Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
27
giu

L'alimento dell'antipolitica

Leggo Famiglia Cristiana da tempi immemorabili. Ho lavorato in una grande azienda, con molta soddisfazione morale ed economica. Pensavo a una vecchiaia serena, con una decente pensione, frutto dei soldi accantonati. La realtà è ben diversa. I miei figli sono disoccupati e insoddisfatti. Se va bene, avranno qualche lavoro a tempo determinato. Per anni abbiamo "mangiato cipolle" per dare loro un futuro. Se accendo la Tv, vedo le solite facce che hanno portato l'Italia alla rovina. In alternativa, c'è il demagogo di turno, che incanta la gioventù. Perciò mi unisco a lei nel dire: «Caro Monti, osi di più contro i vincoli dei partiti. L'Italia migliore sarà con lei».

Pietro T.

Quando i sacrifici hanno un senso, come dare un futuro ai propri figli, è più facile chiederli e ottenerli. Ma ci vuole credibilità. E, soprattutto, buoni esempi da parte di chi li "impone". È proprio quel che manca, in questi momenti di crisi, dove tutti sono chiamati a stringere la cinghia. I politici continuano il balletto dell'irresponsabilità, sull'orlo del cratere. Con una rinnovata vocazione allo sfascio. Puntano il Governo e lo minacciano, come se in tasca avessero pronta una soluzione. Purtroppo, brancolano nel buio. Intenti solo a salvaguardare la carriera e gli spazi di potere. Quel che non gli difetta, da sempre, è il ricorso al ricatto. Pazienza se i loro interessi non coincidono con il bene del Paese e dei cittadini. Si lamentano dell'antipolitica che avanza. E temono d'esserne travolti. Ma non si accorgono che ad alimentarla sono i loro irresponsabili comportamenti.

Pubblicato il 27 giugno 2012 - Commenti (8)
17
apr

L'identità di Famiglia Cristiana

Sono un giovane insegnante di Lettere e Religione nella Scuola secondaria. Dopo l’intervento di Celentano al Festival di Sanremo, i miei ragazzi mi hanno chiesto come mai la rivista si chiami Famiglia Cristiana. La maggior parte di loro pensano che sia un settimanale solo per preti e suore. O, comunque, per “addetti ai lavori”. Inoltre, sostengono che, in un contesto pluralista, l’aggettivo “cristiana” può sembrare elitario. Ho cercato di dire loro, secondo l’intuizione del beato Giacomo Alberione, che Famiglia Cristiana «non deve parlare solo di religione, ma di tutto cristianamente». E che, quindi, c’è posto per tutto!

Sandro P. - Vicenza

Grazie, caro Sandro, per la risposta corretta data ai tuoi studenti. Sì, Famiglia Cristiana «parla di tutto cristianamente». O, in altre parole, non parla solo di religione, ma di «tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode», per usare le parole di san Paolo (Fil 4, 8-9). Forse, come Gesù disse ai primi apostoli «venite e vedete», si potrebbe dire ai tuoi studenti «provate e giudicate ». Solo così si supera la non conoscenza o il pregiudizio che la nostra sia una rivista per preti, suore e “addetti ai lavori”. E che parla solo di religione. Fin dalla sua origine, nel 1931, Famiglia Cristiana si è rivolta alle famiglie e a ogni componente della famiglia. Per tutti ha una parola interessante. Basta sfogliarla. Quanto all’aggettivo “cristiana” che campeggia nella testata, accanto al sostantivo “famiglia”, esso rappresenta la nostra “bandiera”. È la nostra identità. Il modo con cui leggiamo i fatti della vita e della cronaca quotidiana. In una società pluralista ci distingue, ma non ci restringe gli orizzonti. È, semmai, un surplus di responsabilità, tra tanta stampa frivola. Tra i nostri lettori non ci sono solo cattolici e praticanti. Ci leggono tantissimi non credenti. E ci apprezzano per la coerenza e la credibilità. Ma anche per la nostra autonomia e libertà di giudizio, nella ricerca sincera della verità. Senza pregiudizi.

Pubblicato il 17 aprile 2012 - Commenti (6)
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