12 feb
Le regioni del Globo più battute dai tornado sono il Nord America e l’Australia. In assoluto però, il continente preferito dai tornado è il Nord America e, in particolare, la fascia delle Grandi Pianure americane compresa tra Texas, Oklahoma e Kansas, nota come Tornado Alley, ovvero il “Viale dei Tornado”.
In questa ristretta fascia di territorio lunga circa 750 chilometri, che taglia da sud a nord le grandi praterie degli Stati Uniti, si abbattono circa 300 tornado ogni anno.
Nella Tornado Alley, soprattutto tra aprile e giugno, venti freddi e secchi discendono dalle Montagne Rocciose e si scontrano con aria molto più calda e umida proveniente dal Golfo del Messico. La miscela di due masse d’aria tanto diverse (come mettere insieme il diavolo con l’acqua santa!) dà vita a moti di ascesa all’interno dell’atmosfera talmente intensi da spingersi talvolta fino 20 chilometri di altezza.
La differente direzione di provenienza delle due masse d’aria, invece, fa sì che il vento ruoti con la quota, una condizione indispensabile per avviare il moto rotatorio della nube temporalesca al tornado, quella colonna nuvolosa, a mò di imbuto, che dalla base della nube si allunga verso il suolo
Pubblicato il 12 febbraio 2013 - Commenti (0)
07 feb
Da ieri ha preso inizio una lunga parentesi di tempo prettamente invernale, per l’incessante arrivo di correnti fredde di origine artica marittima dal circolo polare. Uno di questi impulsi, giunto ieri, porterà oggi un primo modesto calo delle temperature e qualche rovescio e temporale sul Meridione. Un secondo impulso più intenso giungerà domani, sabato, portando un ulteriore calo delle temperature e ancora rovesci e temporali al Sud, specie nella giornata di domenica (vedi tab.).
La sensazione di freddo comunque sarà esaltata dai venti freddi in arrivo simultaneamente dal Sud della Francia sul settore tirrenico e dai Balcani sul settore adriatico.
Alla fine di domenica giunge dalla Francia una perturbazione le cui umide e tiepide correnti scorrendo al di sopra dell’aria fredda affluita sulla penisola, darà luogo, tra la sera di domenica e la giornata di lunedì, a nevicate fino al fondovalle sulle regioni alpine appenniniche ma anche a nevicate significative anche in pianura su Piemonte, Lombardia, Veronese, Vicentino, Trevigiano, Friuli .
Ma ecco in dettaglio, giorno per giorno, il tempo fino a lunedì:
Venerdì 8
Piogge su Basse Marche, Abruzzo, Molise, Isole e al Sud. Bel tempo sul resto del Centronord ma con gelate anche in pianura. Deboli nevicate oltre 100-300m su Marche, Abruzzo e Molise; oltre 300-500 Campania, Lucania,Gargano, Murge, Sila, Nord Sardegna; oltre 500-700 sulla Sicilia.
Sabato 9
Rovesci e qualche temporale su Marche, Abruzzo, Molise, Isole e al Sud; nevicate deboli oltre 100-300m su Abruzzo, Molise, Campania, Lucania, Gargano, Murge; oltre 300-500m su Calabria, Sardegna, Oltre 500-700 sulla Sicilia. Bel tempo sul resto d’Italia ma con forti gelate anche in pianura.
Domenica 10
Nevicate su Alpi-Prealpi dal pomeriggio; deboli piogge su Bassa Calabria, Nord Sicilia, Sardegna, con deboli nevicate oltre 300-500m. Nubi in aumento al Nord ma con forti gelate di notte e al mattino; bel tempo sul resto d’Italia. Dalla sera peggiora su tutto il Nord e regioni tirreniche. Dal tardo pomeriggio nevicate fino a fondovalle su Alpi, entroterra ligure, rilievi dell’Emilia; neve anche in pianura su Piemonte, ovest Lombardia, Veronese, Vicentino, Trevigiano. Le nevicate si intensificheranno nella notte tra domenica e lunedì e si estenderanno anche all’Est della Lombardia e al Friuli.
Lunedì 11
Piogge su Campania, Isole e al Centronord e di forte intensità su Toscana, Friuli e Veneto. Nevicate fino fondovalle su Alpi-Prealpi, entroterra ligure, e anche in pianura, su Piemonte, Ovest Lombardia (qui limitatamente al mattino). Neve oltre 200-400m su Piacentino, oltre 300-500m su Parmense, Bolognese, Romagna, Sardegna; oltre 600-800m sui rilievi del Centro. Solo nuvole su Calabria, Puglia, Lucania, Sicilia.
Pubblicato il 07 febbraio 2013 - Commenti (0)
06 feb
Fine gennaio con grandi nevicate
L’immagine, raccolta alla fine di gennaio dal satellite Terra della NASA, mostra gli effetti della forte ondata di gelo e neve che nelle scorse settimane ha colpito il Regno Unito: in questo inizio di 2013 infatti gran parte della Gran Bretagna è stata interessata a più riprese da abbondanti nevicate, e anche i tetti di Londra sono stati imbiancati a più riprese dalla neve.
Ma il mese di gennaio, in realtà, si è rivelato decisamente rigido pure in molti altri paesi europei e in tutta l’Asia Settentrionale: abbondanti nevicate ad esempio hanno imbiancato anche il cuore del continente europeo, fra Belgio, Francia e Germania, mentre temperature di diversi gradi al di sotto dello zero per diversi giorni hanno stretto nella morsa del grande gelo l’intera Penisola Scandinava. Ma è in Russia che neve e gelo hanno colpito con maggior durezza. Dopo aver sopportato il dicembre più freddo dal lontano 1938, il territorio russo infatti è stato investito da copiose nevicate e gelo intenso anche nel mese di gennaio. In particolare intorno a metà mese un’eccezionale nevicata ha portato sulla città di Mosca oltre mezzo metro di neve, e anche peggio è andata alle regioni più orientali della Russia, colpite da violentissime bufere capaci di seppellire il terreno sotto metri di neve. La popolosa città siberiana di Norilsk, seconda città al Mondo fra quelle situate oltre il Circolo Polare Artico, in pochi giorni è stata addirittura sommersa sotto circa tre metri di neve, con le strade e primi piani delle palazzine totalmente nascosti da uno spesso e uniforme strato bianco!
Pubblicato il 06 febbraio 2013 - Commenti (0)
05 feb
Le condizioni meteorologiche possono alterare notevolmente l’integrità e la sonorità di una chitarra di legno perché il legno è igroscopico cioè si ingrossa in ambiente umido e si restringe in ambiente secco. Per un funzionamento ottimale di tale strumento sono richiesti valori di temperatura compresi tra 18 e 25°C e di umidità tra il 50 e il 60%. Con cielo sereno le escursioni termo-igrometriche nel corso della giornata sono notevoli, come è ben noto a chi è costretto ad indossare abiti pesanti di notte per proteggersi dal freddo e leggeri di giorno per combattere il caldo (il cosiddetto dramma del pastore). Una chitarra lasciata all’interno di un’automobile durante tali giornate sarà sottoposta ad una escursione ancora più forte in quanto le variazioni di temperatura ed umidità possono passare facilmente dai 60°C e 10% di giorno a 0°C e 80% di notte. Quando una chitarra è portata in ambienti fortemente riscaldati e con umidità relativa molto bassa, per evitarne la deformazione è buona norma umidificare il suo interno, solitamente non verniciato ed a diretto contatto con l'ambiente esterno attraverso la buca, mediante un piccolo ma efficace umidificatore. Ciò creerà una maggiore umidità all'interno della chitarra che la proteggerà dall'eventualità di una rottura. È l'analogo di ciò che spesso si vede nei musei o nelle esposizioni dove umidificatori vengono posti all'interno delle sale per mantenere l’umidità dell’ambiente costante nel tempo.
Pubblicato il 05 febbraio 2013 - Commenti (0)
01 feb
Fine settimana: sabato e domenica ritorna il tempo invernale.
Oggi, venerdì, l’avanguardia di una nuova perturbazione atlantica - la n.1 di febbraio – raggiungerà il Nord Italia, la Toscana e la Sardegna per poi portare, soprattutto tra sabato e domenica, piogge su tutta l’Italia, freddo al Centronord, forti venti su tutti i mari e nevicate fino al fondovalle sulle Alpi e persino in pianura su Emilia e zone interne del Centro.
Ma ecco in dettaglio che tempo farà da venerdì a lunedì
Venerdì 1 febbraio
Dapprima bel tempo ovunque ma dal tardo mattino nubi in aumento al Nord,m su Toscana e Sardegna e, dalla sera, su tutto il Centronord . Deboli nevicate dal pomeriggio sulle Alpi di confine. Dalla sera qualche pioggia su Levante ligure. Temperature miti.
Sabato 2
Sereno su Puglia, regioni ioniche. Al mattino piogge diffuse e intense su tutto il Nord Italia, Toscana e Sardegna; nevicate sulle Alpi fino a quote collinari. Al pomeriggio piogge diffuse su Sardegna, Campania e su tutto il Centronord, tranne le coste di Abruzzo-Molise. Neve fino a fondovalle su Alpi e Appennino emiliano. Nella sera forti nevicate anche in pianura sull’Emilia, rasserena sulle regioni di Nordovest. Freddo dalla sera sul Nord Italia.
Domenica 3
Nella notte nevicate anche in pianura su Interno Toscana, Umbria. Al mattino piogge su coste di Marche-Abruzzo-Molise, su Lazio,Campania, Calabria tirrenica, Sardegna. Neve anche in pianura su Umbria e interno Toscana; neve fino a quote collinari su Marche, Abruzzo, Molise. Al pomeriggio bel tempo ma freddo su gran parte del Centronord; piogge su coste di Abruzzo-Molise, Gargano, Barese, Campania, Basso Lazio, Alta Calabria; neve fino a fondovalle su Abruzzo, Molise, Campania. Forti venti ad Nordest al Centronord e Sardegna e da ovest sul Meridione. Freddo al Centronord.
Lunedì 4
Sereno su quasi tutta l’Italia, deboli piogge su Bassa Calabria e Nord Sicilia; nevicate sulle Alpi di confine. Forte Maestrale sulle Isole maggiori. Freddo moderato su tutta l’Italia
Pubblicato il 01 febbraio 2013 - Commenti (0)
30 gen
Una perturbazione da record è quella che sta attraversando l’Europa
In questo inizio di settimana l’Italia è stata investita da una nuova perturbazione, la numero 10 di gennaio.
In realtà le nubi, le piogge e le nevicate che hanno raggiunto la nostra Penisola sono solo la retrovia di una perturbazione decisamente più intensa che, proveniente dall’Atlantico, sta attraversando il nostro continente.
La perturbazione, ribattezzata Jolle dall’Istituto Meteorologico di Berlino, fotografata (nell’immagine) anche dai satelliti dell’EUMETSAT, mentre si avvicinava al nostro continente ha acquistato un’enorme potenza e tra venerdì e sabato scorsi la pressione al suo interno è crollata fino a 930 millibar, paragonabile cioè a quella che si osserva all’interno dei cicloni tropicali.
In effetti nei giorni scorsi Jolle ha prodotto venti di tempesta a circa 100 chilometri orari, ma con raffiche a oltre 120 chilometri, e quindi venti a forza uragano. Grazie a queste eccezionali caratteristiche Jolle è diventata una delle perturbazioni atlantiche più potenti dell’era moderna.
Nel corso degli ultimi due secoli infatti solo in sei occasioni si sono formate perturbazioni atlantiche più potenti, ovvero caratterizzate da minimi di pressione ancor più basse: la più intensa in assoluto è quella che nel gennaio del 1993 fu accompagnata da un minimo di pressione di 913 millibar, seguita da quella che nel dicembre 1986 vide la pressione scendere fino a 920,2 millibar, mentre bisogna tornare indietro fino al febbraio del 1870 per trovare la terza perturbazione più potente di sempre, con un minimo di pressione di 921 millibar.
Pubblicato il 30 gennaio 2013 - Commenti (0)
29 gen
Si avvicina il periodo delle “settimane bianche” e saranno in molti a scegliere le nevi delle nostre montagne per trascorrere un periodo di riposo lontano dal frastuono e dall’inquinamento della città. Ma attenti alle insidie del clima montano verso la salute. Ed ecco al riguardo un breve vademecum.
Innanzitutto, non sottovalutate il freddo, la principale minaccia, perché, siccome la temperatura diminuisce con la quota di circa 6 gradi per km, anche se siete partiti da casa con una temperatura massima di 10 gradi, vi dovrete attendere, a 2000 metri di quota, una temperatura di circa 2 gradi sotto zero nelle ore più calde e 7-8° C sotto zero nelle prime ore del mattino.
Se poi soffia un vento anche di appena 10 km all’ora, il vostro corpo avrà la sensazione di avvertire valori ancor più bassi, di 6-7 gradi circa, rispetto a quelli appena citati.
Inoltre in montagna l’aria è più secca perché anche l’umidità diminuisce via via che si sale di quota.
Con l’altitudine anche la pressione atmosferica il cui valore,si riduce rispetto al livello del mare, del 20% a 2000 m, 30% a 3500 m e 60% a 4000 metri. Ma, attenzione, la minore pressione atmosferica comporta anche una corrispondente riduzione della concentrazione dell’ossigeno, il quale, dopo l’azoto, è il principale componente dell’aria. Per sopperire alla carenza d’ossigeno il cuore aumenta i battiti onde incrementare al frequenza del respiro e, in tal modo, mantenere inalterata la quantità di ossigeno fornita all’organismo per le funzioni metaboliche. Tale sovrastimolazione dell’apparato respiratorio ha benefici effetti sui sofferenti di asma, ma non certo a quelli che soffrono di cuore.
Inoltre l’aria di montagna è molto pulita e della purezza dell’aria montana traggono beneficio soprattutto coloro che soffrono di allergie perché, in genere, a quote superiori a 1500 metri circa, non si ha inquinamento da pollini.
Ricordatevi inoltre che a 2000 metri circa di altezza i raggi ultravioletti hanno una concentrazione doppia che in pianura e quindi è più facile scottarsi. E’ bene quindi proteggersi il viso con creme adeguate, creme che andranno impiegate anche per evitare screpolature alle pelle, causate dall’eccessiva secchezza dell’aria in montagna.
Quali sono allora le quote suggerite per il soggiorno in montagna? Anziani, cardiopatici,sofferenti di insufficienza coronarica, di angina pectoris e di enfisema e gli ipertesi dovrebbero soggiornare a quote inferiori a 1500 m, perché ,a quote superiori, l’aumento notevole dei battiti cardiaci e degli atti respiratori potrebbe risultare deleterio. Per i sofferenti di asma sono invece consigliate le quote intorno 1500-2000 m, per meglio sfruttare la stimolazione dell’apparato respiratorio. Però a quote superiori a 2500-3000 m, la forte riduzione dell’ossigeno, specie se in concomitanza di sforzi intensi e prolungati, può causare il mal di montagna.
Come si manifesta il mal di montagna? con mal di testa (il sintomo più comune), respiro accelerato, cianosi, vertigini, insonnia, brividi di freddo, nausea, vomito e prostrazione fisica. Ne sono particolarmente colpiti coloro che vanno “troppo in alto troppo in fretta” (trasferimento in auto, elicottero, funivia, marce veloci).
Pubblicato il 29 gennaio 2013 - Commenti (0)
25 gen
La situazione meteo di domenica 27 gennaio: fine settimana con il bel tempo, ma lunedì tornano le piogge e la neve
Oggi, venerdì 25, bel tempo su gran parte del Centronord; ancora piogge e neve fino a bassa quota invece sulle regioni del medio Adriatico e al Sud. Poi sabato 26 e domenica 27 saranno due giornate all'insegna del tempo su quasi tutta la penisola per una fugace comparsa fino all'Italia dell'anticlone Nord africano.
Ma lunedì 28, una nuova perturbazione atlantica - la n.10 del mese di gennaio - porterà di nuovo piogge su gran parte d'Italia e neve fino a quote molto basse sulle regioni centro-settentrionali.
Temperature in calo nei valori minimi della notte e del primo mattino.
Ma ecco in dettaglio il tempo fino a lunedì.
Venerdì 25
Nubi su medio Adriatico, Toscana Isola e al Sud; sereno sul resto del Centronord ma con gelate di notte e la mattino al Nord. Piogge su coste di Marche-Abruzzo-Molise, al Sud, su Nord Sicilia e Sud Sardegna. Neve oltre 200-400 metri su Marche, Abruzzo, Molise; oltre 500-700 su Lucania, Calabria, Nord Sardegna.
Sabato 26
Un po' di innocue nuvole su Molise, Campania, Puglia, Lucania, Alpi occidentali; sereno sul resto d'Italia; gelate di notte e al mattino al Centronord.
Domenica 27
Un po' di nubi sparse al Sud; nubi in aumento dal pomeriggio sul Nord Italia e sulla Toscana; sereno sul resto d'Italia; gelate di notte eal mattino al Nord e valli interne del Centro.
Lunedì 28
Molte nubi al Centronord e Sardegna; poco nuvoloso o nuvoloso al Sud. Al mattino piogge su regioni di Nordovest, Emilia, Toscana, Sardegna; neve fino al fondovalle sulle Alpi centro-occidentali e Val d'Aosta.
Al pomeriggio piogge deboli su regioni di Nordest, Toscana, Umbria, Lazio; forti piogge sulla Sardegna; neve fino al fondovalle sulle Alpi centro-orientali e rilievi di Emilia-Romagna; neve oltre 200-400 m su Umbria, Toscana.
Nella sera piogge su Lazio, Abruzzo, Molise, Isole Nve fino a quote collinari su Lazio, Abruzzo e Molise.
Pubblicato il 25 gennaio 2013 - Commenti (0)
23 gen
Il 2012 è fra i dieci anni più caldi di sempre
Lo dicono i ricercatori della NOAA
Come ogni anno gli studiosi della NOAA, per definire il clima del 2012, hanno analizzato i dati raccolti dalle oltre 7000 stazioni che, sparse su tutti i continenti, fanno parte del GHCN (Global Historical Climatological Network), e dalle numerose boe oceaniche e navi con scopi scientifici che attraversano gli Oceani del Pianeta. Ebbene, in base ai risultati delle loro analisi, il 2012 è a livello planetario fra le dieci annate più calde degli ultimi 132 anni, ovvero da quando nel 1880 è cominciata la raccolta regolare di dati attraverso tutto il Globo.
E per di più, anche se non rappresenta l’annata più calda di sempre, il 2012 ha comunque stabilito un suo particolare record: è infatti l’anno con La Niña (il periodico raffreddamento delle acque del Pacifico Tropicale) più caldo di sempre, un primato che appena un anno prima si era aggiudicato il 2011. Come mostra la mappa, realizzata proprio dagli esperti della NOAA, fra le regioni in cui nel corso del 2012 le temperature medie sono state insolitamente alte (aree colorate di rosso) spicca in particolare il Nord America, e in effetti per gli Stati Uniti “contigui” (tutti gli stati eccetto Alaska e Hawaii) il 2012 è stato l’anno più caldo di sempre. Fra le poche regioni del Globo in cui l’annata è stata insolitamente “fresca”, ovvero caratterizzata da temperature medie inferiori alla norma, ci sono l’Alaska, il Canada Occidentale, la Cina e la Mongolia.
Pubblicato il 23 gennaio 2013 - Commenti (0)
22 gen
C’è un corpo celeste, l’asteroide Apophis, che nel suo vagabondare attraverso il Sistema Solare minaccia di colpire nel 2036 il nostro Pianeta. Gli astronomi della NASA infatti indicano una probabilità dello 0,00045% che l’impatto abbia luogo, insomma come dire una possibilità su 45 mila: quindi probabilità bassa, ma non trascurabile.
E ora sappiamo con certezza che questo corpo celeste, in caso di collisione, potrebbe davvero sconvolgere il nostro Pianeta, causando tra l’altro una catastrofe climatica globale. Agli inizi di gennaio infatti il telescopio spaziale Herschel della ESA (European Space Agency) ha potuto osservare attentamente l’asteroide Apophis che, nella sua irregolare orbita attorno al Sole, è passato relativamente vicino alla Terra, a una distanza pari a circa un decimo di quella che separa il nostro Pianeta dal Sole (più o meno 14 milioni di km).
Ma cosa ha scoperto l’occhio indiscreto di Herschel? Innanzitutto che l’asteroide è più grande di quanto immaginato: ha infatti un diametro di circa 325 metri e non, come si pensava fino ad ora, di 270 metri, per cui anche la sua massa secondo gli astronomi del Max Planck Institute sarebbe di circa il 75% superiore alle precedenti stime.
Tutto ciò non fa che renderlo ancor più pericoloso: se davvero dovesse colpire la Terra infatti incenerirebbe all’istante (a causa dell’enorme quantità di energia sviluppata nell’impatto) diversi milioni di chilometri quadrati di superficie terrestre, e farebbe sprofondare il resto del Pianeta in un lunghissimo e rigidissimo inverno perenne: le colossali quantità di polvere, cenere e detriti sparate nell’atmosfera infatti avvolgerebbero per molti anni il Pianeta, limitando fortemente la radiazione solare incidente.
Secondo i calcoli degli astronomi Apophis tornerà nuovamente a sfiorare il nostro Pianeta nel 2029, quando ci passerà davvero vicino, ad appena 36000 km di distanza dalla superficie (gli esperti – fatta eccezione per un gruppo di astronomi russi - escludono in tale occasione la possibilità che l’asteroide precipiti sulla superficie terrestre), mentre il passaggio successivo sarà quello assai più rischioso del 2036.
Pubblicato il 22 gennaio 2013 - Commenti (0)
16 gen
Copertura nevosa da record in questo inizio di 2013
Le abbondanti nevicate che nel corso del mese di dicembre hanno imbiancato grosse fette di Nord America, Asia ed Europa, hanno prodotto un una situazione senza precedenti: dal 1966 a oggi, ovvero da quando la Rutgers University raccoglie dati sull’innevamento dell’Emisfero Nord, non c’era mai stata così tanta neve al suolo come alla fine del 2012!
Insomma un vero e proprio record, a cui senz’altro hanno contribuito le eccezionali nevicate che hanno investito il Nord America, dove gli Stati Uniti hanno vissuto il Capodanno più nevoso della loro storia recente: il primo giorno del nuovo anno infatti circa il 67% del territorio degli Stati Uniti “contigui” (le regioni della nazione che costituiscono un corpo unico, ovvero quasi tutti gli stati a eccezione di Hawaii e Alaska) era coperto dalla neve, e mai in passato il primo di gennaio negli USA era stato così “bianco”.
Come mostra l’immagine, realizzata dagli esperti del National Operational Hydrologic Remote Sensing Center (NOHRSC) della NOAA utilizzando i dati raccolti dai satelliti, il giorno di Capodanno infatti la neve copriva quasi tutti gli Stati Uniti Settentrionali (libere solo tratti delle coste occidentali) e anche gran parte delle regioni centrali della nazione, mentre più a sud risultavano innevate anche alcune aree del Texas.
Pubblicato il 16 gennaio 2013 - Commenti (0)
15 gen
Con le recenti nevicate saranno molti coloro che sceglieranno la montagna per poter finalmente fare una bella sciata. Se andate a sciare oltre 2000 metri prendete però tutte le precauzione per evitare il mal di montagna, sindrome ben nota a chi abita sulle Alpi, ma spesso invece sconosciuto a coloro che salgono per la prima volta ad alte quote.
In montagna la pressione atmosferica si riduce, rispetto al livello del mare, del 20% a 2000 m, 30% a 3500 m e 60% a 4000 m.
La minore pressione atmosferica provoca anche una corrispondente riduzione della concentrazione dell’ossigeno, il quale, dopo l’azoto, è il principale componente dell’aria.
Per sopperire alla carenza del vitale gas nell’aria il cuore deve aumentare i battiti onde incrementare la frequenza del respiro e, in tal modo, mantenere inalterata la quantità di ossigeno inspirata. Ma oltre 2500-3000 m di quota, la forte riduzione di ossigeno, può causare, specie sotto sforzi intensi e prolungati, il mal di montagna il quale si manifesta con mal di testa ( il sintomo più comune ), respiro accelerato, cianosi, vertigini, insonnia, brividi di freddo, nausea, vomito e prostrazione fisica.
Ne sono colpiti soprattutto coloro che vanno “troppo in alto troppo in fretta” (trasferimento in auto, elicottero, funivia,marce veloci).
Pubblicato il 15 gennaio 2013 - Commenti (0)
11 gen
Situazione meteo di domenica 13 gennaio 2013.
Oggi e domani l’Italia resterà ancora sotto l’influsso delle tiepide e umide correnti atlantiche che nella giornata odierna porteranno anche nuvole ovunque e piogge sulle regioni centrali e tirreniche.
Da domenica 13 gennaio invece arriverà l’avanguardia di un’irruzione verso i Balcani e l’Europa centrale di correnti provenienti della Siberia.
Tali correnti genereranno, domenica un vortice di bassa pressione sul Ligure che poi lunedì si posterà sull’Italia centrale. Tale vortice da una parte richiamerà dai Balcani e verso il Centronord della penisola l’aria fredda siberiana e dall’altra sospingerà al di sopra di essa venti più tiepidi di origine mediterranea.
Questo contrasto tra le due masse d’aria darà luogo, domenica e lunedì a precipitazioni su tutta l’Italia che al Centronord saranno nevose fino a bassa quota. Ovviamente l’arrivo dell’aria siberiana - che insisterà sulla penisola per più settimane, salvo qualche breve interruzione - farà calare le temperature su tutta l’Italia, ma soprattutto al Nord e sulle regioni adriatiche.
Ma ecco nei dettagli il tempo fino a lunedì
Venerdì 11 gennaio
Nuvole su tutta l’Italia. Piogge su Emilia, Romagna, regioni centrali, Campania e Calabria. Deboli nevicate sulle Alpi di confine. Temperature in live calo ma comunque nella media. Forti venti di Maestrale fino a 30 nodi sulle Isole, sul basso Tirreno e sullo Ionio.
Sabato 12 gennaio
Un po’ di nuvole in Liguria. Nuvole e ma anche nebbie nella pianura padano-veneta. Nebbie anche nella vali del Centro. Bel tempo sul resto d’Italia. Ancora Maestrale fino a 15-20 nodi sulle Isole, sul Basso Tirreno e sullo Ionio.
Domenica 13 gennaio
Precipitazioni su tutta l’Italia, tranne le coste di Abruzzo-Molise, la Medio-Bassa Puglia e la Calabria. Nevicate fino a fondovalle su tutte le Alpi per sino in pianura su Piemonte, Milanese, Pavese. Nevicate fino a bassa quota su Appennino centro-settentrionale. Venti di Libeccio al Centrosud, intensi su Sardegna e Baso Tirreno. Venti di Bora sull’Alto Adriatico con sconfinamento a tutta la pianura padano-veneta.
Lunedì 14 gennaio
Piogge ovunque, tranne il Piemonte e il Ponente ligure. Nevicate fino a fondo valle sulle Alpi e sui rilievi di Emilia e Romagna. Nevicate sull’Appennino centrale fino a 600-800 metri. Forte maestrale sulla Sardegna, forte libeccio su tutto il Meridione. Venti ad Nordest sull’Alto Adriatico e in pianura padano-veneta.
Pubblicato il 11 gennaio 2013 - Commenti (0)
09 gen
Le violente tempeste Dumile e Sonamu
Nei primi giorni del 2013 si sono già formati alcuni temibili cicloni tropicali che, con venti forti e piogge torrenziali, hanno spaventato diversi paesi asiatici.
Il ciclone tropicale Dumile in realtà si è formato al di sopra delle calde acque dell’Oceano Indiano Occidentale negli ultimi giorni del 2012, il 29 dicembre, ma è con il nuovo anno che ha raggiunto la massima potenza, e fra il 2 e il 4 di gennaio, come confermato anche dall’immagine raccolta (giovedì 3) dal satellite americano NPP, ha investito Reunion e Mauritius e lambito il Madagascar con venti a circa 120 km/h e raffiche fino a 150 km/h. Poi nel suo movimento verso sud ha rapidamente perso energia e sabato 5 si è praticamente dissolto.
La tempesta tropicale Sonamu invece si è formata proprio il giorno di Capodanno al di sopra del Pacifico Nord-Occidentale (era dal 1979, con il tifone Alice, che in questa regione del Mondo non si formava un ciclone tropicale nel primo giorno dell’anno) e già fra il 2 e il 3 gennaio ha attraversato le Filippine dove ha portato piogge battenti e venti forti, a circa 80-90 km/h.
Proseguendo nel suo movimento verso est la tempesta Sonamu ha poi lambito le coste del Vietnam Meridionale e, secondo le proiezioni del Joint Typhoon Warning Center della Marina Americana, nei prossimi giorni dovrebbe gradualmente indebolirsi, fino a dissolversi del tutto al di sopra dei mari immediatamente a est della Penisola Malese nella giornata di mercoledì.
Pubblicato il 09 gennaio 2013 - Commenti (0)
08 gen
Studi scientifici hanno dimostrato che anche la fertilità ha un ritmo stagionale. In effetti sembra che la concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale maschile segua un preciso andamento stagionale: bassa in estate fino a raggiun-gere il minimo in settembre ( -20 % rispetto alla media ); più elevata in autunno inoltrato e in inverno, con massimi valori a fine novembre e in febbraio ( + 10% ).
La conferma verrebbe dal fatto che , almeno in USA, il tasso di natalità decresce tra aprile e maggio.
Tuttavia al calo di natalità in primavera inoltrata concorrerebbero anche alcune abitudini alimentari delle donne, per la maggior parte delle quali la stagione estiva diviene un ottima occasione per rientrare “nella linea”, un obbiettivo che viene raggiunto soprattutto riducendo l’apporto di grassi.
Ma questo danneggerebbe la fecondazione perché, sembra che, affinché il ciclo mestruale sia regolare, occorrerebbe che i grassi concorrano al peso corporeo almeno nella misura del 30 %.
Sotto questa soglia il ciclo femminile va incontro a scompensi.
Conclusione:volete aumentare la probabilità di avere un bebè? Ebbene, programmatelo in novembre o in febbraio!
Pubblicato il 08 gennaio 2013 - Commenti (0)
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