Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
23
ago

Tra accattoni e veri poveri

In un Comune in provincia di Alessandria, il sindaco ha firmato un’ordinanza che vieta ogni forma di accattonaggio su tutto il territorio comunale. Sì, ogni forma. E non solo quella molesta o dove si sfruttano minori o animali. Peccato, però, che chiedere l’elemosina non sia un reato. L’ha fatto per ragioni di consenso elettorale, sulla scia di quelle pratiche xenofobe della Lega, che fa parte della stessa coalizione. Sono già stati arrestati due accattoni, ma nessuno si preoccupa di dove andranno. L’importante è che scompaiano dalla città. Ma perché non si guardano in faccia le persone? Perché non si ascoltano le loro storie? Perché non si dialoga per risolvere insieme i problemi? Certo, è più facile avere il consenso con un’azione demagogica, piuttosto che impegnarsi nella ricerca di una soluzione. È più facile inventare nuovi reati, piuttosto che fare prevenzione e cura sul territorio. Come credente mi chiedo: ci dice ancora qualcosa il Vangelo che ogni domenica ascoltiamo a Messa? Chiedere l’elemosina è un diritto: si può abolire? Possiamo far finta di non vedere il mendicante, ma non possiamo non vedere che la povertà esiste ancora e avanza sempre più. Girarsi dall’altra parte non aiuta nessuno. Neppure noi. Mi sembra che si vada verso una società sempre più egoista, dove si è forti con i deboli e deboli con i forti. Sbaglio?

Andrea Z.

Non è successo solo in un Comune dell’Alessandrino, ma in più paesi d’Italia i sindaci hanno vietato di chiedere l’elemosina sul loro territorio. Anche qui, occorre distinguere i veri poveri da coloro che sfruttano minorenni o persone storpiate di proposito per illeciti affari. La malavita che lucra sfruttando i buoni sentimenti della gente, va stroncata. Non ci sono dubbi. Ma allontanare i poveri per ragioni di consensi elettorali o di decoro dell’ambiente, dalle piazze o anche dai sagrati delle chiese, è altra cosa. Nulla vale più della dignità di una persona. Anche se sporca o coperta di stracci. Nell’attenzione ai poveri i cristiani dovrebbero essere “maestri”. Un esempio per la società civile. Basterebbe rileggersi il Vangelo. In particolare, Matteo capitolo 25.

Pubblicato il 23 agosto 2012 - Commenti (5)
18
lug

Crisi economica e solidarietà

Da tempo, io e mio marito leggiamo con interesse la rivista! Rispetto al passato è cambiata tantissimo. Gli articoli si fanno apprezzare per la loro obiettività. Così anche le rubriche di spiritualità e sulle problematiche genitoriali. Le scrivo per avere informazioni su padre Luigi, missionario in Burundi, di cui ho letto la storia sulla rivista (FC n. 20/2012). Con mio marito saremmo intenzionati a fare un’adozione a distanza di un orfano tra quelli che lui segue. Vari motivi ci spingono a questo gesto di solidarietà che, da tempo, avevamo intenzione di attuare. Non avendo ancora dei nipotini, in occasione dei nostri quarant’anni di matrimonio, sentiamo che è giunta l’occasione. La ringraziamo per l’aiuto che potrà offrirci.

Marisa e Ugo


Dalla mia segreteria avrete tutte le informazioni necessarie per contattare padre Luigi, missionario in Burundi. E procedere così a un’adozione a distanza di uno dei suoi orfani. Mi preme sottolineare come, anche in tempi di ristrettezze economiche, non è andato perso il senso di solidarietà e di sostegno verso i più bisognosi. A cominciare dai più piccoli. La crisi economica non rallenta la generosità, come si è visto di recente anche con gli aiuti alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto. È bello, infine, festeggiare una felice ricorrenza indirizzando spese e regali non a cose futili, ma a opere di solidarietà. Una saggia iniziativa, da incoraggiare e allargare sempre di più.

Pubblicato il 18 luglio 2012 - Commenti (2)
21
giu

Le ferite del terremoto

Grazie a Dio, c'è Famiglia Cristiana. Ovunque ci giriamo, invece, c'è solo malcostume. Per non dire delle tragedie che ci colpiscono: alluvioni, terremoti e stragi, come quella di Brindisi. L'Apocalisse sarà qualcosa di diverso? Ciononostante, la generosità degli italiani, dai volontari alla Protezione civile, alle Forze dell'ordine, ci dà la spinta per ricominciare. Per questo, sono orgogliosa di essere italiana. Mi permetta, però, una domanda: siamo sicuri che i soldi raccolti per queste calamità vadano a buon fine, e non prendano strade diverse? E perché, nella generosità, i politici non sono in prima fila, con un loro contributo particolare? Temono di finire in povertà?

Rina

Nei momenti difficili, gli italiani danno il meglio di se stessi. È noto. Lo vediamo anche in questi giorni, con la catena di solidarietà messa in moto per soccorrere le popolazioni dell'Emilia ferite dal terremoto. Per qualche "sciacallo" che specula sulle tragedie, ci sono migliaia di volontari che, con generosità e dedizione, si impegnano allo stremo. Scene e storie commoventi. Qui emerge la vera Italia, solidale e generosa. Quella che sa rimboccarsi le maniche. Non recrimina né si perde d'animo, nell'attesa che siano altri a muoversi. È il volto vero dell'Italia. Quello che promuove i gemellaggi tra paese e paese. O che destina i soldi raccolti alla Caritas e ad altri enti per ricostruire le case distrutte dal terremoto. Stai tranquilla, cara Rina, l'Italia è meglio di quel che appare. Fidati.

Pubblicato il 21 giugno 2012 - Commenti (2)
14
nov

Come aiutare le famiglie

Si parla tanto di crisi economica. E come i cittadini dovrebbero affrontarla. Intanto, la politica si occupa di altro. Per aiutare le famiglie consiglierei di tenere aperte le scuole dell’infanzia oltre le ore sedici del pomeriggio. Non tutti possono avere una baby sitter o contare sui nonni per andare a prendere i bambini. A chi obietta che così aumenterà il costo delle maestre, io porto la mia esperienza di infermiere. A noi chiedono di tutto e di più. A costo zero. Qualcosa va fatto per rendere la crisi meno pesante.

Eugenio

In momenti di crisi, l’appello perché tutti diano il proprio contributo per uscire dal tunnel è indispensabile. Anzi, vitale per risollevare il Paese. Ma occorre essere credibili nel chiedere ulteriori sacrifici. Soprattutto a chi, con onestà, ha sempre fatto il proprio dovere. E occorre anche un progetto condiviso, perché i contributi dei cittadini vadano a buon fine. Soprattutto, per dare un lavoro e una speranza di futuro ai nostri giovani. Non per alimentare nuovi privilegi o sperperi di chi non sa che cos’è il bene comune, l’interesse di tutti. E usa ogni espediente per sottrarsi anche al più piccolo sacrificio. E al più elementare senso di solidarietà e condivisione.

Pubblicato il 14 novembre 2011 - Commenti (0)
21
set

Una buona azione per aiutare il Paese

Ogni giorno, giornali e Tv parlano di questa pesante Manovra, che dovrebbe aiutare il Paese, in un momento così critico per tutti. Vorrei lanciare un appello a imprenditori, politici e ricchi calciatori. E chiedere loro di fare una “buona azione” per aiutare il Paese, che ha dato loro tantissimo.
 Per una volta, vendete un quadro, un gioiello, una macchina, un bene per voi non indispensabile, e regalatelo alla comunità. Aiutate i fratelli meno fortunati. Passerete alla storia per aver salvato il Paese. Non nascondetevi dietro a un dito. Non aspettate che siano gli altri a versare il sangue, quanto basterebbe una goccia del vostro sudore. Sono una casalinga, con la pensione minima. Io posso dare solo un modesto contributo.

Bianca Z.

Senza solidarietà e coesione il Paese non si salva. Ognuno deve dare il proprio contributo, secondo le possibilità. Anche una goccia serve a formare l’oceano. Ancor di più i fiumi che hanno una portata infinitamente superiore.
Purtroppo, oggi, si vuol fare il mare solo con le gocce e non si incanalano corsi e sorgenti d’acqua. In Italia, una minoranza del dieci per cento possiede quasi la metà della ricchezza nazionale. Basterebbe un loro contributo consistente, per evitare di infierire sui lavoratori dipendenti o tagliare servizi sociali indispensabili alle famiglie e alle categorie meno abbienti.

Pubblicato il 21 settembre 2011 - Commenti (1)
17
ago

Davanti ai poveri mi sento in colpa

Sono un pensionato, ex preside di scuola media. Abbonato da tempo immemorabile a Famiglia Cristiana, le scrivo per un parere sulle richieste di sostegno da parte di tante sigle e associazioni. Non solo in periodo natalizio, ma ormai tutto l’anno. Io ho un bonifico mensile, per l’intero anno, a favore della Caritas italiana e della Chiesa cattolica. Ogni tanto mando altre offerte per circostanze eccezionali: terremoti, disastri naturali. In Italia e all’estero. Lo faccio volentieri, perché so che le offerte vanno a buon fine. Mi sembra molto utile aiutare i missionari. Poi, però, quando tutti i giorni trovo nella mia cassetta postale tre-quattro (e anche più) bollettini con richieste di soldi, allora vado in crisi. E comincio a pensare male: dove andranno tutti quei soldi? A chi serviranno? Parlandone con amici, alcuni mi hanno detto: «Ma che problemi ti fai? Butta tutto nel cestino». La mia pensione non è ricca, ma a me basta. Quando sento o vedo situazioni di estrema miseria, o persone che dormono per strada, mi sento in colpa di non poter (o voler) fare di più. Da qui il dubbio: sono ancora un buon cristiano?

Abelardo

Nel tuo caso, caro Abelardo, verrebbe da dire: «Hai già dato». Non avere rimorsi. Anche se, parafrasando le parole di una nota canzone, «si può dare di più». La carità ha solo il limite dell’amore, che non ha limiti. Ma i beni non sono solo quelli materiali. Si può donare il proprio tempo, l’esperienza e la professionalità. Da mettere a servizio di ammalati o bambini denutriti, nelle missioni, ospedali e campi del Terzo mondo. Più che fare ragioneria della carità, un euro in più o in meno, a questo o quell’ente, è meglio offrire disponibilità. A forza di spaccare il capello, si diventa aridi.

Pubblicato il 17 agosto 2011 - Commenti (3)
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