Arnoldo Foà, il “grande vecchio” (è nato a Ferrara il 24 gennaio 1916) del nostro teatro.
Di fronte alla poesia, da sempre vengo
colpito non tanto dalle tecniche
dell’autore, ma dai concetti che
esprime, e dall’atmosfera che riesce
a creare, il contesto in cui si muove la
sua fantasia.
Nonostante io sia noto anche
per le letture pubbliche, sono convinto che
la poesia sia un fatto assolutamente intimo,
e andrebbe letta privatamente, perché
la lettura della poesia è un tale misto di tecnica
e di spiritualità che richiede il silenzio
assoluto per ascoltare gli intimi echi che suscita
in noi.
La poesia per me è pensiero e armonia, ma
nel corso della lettura non è semplice evidenziare
l’uno e l’altra senza propendere per
uno dei due elementi a scapito dell’altro.
Kahlil Gibran
Khalil Gibran mi ha colpito proprio per la
sua costante ricerca di una comunione di
questi due elementi, sia dal punto di vista puramente
estetico che per i contenuti.
Rileggendo
in questi giorni i suoi versi, ho riscoperto
quanto me lo aveva fatto apprezzare a
suo tempo, quando l’ho letto pubblicamente
e poi registrato per l’editore Lettera “A”: la
sua idea di amore universale, anche per
quanto non conosciamo.
Io ho sempre pensato che solo l’amore
possa dare un senso alla nostra vita; per chi
crede, l’amore ha anche un valore religioso,
ma l’amore spirituale è qualcosa che può toccare
l’animo di ognuno, senza differenze di
cultura o di religione, e questo sentimento
mi sembra di aver percepito proprio nella
poesia di Gibran.
Gibran parla di amore come di un percorso
intimo verso qualcosa di inspiegabile, che
è parte dell’universo, e di una dimensione
più spirituale e più vera. L’amore arriva a
chiunque, ci dice Gibran, ma molti non lo capiscono,
o lo allontanano perché non sono
pronti o sono distratti dalla ricerca di un sentimento
più superficiale.
Per il poeta, l’amore vero è il viaggio di
ognuno verso la conoscenza e la verità, in
armonia con quanto è intorno a noi. E di
amore vero c’è necessità, in questi tempi travagliati!
«...I vostri figli non sono i vostri figli. / Sono
i figli e le figlie della fame che in sé stessa
ha la vita. / Essi non vengono da voi, ma attraverso
di voi, / E non vi appartengono benché
viviate insieme...».
"Ali spezzate" di Kahlil Gibran. Questa settimana in edicola con Famiglia Cristiana.
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Utilizzando lo spazio commenti e senza superare le 1000 battute, rispondi a questa domanda:
«Gibran mette in scena un lacerante "amore impossibile". Conoscete qualcuno a cui è stato impedito di vivere i propri sentimenti?»
Per ognuno dei 13 volumi della collana BUC - I narratori, "sfidiamo" i lettori a inviarci un loro racconto sul tema del libro della settimana.
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Pubblicato il
09 agosto 2012 - Commenti
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