hanno misurato venti fino a 140 chilometri orari, ma una volta raggiunte le coste messicane la tempesta si è comunque rapidamente indebolita fino a perdere le sue caratteristiche di ciclone tropicale già venerdì 10 agosto. Nel suo movimento attraverso i Caraibi questo ciclone tropicale ha interessato diversi paesi, fra cui Giamaica, Honduras, Belize e Messico, causando la morte di 7 persone, la precipitosa fuga di migliaia di turisti dagli affollati resort della costa orientale messicana e danni complessivi per diversi milioni di dollari.
Negli stessi giorni in cui Ernesto spaventava i Caraibi molto più a est, appena al largo delle coste africane, si è formato anche il sesto ciclone tropicale di questa stagione, la tempesta Florence, che però ha avuto vita breve: “nata” sabato 4 agosto si è dissolta già lunedì 6 agosto.
Pubblicato il 15 agosto 2012 - Commenti (0)
08 ago
Aumenta la quantità di calore accumulata dai mari di tutto il Pianeta
Grazie alla elevata capacità termica dell’acqua (capacità cioè di immagazzinare calore) gli oceani, che di questa sostanza contengono enormi quantità, contengono molta più energia di quella presente nell’Atmosfera o nella superficie dei continenti: in effetti nei primi due metri di oceano è immagazzinato tanto calore quanto quello presente in tutta la colonna atmosferica che gli si poggia sopra. Ecco perché, grazie alla capacità di immagazzinare e rilasciare calore lentamente su lunghi periodi di tempo, gli oceani svolgono sul clima terrestre una fondamentale azione stabilizzatrice.
Tuttavia negli ultimi decenni la quantità di calore conservata negli oceani è progressivamente aumentata e recenti analisi svolte dai ricercatori della NOAA hanno dimostrato che nel 2011 l’energia contenuta negli oceani del Globo ha raggiunto un massimo senza precedenti nell’ultimo mezzo secolo.
In particolare, come evidenziato dall’immagine che descrive le analisi degli studiosi della NOAA, nel 2012 in gran parte dei mari del Pianeta la quantità di energia immagazzinata si è rivelata maggiore (aree colorate della tonalità dell’arancione) rispetto alla media del periodo compreso fra il 1955 e il 2006.
Poche le zone marine in cui nel primo strato marino si è osservata una concentrazione di energia inferiore rispetto alla media: fra queste soprattutto il Pacifico Tropicale, dove però era in atto un intenso episodio di Niña, che comporta il raschiamento e lo spostamento delle acque più calde, direttamente riscaldate dal sole, sul settore più occidentale di questo bacino.
Pubblicato il 08 agosto 2012 - Commenti (0)
01 ago
È il più violento tifone degli ultimi 10 anni
Tra lunedì e martedì della scorsa settimana, come testimoniato anche dall’immagine raccolta lunedì 23 luglio dal satellite MTSAT-2 dell’Agenzia Spaziale Giapponese, Hong Kong è stata investita dal tifone Vicente, il più violento ciclone tropicale che abbia mai colpito questa grande città dall’inizio del nuovo millennio. Le strade e gli alti grattacieli di Hong Kong sono stati bagnati da piogge torrenziali, che hanno allagato alcuni quartieri, mentre per ore il vento ha soffiato violento a oltre 140 chilometri orari (con raffiche oltre i 200 chilometri orari), sradicando alberi, cartelli stradali, pali e impalcature. Il passaggio del tifone in effetti ha lasciato dietro di sé ingenti danni e causato anche il ferimento di più di 100 persone.
L’ultima volta in cui la metropoli cinese ha dovuto affrontare la furia di tempeste altrettanto violente è stato nel 1999, annata durante la quale tra l’altro venne investita da ben 4 cicloni tropicali (Maggie, Sam, York e Cam). Negli ultimi 50 anni i cicloni tropicali più intensi che abbiano colpito Hong Kong sono il tifone Hope, nel 1979, e il tifone Ellen, nel 1983, mentre il peggior tifone che abbia mai investito la città rimane molto probabilmente quello che, noto come Great Hong Kong Typhoon, nel 1937 devastò quest’area cittadina con piogge violentissime, venti che soffiavano ben oltre i 100 chilometri orari e raffiche addirittura fino a circa 240 chilometri orari: in quell’occasione purtroppo si contarono anche 11.000 morti.
Pubblicato il 01 agosto 2012 - Commenti (0)
27 lug
Bolla d'aria calda africana alle 00.00 del 29 luglio
Fine settimana: ritorna l’africano con l’ennesima ondata di caldo
L’anticiclone nord africano domani, venerdì 27, si estenderà a tutta l’Italia, portando, oltre che il caldo, tempo bello soleggiato su tutta l’Italia. Sabato 29 invece un debole perturbazione atlantica raggiungerà le Alpi, ove poterà temporali qua e là ma con rai sconfinamenti in pianura. Domenica invece giunge una perturbazione atlantica più intensa la quale darà luogo a rovesci e temporali diffusi su Alpi , Lombardia e Venezie. Per di più nello stesso giorno le correnti fresche che accompagnano la perturbazione smorzeranno il caldo su tutto il Nord Italia, tranne l’Emilia e la Romagna. Ma poi tra il 30 e il 31 luglio le correnti fresche traverseranno tutta l’Italia, senza fenomeni di rilievo, ponendo però fine all’ondata di caldo.
Ma ecco in dettaglio il tempo previsto per questo fine settimana:
venerdì 27: bello e soleggiato su quasi tutta l’Italia; sporadici rovesci pomeridiani in Val d’Aosta. Temperature massime : 37 gradi su Bolognese, 36 gradi su Modenese, Ferrarese, Reggiano, Padovano, Rodigino, Parmense, Reggino, Frusinate, Cremonese, Perugino, Trentino, Reatino, provincia di Roma, Ternano, 35 gradi nel Mantovano, Milanese, Veronese, province di Firenze, Pistoia e Prato, Romagna, Aretino, Senese, Piacentino, Lodigiano, Pavese.
Sabato 28: isolati temporali pomeridiani su Alpi, Friuli, Venezia Giulia, Trevigiano; bello sul resto d’Italia. Temperature massime: 37 gradi nel Ferrarese e nel Perugino, 36 gradi nel Bolognese, Modenese, Reggiano, Frusinate, Reatino, interno della provincia di Roma; 35 gradi interno Toscana, Mantovano, Veronese, Romagna, Cremose, Brindisino, Tarantino, Cagliaritano, Medio Campidano, Ogliastro, interno delle Marche.
Domenica 29: rovesci e su Verbano, Alpi centro-orientali, Est Lombardia, Venezie. Bel tempo sul resto d’Italia. Temperature massime: 38 gradi su Brindisino, Tarantino; 37 gradi su Foggiano, Leccese, Catanese,; 36 gradi su Messinese, Agrigentino, provincia di Enna, Palermitano; 35 gradi nel Crotonese, Cagliaritano, Medio Campidano, zone interne dell’Abruzzo, Reatino, provincia di Roma, Umbria, Lucania.
Lunedì 30: rovesci e temporali su Dolomiti e Venezie. Bello sul resto d’Italia. Temperature ovunque in calo, a parte residui focolai di caldo su Puglia e Umbria.
Pubblicato il 27 luglio 2012 - Commenti (0)
25 lug
Temperature medie elevate soprattutto nel nostro Emisfero.
L'analisi dei ricercatori del NCDC (National Climatic Data Center) della NOAA, che hanno preso in esame le temperature raccolte dai satelliti e dalle stazioni meteorologiche sparse attraverso tutto il Mondo, confermano che il giugno di quest’anno è stato uno dei più caldi degli ultimi 130 anni. In particolare, come confermato dall’immagine, il caldo si è fatto sentire soprattutto nelle regioni artiche, in Russia, in Europa e nel Nord America (aree colorate di rosso più acceso), con alcune zone che hanno sperimentato temperature medie fino a 4-5 gradi al di sopra della norma. Fra le poche zone al Mondo in cui giugno 2012 è stato invece caratterizzato da temperature al di sotto della norma ci sono le coste occidentali del Nord America, l’Australia e le regioni più settentrionali del nostro continente.
In effetti, mentre a livello planetario quello del 2012 è risultato il quarto mese di giugno più caldo dal 1880 a oggi, per l’Emisfero Settentrionale è stato addirittura il più caldo di sempre da quando (appunto il 1880) si raccolgono con regolarità dati meteorologici attraverso tutto il Globo. In ogni caso, soprattutto a causa delle ondate di gelo storico in Europa e Asia, e per la presenza de La Niña (anomalo raffreddamento delle acque del Pacifico Tropicale), i primi mesi dell’anno invece non sono stati particolarmente caldi, e quindi il primo semestre di quest’anno a livello globale è al contrario uno dei più “freschi” dell’ultimo periodo: le temperature medie planetarie per il periodo gennaio-giugno pongono difatti il 2012 appena all’undicesimo posto fra i primi semestri più caldi di sempre.
Pubblicato il 25 luglio 2012 - Commenti (0)
24 lug
foto Thinkstock.
Il fulmine preferisce i corpi a punta o metallici come alberi, oggetti metallici di grandi dimensioni, campanili, torri ma spesso predilige anche la sabbia e la nuda roccia. Anzi quando un fulmine colpisce la sabbia o alcuni tipi di roccia lascia sul posto una scultura di sé, ovvero la propria firma. Il fenomeno, noto come fulgurites, è causato dal notevole calore associato al fulmine. La sabbia si surriscalda al punto da sciogliersi e trasformarsi in vetro, spesso nella forma che il fulmine ha preso attraverso la sabbia.
Conosciuto anche come “fulmine pietrificato”, il fenomeno si genera di solito in sabbia quarzosa, o silice, fino a 15 m di lunghezza e una decina di metri in profondità. Questo calore estremo dà luogo a un nuovo minerale chiamato Lechatelierite, lo stesso generato da impatti di meteoriti e di esplosioni atomiche. Sul Monte Thielsen, un vulcano estinto scudo in alto Oregon Cascades, la guglia di roccia nuda priva di alberi attira fulmini dandogli il nome di "parafulmine della Cascades". In questo caso, poiché la roccia è molto più difficile da penetrare da parte del fulmine, il fulgurites forma uno smalto vetroso in cima alla roccia stessa, noto come fulgurite esogene.
Pubblicato il 24 luglio 2012 - Commenti (0)
20 lug
Arrivano i temporali: dal caldo al fresco in appena 48 ore
Bel tempo venerdì su quasi tutta l’Italia ma con una nuova ondata di caldo moderato al Centrosud, su Emilia e Romagna per il ritorno della’alta pressione africana. Ma nel pomeriggio-sera di venerdì un nucleo di aria fresca di origine atlantica raggiungerà le Alpi centro-orientali con rovesci e temporali, generando poi nella notte tra venerdì e sabato un vortice di bassa pressione sul mar Ligure. Tale vortice poi sabato risucchierà in pianura padano-veneta le fresche correnti atlantiche le quali, nel contrasto con l’aria umida e stagnante in pianura, daranno luogo a rovesci e temporali su quasi tutto il Nord. Poi tra domenica 22 e lunedì 23 il vortice e le annesse correnti fresche si sposteranno sulle regioni centrali e poi su quelle meridionali, mettendo fine alla breve ondata di caldo ma innescando anche temporali su gran parte del Centrosud.
Ma ecco il tempo da venerdì 20 a lunedì 23 luglio:
Venerdì 20: rovesci e temporali nel pomeriggio-sera su Alpi e Prealpi; bello sul resto d’Italia; temperature massime intorno 30-34 gradi con punte di 36 gradi in Puglia, 35 in Emilia, Mantovano, zone interne del Centro.
Sabato 21: al mattino rovesci e temporali diffusi su Venezie, Trentino e Lombardia e anche forti e/o con grandine sul Veneto. Al pomeriggio, schiarite al Nordovest; rovesci e temporali su Venezie, Trentino, Lago di Garda, Est Lombardia, Emilia e Romagna, forti su Ferrarese, Basso Veneto. Nella sera temporali su Bassa Emilia, Romagna e Alte Marche. Temperature massime in calo di 4-7 gradi al Nord. Ancora caldo al Centrosud, con massime intorno 31-34 gradi ma con punte di 36-37 in Puglia, 35 su Siracusano, Campidano, Reatino.
Domenica 22: al mattino rovesci soprattutto su Marche e Abruzzo; qualche rovescio anche su Dolomiti, Alpi Marittime, Alpi lombarde, lago di Garda, Trentino e Bellunese. Al pomeriggio molti rovesci e temporali su Basse Marche, Abruzzo, Molise, rilievi campani e laziali; qualche temporale qua e là anche su Alpi, regioni di Nordovest, Sardegna. Nella sera molti temporali su Marche (qui forti), Abruzzo, Molise, Barese, Lucania, Nord Sardegna. Fine del caldo al Centro e dalla sera anche al Sud. Temperatura massime intorno 25-30 al Centronord e Sardegna; 30-32 al Sud. Ventoso per venti settentrionali su tutti i mari tranne lo Ionio.
Lunedì 23: sereno sulle regioni di Nordovest e Dolomiti; nubi sul resto d’Italia. Rovesci e temporali su gran parte del Centrosud, tranne le coste toscane e anche forti sulle coste abruzzesi. Temperatura massime ovunque inferiori a 30 gradi. Ventoso sui mari del Centronord e sulle Isole per venti settentrionali.
Pubblicato il 20 luglio 2012 - Commenti (0)
17 lug
Nella porzione di atmosfera compresa tra 20 e 50 km di quota circa, vi sono elevate concentrazioni di ozono nei cui processi di produzione e di distruzione vengono catturati quasi tutti i temibili raggi ultravioletti del tipo UV-B e UV-C, i più energetici e quindi anche i più nocivi per la biosfera.
Ecco perché questo tipo di ozono è denominato anche “l’ombrello della vita”.
Ma l’ozono può avere effetti nocivi sull’uomo quando respirato oltre una quantità limite, fissata in Italia a 360 microgrammi al metro cubo. Tali concentrazioni si osservano spesso nelle metropoli in estate, in presenza di un prolungato periodo di alta pressione la quale favorisce, oltre che la serenità del cielo, appunto anche temperature elevate. Infatti accumulo di elevate quantità di ozono nei primi metri d’aria prossimi al suolo dipende da un eccesso di ossido d’azoto - prodotto principalmente dal traffico veicolare – il quale, a seguito di processi fotochimici, si trasforma in ozono qualora però siano contemporaneamente presenti alte temperature e forte insolazione. Ecco perché il problema si presenta soprattutto d’estate e nelle ore più calde della giornata.
L’ozono è tossico soprattutto per le vie respiratorie, dove può dar luogo a infiammazioni o aggravare malattie preesistenti (deficit respiratori, bronchiti croniche, enfisemi polmonari, asma). I sintomi tipici dell’eccessiva inspirazione di ozono sono una leggera tosse secca, lacrimazione, irritazione nasale. Per i “metropolitani” è bene quindi evitare di fare sforzi fisici nelle ore centrali della giornata, mentre per chi ha già problemi alle vie respiratorie il consiglio è quello di uscire di casa solo al primo mattino o nel tardo pomeriggio. I più a rischio sono in generale bambini e anziani, ma chi deve prestare molta attenzione è l’asmatico, che in casi di forte inquinamento dovrebbe, nel limite del possibile, lasciare per qualche giorno la città.
Pubblicato il 17 luglio 2012 - Commenti (0)
13 lug
Dal rovente anticiclone Nord africano al fresco anticiclone delle Azzorre.
L’ondata di caldo che oggi, venerdì, attanaglia ancora tutto il Centrosud della penisola, per la presenza dell’anticlone Nord africano, ha le ore contate. Infatti già oggi, venerdì, una prima perturbazione atlantica raggiungerà il Nord Italia, portando pochi temporali e un lieve calo delle temperature al Nord. Ma alla fine del giorno arriva una più intensa perturbazione atlantica la quale sabato 14 darà luogo rovesci e temporali su Alpi e Venezie e un ulteriore calo delle temperature al Nord.
Domenica 15 un ramo dell’aria fresca atlantica che segue la perturbazione si riverserà sull’Alto Adriatico con venti di Bora, portando ancora temporali sulle regioni di Nordest. Un altro ramo dell’aria fresca invece aggirerà la barriera alpina verso Ovest, per poi sfociare nel mediterraneo occidentale con forti venti di Maestrale.
Nella notte tra domenica lunedì i freschi venti di Bora e di Maestrale spazzeranno tutto la penisola, ponendo fine alla 3^ ondata di caldo di questa stagione. Le correnti fresche atlantiche poi insisteranno sulla penisola fino al 20-21 luglio perché alimentate dall’espansione verso il Mediterraneo dell’anticiclone delle Azzorre.
Ma ecco in dettaglio il tempo giorno per giorno:
Venerdì 13: rovesci e temporali sparsi, più frequenti al pomeriggio, su Verbano, Alpi Centro-orientali, Venezie. A fine giorno si addossa alla barriera alpina la seconda perturbazione con rovesci su Alpi e Levante ligure. Bel tempo sul resto d’Italia.
Sabato 14: nubi su Alpi e regioni di Nordest, Levante ligure; rovesci e temporali, già dal mattino, su Friuli (qui forti nel pomeriggio), Venezia Giulia, Levante Ligure. Bel tempo sul resto d’Italia.
Domenica 15: nubi su gran parte del Nord Italia; nella notte e nel mattino rovesci e temporali diffusi su Dolomiti, Venezie, Est Lombardia, Emilia e poi, nel pomeriggio-sera anche su Romagna e Marche. Nubi in aumento sulle regioni centrali tirreniche; sereno sul resto d’Italia. Ventoso dalla sera su tutti i mari.
Lunedì 16: nubi su Dolomiti, regioni del Medio Adriatico; qualche rovescio su Romagna e Alte Marche. Bello sul resto d’Italia. Ventoso per Bora su Alto Adriatico e per Maestrale sugli altri mari.
Pubblicato il 13 luglio 2012 - Commenti (0)
10 lug
Su gran parte dell’Italia è in atto la terza ondata di caldo dall’inizio del mese. Per sfuggire alla morsa del caldo il mare con le sue brezze è una delle migliori difese.
In effetti la ventilazione influenza profondamente l'intensità del caldo afoso perché accelera l'evaporazione del sudore con conseguente abbassamento della temperatura corporea. Per esempio, mentre con calma di vento ed umidità del 60% la temperatura limite è di 25°C, in presenza invece di una normale brezza di 2.5 m/s, si possono sopportare agevolmente temperature fino a 27°C.
Le coste che in estate godono di brezze di mare più intense e regolari sono quelle rivolte a Ponente, come quelle tosco-laziali, perché qui le brezze provenienti dal mare sono rinforzate dai venti dominanti che, nell'estate mediterranea, sono appunto diretti da ovest verso est. Tuttavia, nonostante la favorevole esposizione a Ponente, le coste campane hanno brezze meno intense, perché protette da numerose insenature.
Brezze intense e costanti si ritrovano anche lungo i litorali delimitati da coste alte, come quelle della Liguria, della Versilia e della Costa Azzurra. Anzi, in questo caso le secche brezze notturne che discendono verso il mare mantengono relativamente bassa l'umidità dell'aria lungo la fascia costiera, rendendo così più sopportabile l'afa notturna.
Invece, nonostante le coste alte, sono poco ventilate le coste del medio Adriatico perché le brezze di mare sono contrastate dai venti dominanti. Nonostante il caldo intenso, l'afa è invece sopportabile su quelle coste dove, anche in estate, soffiano regolarmente venti abbastanza intensi, come il Maestrale sulle coste occidentali della Sardegna e della Sicilia e il Meltemi sulle coste della Puglia e della Calabria ionica. Però i venti intensi ma secchi, come quelli delle coste sarde, provocano una maggiore concentrazione di cariche elettriche nell'atmosfera, con negative ripercussioni sui soggetti nevrotici. Analogo effetto si riscontra in presenza di temporali che, in estate, interessano soprattutto le coste del Veneto e della Versilia.
Le brezze di mare, essendo prima costrette a scorrere sulla più fresca superficie marina, raggiungono la terraferma con una temperatura abbastanza gradevole e pertanto contribuiscono ad attenuare ulteriormente l'afa costiera. Le brezze che apportano maggior refrigerio sono ovviamente quelle che hanno sorvolato mari piuttosto freschi, come per esempio quelli prospicienti il Golfo di Trieste, il Golfo di Genova e la Provenza e le cui acque superficiali hanno, in estate, una temperatura intorno 22-23°C, un valore 2-3°C inferiore a quello del basso Tirreno e dello Ionio. In compenso, le acque molto calde dei mari del Sud favoriscono una maggiore dissociazione dei sali disciolti e quindi una più efficace penetrazione cutanea nei soggetti che intendono ttrarre vantaggi terapeutici dalla Balneoterapia.
Pubblicato il 10 luglio 2012 - Commenti (0)
04 lug
Fino a qualche settimana fa tutti i maggiori centri americani erano concordi nel prevedere una stagione degli uragani nel complesso poco attiva, con un numero di cicloni tropicali inferiore alla media di lungo periodo. Ora, a un mese dall’avvio ufficiale della stagione (che inizia il 1 giugno e termina il 30 novembre), appare chiaro come tale previsione fosse oltremodo ottimistica: la scorsa settimana infatti al di sopra delle calde acque del Golfo del Messico si è formata la tempesta tropicale Debby, che ha stabilito un vero e proprio record assoluto. Nel bacino atlantico Debby infatti è il quarto ciclone tropicale ha raggiungere, in questo 2012, l’intensità di tempesta tropicale (e il suo predecessore, Chris, è diventato addirittura un uragano) e a meritarsi quindi un nome: ebbene, da quando vengono raccolti con regolarità dati sugli uragani atlantici, ovvero dal lontano 1851, mai prima d’ora si erano formate quattro tempeste tropicali prima del mese di luglio, e il precedente record risaliva alla stagione eccezionale del 2005 (quella dell’uragano Katrina), quando la tempesta tropicale Dennis, quarta della stagione, si formò non prima del 5 luglio. La tempesta tropicale Debby, come confermato dall’immagine raccolta lo scorso 25 giugno dal satellite Terra della NASA, nel suo movimento verso nord ha attraversato la Florida, causando attraverso questo stato l’allagamento di numerose città, danni per circa 20 milioni di dollari e purtroppo anche la morte di 7 persone.
Pubblicato il 04 luglio 2012 - Commenti (0)
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