Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
28
nov

Alla ricerca dell'uomo giusto

Su Famiglia Cristiana avete parlato di donne che diventano mamme a quarant’anni. Fenomeno diffuso, anche se un parto da giovani è meglio. Ho trentacinque anni e non sono né sposata né fidanzata. Non per mia scelta. Ma solo perché non ho trovato la persona giusta. La mia educazione religiosa cozza con l’attuale concezione del matrimonio e del sesso. Mi accingo a far parte di quelle mamme quarantenni, ammesso che trovi qualcuno dai sani princìpi. I ragazzi mi propongono solo convivenze. Hanno voglia di divertirsi in discoteca, fino a notte fonda. Ma anche le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, non potendo avere figli, sono egoiste. Soprattutto se hanno una certa età. Non mi piace il fenomeno delle mamme anziane.

Una quarantenne

Oggi, il matrimonio pare in ribasso. Se ne sminuisce l’importanza. La società lo banalizza, spesso lo irride. Si dice che i legami duraturi non fanno parte della mentalità corrente. Tutto ha una scadenza. Anche l’amore. Qualcuno è arrivato persino a ipotizzare i matrimoni “a tempo”. Come se i figli si potessero progettare “a tempo”. E poi, che se ne fa? C’è tanta irrazionalità. Ma anche il bisogno di ridare dignità a scelte fondamentali nella vita, che richiedono preparazione e impegno. Non improvvisazione e leggerezza. Il “colpo di fulmine” può anche accecare, se cade su basi fragili e inconsistenti. Un figlio, infine, al di là dei casi specifici cui ti riferisci, lo si fa sempre per amore. Per il suo bene. Non per colmare un vuoto o appagare un desiderio.

Pubblicato il 28 novembre 2011 - Commenti (2)
23
nov

Sobrietà o povertà?

Quella “mamma in difficoltà” che le ha chiesto l’abbonamento a Famiglia Cristiana, non ha nulla da vergognarsi. Vorrei dire alla signora che, per il suo ragazzo, la privazione di un film per mancanza di soldi potrebbe essere un’occasione di crescita. Sono le difficoltà che aiutano a maturare. Un film non è essenziale. Si vede che suo figlio è stato bene educato. Non ha esigenze e non ha protestato. Lei, invece, nella sua risposta, ha gettato sale sulla ferita. Ha fatto sentire vittima la madre. Avrebbe dovuto dirle, con le parole di Gesù: «Beati i ragazzi che, con le privazioni, crescono forti e capaci di affrontare le difficoltà della vita».

                                                                                                                             Gaspare

Non confondiamo l’educazione a uno stile sobrio di vita con la privazione dei beni necessari per vivere. Sono cose ben differenti. Troppo comodo dire agli altri che i sacrifici aiutano a crescere più forti e a maturare meglio. Soprattutto se le parole provengono da case confortevoli, con tavole imbandite d’ogni ben di Dio. Forse, sarebbe bene condividere pesi e sacrifici. E, ancor più, distribuire ricchezza e benessere con più equità. Non stiamo parlando di lussi sfrenati o sperperi indecenti. Parliamo di qualche spicciolo per la visione di un film. Caro Gaspare, più che una predica, mi sarei aspettato un aiuto concreto per quel bambino. Come hanno fatto altri lettori. Con generosità e in silenzio.

Pubblicato il 23 novembre 2011 - Commenti (11)
18
nov

Vogliamo una biblista

Grazie a lei e ai suoi collaboratori per il vostro impegno a favore di un mondo più equo e sano. Secondo la giustizia di Dio. Sono un fedele abbonato, da venticinque anni. Vorrei chiederle di affidare i commenti al Vangelo della domenica a una donna. Mi piacerebbe che, tra tante omelie e catechesi maschili, ci fosse un pensiero femminile. Quando vado a sentire qualche teologa, resto sempre colpito favorevolmente. Le donne hanno una marcia in più. E una delicatezza particolare. Perché non dà spazio a una biblista nella nostra rivista? Ce ne sono diverse. 

                                                                                                                            Valerio S.

Non si fa ancora abbastanza, all’interno della Chiesa, per valorizzare quello che Giovanni Paolo II aveva definito il “genio femminile”. E, forse, anche da parte nostra qualche voce di donna in più non guasterebbe. Tieni, però, conto che in passato i commenti ai Vangeli della domenica li abbiamo affidati a una coppia di sposi, i coniugi Zattoni Gillini. Molto apprezzati. Non abbiamo avuto solo preti e vescovi. Per il nuovo anno liturgico, che comincia con la prima domenica d’Avvento, abbiamo scelto di affidare al cardinale Tettamanzi un commento dei Vangeli in chiave familiare. In vista del Forum internazionale della famiglia che si terrà a Milano nel giugno 2012. Il tuo consiglio, caro Valerio, resta sempre valido. Anzi, è un monito.

Pubblicato il 18 novembre 2011 - Commenti (0)
16
nov

Lamentarsi non basta

Sono una giovane lettrice diciottenne, molto contrariata per le lettere dei lettori. Non ne posso più di persone che si lamentano di tutto. Dalla politica alla Chiesa, dalla giustizia alla scuola. Basta! Ma perché non si danno da fare per cambiare le cose che non vanno? Se ci lamentiamo noi che viviamo nei ricchi Paesi del Nord, che devono dire i popoli dell’Africa o dell’Asia che muoiono di fame e malattia? Noi italiani, ahimè, siamo solo capaci di brontolare. Ma quando abbiamo i mezzi per agire, non facciamo nulla. Un grande uomo diceva: «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo». Mi scusi per la sfuriata.

Giovane lettrice

La lamentela per la lamentela non ha senso. È solo distruttiva. Spesso una lagna insopportabile. C’è chi comincia a dolersi non appena mette piede a terra dal letto. Non gli va bene nulla. Malumore che travasa poi al lavoro, dove arriva già stanco prima ancora di cominciare. Ma la giusta protesta è cosa ben diversa dalla sterile lamentela. È la denuncia, non solo a parole, delle ingiustizie, falsità e ipocrisie che ci circondano. Forse, ci siamo indignati troppo poco di fronte a tanti soprusi. Abbiamo girato lo sguardo altrove. Non vogliamo vedere povertà, discriminazioni, intolleranze. Cara diciottenne, non perdere così presto la “santa indignazione”. Se vuoi, davvero, dare una mano a cambiare il mondo. Ed essere tu stessa il cambiamento.

Pubblicato il 16 novembre 2011 - Commenti (10)
14
nov

Come aiutare le famiglie

Si parla tanto di crisi economica. E come i cittadini dovrebbero affrontarla. Intanto, la politica si occupa di altro. Per aiutare le famiglie consiglierei di tenere aperte le scuole dell’infanzia oltre le ore sedici del pomeriggio. Non tutti possono avere una baby sitter o contare sui nonni per andare a prendere i bambini. A chi obietta che così aumenterà il costo delle maestre, io porto la mia esperienza di infermiere. A noi chiedono di tutto e di più. A costo zero. Qualcosa va fatto per rendere la crisi meno pesante.

Eugenio

In momenti di crisi, l’appello perché tutti diano il proprio contributo per uscire dal tunnel è indispensabile. Anzi, vitale per risollevare il Paese. Ma occorre essere credibili nel chiedere ulteriori sacrifici. Soprattutto a chi, con onestà, ha sempre fatto il proprio dovere. E occorre anche un progetto condiviso, perché i contributi dei cittadini vadano a buon fine. Soprattutto, per dare un lavoro e una speranza di futuro ai nostri giovani. Non per alimentare nuovi privilegi o sperperi di chi non sa che cos’è il bene comune, l’interesse di tutti. E usa ogni espediente per sottrarsi anche al più piccolo sacrificio. E al più elementare senso di solidarietà e condivisione.

Pubblicato il 14 novembre 2011 - Commenti (0)
09
nov

Quoziente familiare e tagli alle province

Ho letto sul vostro sito il commento sulla Manovra finanziaria. Lo condivido in pieno. E sono molto arrabbiato per quanto costerà alla mia famiglia, con moglie e tre figli minori a carico. Il peso della Manovra graverà più su di me a reddito fisso che su chi si gode una pensione d’oro. Tra blocco dello stipendio di due anni (già in vigore) e tagli previsti alle voci assegni, mense, trasporti, libri di testo... sarà difficile stare a galla. Mi sarei aspettato l’introduzione del “quoziente familiare”, tante volte promesso. O l’abolizione delle province, la riduzione delle spese militari, il taglio del numero dei parlamentari e dei loro emolumenti, benefici e privilegi. Mi fanno inorridire anchei politici cattolici che non stanno dalla parte delle famiglie, dei valori e del bene comune.

 Luigi

Sono un metalmeccanico con moglie e due figli a carico. Sono indignato, per non dire peggio, per questa Manovra “lacrime e sangue” che si accanisce sui ceti più bassi. Ed elimina sgravi e agevolazioni per le famiglie numerose. Soprattutto, per quelle monoreddito. I nostri cari parlamentari, invece, non si privano di nulla. E se rinunciano a qualcosa, questo avverrà a partire dalla prossima legislatura. Non se ne può più di questa “casta”, che i sacrifici li chiede solo agli altri. Mentre noi facciamo i salti mortali per sbarcare il lunario, questi “vergognosi” godono di una serie di privilegi. Un oltraggio per chi non ce la fa. Ma non sono stati eletti per servire i cittadini? Forse, è il momento di denunciare, con ogni mezzo, queste palesi ingiustizie contro chi lavora onestamente e paga le tasse fino in fondo.

 Fabio P.

Ormai alle promesse dei politici non crede più nessuno. Così come alla loro disponibilità a concorrere, adeguatamente, per risollevare le sorti del Paese. Con tanta demagogia, da veri tromboni, hanno annunciato tagli e riduzioni. Dal numero dei parlamentari agli emolumenti. Ma non subito. Tutto è rimandato alla prossima legislatura. Ai cittadini, invece, i sacrifici si chiedono subito. E sempre più pesanti. Non c’è equità sia nei pesi che nei trattamenti. La credibilità non si conquista a parole, ma con gesti concreti, trasparenti. Anche perché c’è sempre il sospetto (avvalorato da precedenti) che se i politici si tolgono qualcosa con la mano sinistra, la recuperano abbondantemente con la destra. Senza diversità tra gli schieramenti. Con un tacito accordo, non intaccano mai il monte privilegi di cui godono.

Pubblicato il 09 novembre 2011 - Commenti (12)
07
nov

La sfida dei valori

Sono una ragazza ventitreenne cresciuta con Famiglia Cristiana come punto di riferimento della mia informazione. Le scrivo per manifestare il mio sdegno per un dibattito televisivo su matrimonio e tradimenti. Mentre due ragazzi spiegavano la bellezza del sacramento, due “stelle” del piccolo schermo, ormai decadute, sostenevamo che il tradimento ha una funzione terapeutica. Ma che esempio diamo ai nostri giovani? Io credo nell’amore, quello vero. E ho trovato chi condivide con me questi pensieri. Mi sconcerta la mentalità corrente, per cui “tradire” è normale, lo fanno tutti. Spesso gli adulti si lamentano perché i giovani di oggi pensano solo a divertirsi. E dicono che, ormai, non si sposa più nessuno. Ma si sono chiesti che esempio ci danno?

Annalisa

Quanto agli esempi di vita, i giovani hanno poco da imparare da certi adulti e dai loro stili di vita. Soprattutto quegli adulti diventati la rappresentazione vivente di una società senza valori. Tutto ormai è relativo. Non c’è distinzione tra bene e male. Quel che conta è apparire, avere successo e soldi. Ognuno pensa ai propri interessi. Cresce l’egoismo e il disinteresse per le persone bisognose. Non c’è, addirittura, alcuna remora a definire interventi terapeutici comportamenti immorali, come il tradimento. Stiamo rovinando un’intera generazione di giovani. Nel totale disinteresse di tutti. Per questo, l’educazione ai valori è la grande sfida dei nostri tempi.

Pubblicato il 07 novembre 2011 - Commenti (1)
02
nov

L'Italia non è un affare privato

Da decenni, dai tempi della mia militanza nelle file dell’Azione cattolica, non compravo più Famiglia Cristiana. Un giorno, nella sala d’attesa di un dentista, mi sono messo a sfogliarne una copia. Ho letto, con stupore, parole giuste contro una classe politica inetta, abbarbicata al potere e menefreghista del danno che sta arrecando ai cittadini. Mi colpisce l’indifferenza dei governanti verso i giovani, i poveri e chi vive di stenti. Bisognerebbe provare che cosa vuol dire non avere i soldi per arrivare a fine mese. Anch’io, fino a qualche anno fa, vivevo in discrete condizioni. Dopo, con la separazione e un lavoro precario, ho sperimentato sulla mia pelle le difficoltà della vita. Mi sconforta il baratro in cui stiamo precipitando. Il cardinale Bagnasco ha detto ai cattolici di impegnarsi per le sorti del Paese. Ma come? Non bastano belle parole o convegni. Occorre agire. Avendo come bussola la moralità e il senso del buon governo. Il Paese ci appartiene. È di tutti. Non è affare privato di pochi.

Francesco - Vicenza

Fasce sempre più larghe della popolazione stanno provando le difficoltà del vivere quotidiano. Nessuno può negare la crisi, che colpisce non solo il nostro Paese, ma il mondo intero. Quel che davvero stupisce da noi è l’assenza totale di un piano per uscire da questo nero tunnel. Di cui, ancora, non si intravede la fine. Un piano che sia condiviso da tutte le forze sane e responsabili del Paese. Non è più tempo di sterili contrapposizioni. O di difesa del proprio orticello. Questo è un gioco al massacro. Con tutti perdenti. Occorre guardare al futuro. E al bene comune dell’Italia. I sacrifici vanno equamente ripartiti. E mirare, soprattutto, non a ciò che conviene all’uno o all’altro, ma a quello che davvero giova a tutti e al Paese. Questa è vera politica. Nel senso di servizio, e non di potere. Qui si vede la differenza tra lo statista e chi, invece, profitta della politica per sistemare i propri affari.

Pubblicato il 02 novembre 2011 - Commenti (11)
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