di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
28 dic
Sono una giovane, quasi
trentenne. Volevo unirmi al coro
che, nei mesi scorsi, ha cercato di
far sentire la sua voce. Si va verso
le elezioni e sono assai imbarazzata
all’idea di dover esprimere una
scelta fra soggetti politici dai quali
non mi sento rappresentata. Mi
sento a disagio. Non c’è stato un
ricambio nella classe dirigente e si
candidano i soliti noti (in entrambi
gli schieramenti), cui dobbiamo
il malgoverno e la grave crisi che
stiamo vivendo. Mi riconosco
nella dottrina sociale ed etica della
Chiesa, ma non trovo nessuno che
mi rappresenti. Sebbene siamo in
un Paese cattolico. Ancora una
volta, dovrò fare una scelta assurda
e dolorosa: tra sostegno alle fasce
disagiate della popolazione e difesa
della vita. Ricerca di condizioni
di lavoro eque per giovani e
immigrati, oppure difesa della
famiglia fondata sul matrimonio
di un uomo e di una donna. Sono
domande molto pesanti, senza
risposta. Ci vorrebbe una presenza
politica in cui un cattolico possa
sentirsi rappresentato. Non importa
se minoritaria. A che pro questo
sfogo? Visto che la mia crocetta
sulla scheda andrà perduta,
desideravo almeno far sentire
la mia voce.
Chiara B.
Chiara carissima, se guardiamo alla
politica di questi tempi, c’è davvero
da scoraggiarsi. Ma non bisogna arrendersi.
Qualcosa potrà cambiare
se, finalmente, si spezzerà quella logica
assurda che porta i soliti partiti a
perpetuarsi, purtroppo nel peggio.
Una forte irruzione della società civile,
con persone oneste che sappiano
guardare, prima di ogni cosa, al “bene
comune”, potrà dare quella svolta
necessaria contro ogni “gattopardismo”.
A patto, però, che anche i cattolici
si mettano seriamente in gioco. Seguendo,
con coerenza, il Vangelo.
Pubblicato il 28 dicembre 2012 - Commenti (20)
24 dic
Carissimo don Antonio, ho appena finito di leggere la sua risposta alla
lettera “La mia lunga odissea tra le corsie di un ospedale” (FC n. 49/2012).
Se devo dirle la verità, sono rimasta amareggiata e delusa dalla sua risposta.
Nel suo testo lei non fa il minimo accenno agli infermieri. Parla più volte
dei medici, dei parenti e, addirittura, di un «benemerito volontariato
nelle corsie». Ma non una parola sugli infermieri e il personale tecnico
(operatori sociosanitari), che sono la vera forza nelle corsie. Tutte le
attività di assistenza sono svolte dagli infermieri. Sono loro ad accudire
gli ammalati, non i medici. Questi fanno le diagnosi e prescrivono
le terapie, ma chi li lava, chi li imbocca, chi li accompagna in bagno, chi
gli somministra le medicine siamo noi. Lei, forse, è uno di quelli che pensa
che negli ospedali fanno tutto i medici. Ma si sbaglia. Probabilmente, non è
mai stato ricoverato, altrimenti non avrebbe dato quella risposta. Dovrebbe
chiedere scusa alle centinaia di infermieri e infermiere che leggono Famiglia
Cristiana, e si sono sentiti offesi nel
vedere il loro meraviglioso lavoro
per nulla considerato.
Giuseppina (infermiera da 28 anni)
Chiedo scusa a tutti gli infermieri e infermiere
(non solo a quelli che leggono Famiglia
Cristiana) per la dimenticanza involontaria.
Non c’era, nella mia risposta,
nessuna volontà di escluderli dall’elogio
per il loro lavoro, impegnativo e delicato.
È vero: non sono mai stato ricoverato, ma
ho seguito per sei mesi un fratello in ospedale,
per seri problemi di salute. Ho potuto
verificare dedizione e generosità degli
infermieri. E anche la loro pazienza con
degenti “indisciplinati”. E, qualche volta,
pretenziosi, quasi fossero in albergo. Il bene
degli ammalati, però, dipende dalla
stretta collaborazione, non competizione,
tra tutto il personale ospedaliero.
Pubblicato il 24 dicembre 2012 - Commenti (1)
20 dic
Caro don Antonio, l’evento principale della scorsa
settimana non sono state le dimissioni di Mario
Monti. A mio avviso, è stata l’omelia del cardinale
Scola, nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Ma
le due cose non sono slegate tra loro. Nella sua omelia,
Scola ha denunciato che la libertà religiosa non è più
al vertice dei diritti fondamentali, come un tempo. E
gli effetti, purtroppo, sono negativi. Esistono divisioni
profonde tra cultura secolarizzata e fenomeno
religioso. Con prevalenza della prima, a scapito
del bene comune. Ciò spiega la scarsa attenzione
per i princìpi etici irrinunciabili, validi anche per i non
credenti. Un esempio di questa
mancanza di attenzione è la
decisione del Governo tecnico
di far pagare l’Imu alle scuole
paritarie, quelle pubbliche non
statali, che hanno più di un
milione di allievi. Si penalizza,
così, il diritto costituzionale delle
famiglie di scegliere la scuola che preferiscono. Le
scuole paritarie, inoltre, fanno risparmiare allo Stato
più di sette miliardi di euro. Il pluralismo scolastico,
tanto caldeggiato da Croce ed Einaudi, genera una
sana competizione tra scuola statale e paritaria.
Nell’interesse dell’intero sistema scolastico nazionale.
In linea con gli altri Paesi europei, cui diciamo sempre
di ispirarci.
Bruno M. - Milano
In questi tempi si parla tantissimo di Europa. A proposito
e a sproposito. Sulla scuola paritaria, ad esempio, siamo
ben lontani dal sistema europeo. Dove adeguati finanziamenti
permettono alle scuole non statali la libera concorrenza
nel campo dell’istruzione. In Italia, invece, ci facciamo
del male da soli. Penalizziamo, con scarsissimi contributi,
le scuole paritarie, che fanno – è bene ribadirlo –
un servizio pubblico. Molte saranno costrette a chiudere.
Se lo Stato dovesse accollarsi gli alunni delle scuole paritarie,
di ogni livello, sarebbe al collasso. Una visione lungimirante
è conveniente anche economicamente.
Pubblicato il 20 dicembre 2012 - Commenti (6)
17 dic
Non capisco davvero tutta questa
agitazione attorno al lavoro
domenicale e festivo. Non dico che
sia giusto o sbagliato discuterne, ma
teniamo conto che ci sono migliaia
di persone che lavorano la domenica.
Mio padre era guardia giurata e
lavorava sempre: giorni feriali e festivi.
Compresi Natale, Pasqua, Ferragosto
e Capodanno. La stessa cosa vale
anche per mia moglie, operatrice
sociosanitaria in una comunità di
accoglienza per disabili. E mi permetta
di dirlo: per una miseria di stipendio.
Per loro e le loro famiglie, ma anche
per tutti quelli che sono nella stessa
condizione, non ho mai assistito
a nessuna protesta. Anzi, c’è stato
sempre il silenzio da parte di tutti.
Mauro - Treviso
L’agitazione a difesa della domenica e
del diritto al riposo tiene conto di situazioni
simili a quelle di tuo papà e tua moglie.
Dà voce alle loro esigenze vitali, perché recuperino
quegli spazi indispensabili da
dedicare alla famiglia, di cui sono stati
privati finora. Non ci stancheremo di ribadire
quanto sia deleterio sacrificare la festa
all’economia. Non c’è alcun vantaggio,
neppure economico. Si abbassa solo il
livello della qualità della vita, sacrificando
le cose più care che abbiamo, come gli
affetti familiari, a leggi di mercato poco
lungimiranti. Per i cristiani, poi, la domenica
è il giorno del Signore. E come ricordava
lo slogan del congresso eucaristico
di Bari: “Non possiamo vivere senza la domenica”.
Non siamo nati per vivere da
bruti, ma per elevarci nello spirito.
Pubblicato il 17 dicembre 2012 - Commenti (6)
12 dic
Abbonato da anni, ho condiviso con
gioia tante “nostre” iniziative per
la pace, contro gli F-35, per la riduzione
delle spese militari, per i corpi civili
di pace e altro. Immagini, quindi, il mio
stupore nel vedere su Famiglia Cristiana
la recensione e la pubblicità del volume
della San Paolo Il cuore delle Missioni
di Pace. In pratica prestate la voce ai
committenti che, ovviamente, esaltano
gli “eroi” militari impegnati da anni
nelle missioni di “pace”. E come me,
tanti altri amici sono rimasti stupiti.
Sempre con stima.
Claudio C.
Siamo stati e siamo critici, come tu stesso
sottolinei, caro Claudio, sul ricorso alle armi
come soluzione delle contese internazionali.
Ma, soprattutto, promuoviamo tutto ciò che
dà ali alla pace nel mondo. Sulla base della
nostra Costituzione, che ripudia la guerra. E,
come cristiani, nello spirito delle Beatitudini
evangeliche. Non abbiamo esaltato “eroi”
impegnati in missioni difficili, come in Afghanistan.
Ma fatta emergere quell’umanità
che giustifica la presenza dei nostri connazionali
accanto a popolazioni che soffrono
in molti angoli della terra. Assieme ai sentimenti
di affetto familiare, che si manifestano
nello scambio di lettere e messaggi tra i
militari (che sono papà, mariti e figli) e i propri
cari. A “cantare” non sono le armi, ma la
solidarietà e la partecipazione.
Pubblicato il 12 dicembre 2012 - Commenti (7)
10 dic
Sono uno studente liceale di Benevento.
Le scrivo come cittadino e affezionato
lettore per esprimere la mia delusione per
i numerosi scandali cui assistiamo ogni
giorno. Stiamo sprofondando nell’abisso.
Posso farle un elenco: corruzione negli
organi democratici, evasione fiscale,
delinquenza, malfunzionamento delle
strutture pubbliche, disinteresse da parte
dei cittadini alla politica, mancanza
di lavoro e di meritocrazia, mezzi di
informazione sottomessi a forze politiche
ed economiche, un sistema fiscale non
equo, istituzioni gestite da uomini corrotti
ed egoisti, collusi con mafia e criminalità
organizzata… È anche vero che queste
persone sono state votate dagli italiani.
Nonostante tutto, io voglio guardare
al domani con speranza. Ho l’obbligo di
impegnarmi con tutte le mie forze perché
le cose cambino. Come me, molti giovani
nutrono lo stesso auspicio. A chi ci governa
e agli adulti chiediamo di non deludere
le nostre aspettative. E di restituirci,
con esempi migliori, l’orgoglio di essere
italiani.
Mario Z.
Il tuo atteggiamento, caro Mario, è quello
giusto. Non basta lamentarsi di ciò che non
funziona. O fare la “lista della spesa” degli
scandali che ci sprofondano nell’abisso. Occorre
reagire e impegnarsi in prima persona, senza
rilasciare deleghe in bianco. È facile aggregare
e strumentalizzare il malcontento, per alimentare
l’antipolitica. Ma la sola protesta, senza
un progetto, non porta lontano. Contribuisce,
anzi, a disgregare il Paese. Più di quanto
non lo sia già. Sebbene voi giovani siate delusi
dai pessimi esempi di noi adulti, non è tempo
di mollare. Rendetevi protagonisti del cambiamento.
Questi nostri politici, da soli, non si
scolleranno mai dalle poltrone. Da veri camaleonti,
sono furbi e lesti nel riciclarsi.
Pubblicato il 10 dicembre 2012 - Commenti (8)
05 dic
Qualche lettore si è scagliato contro di lei
perché ha criticato chi nega il pulmino
e la mensa ai bambini i cui genitori non
pagano la retta. Contenuto e tono di quella
lettera fanno presumere che l’autore sia
simpatizzante della Lega. Un movimento
pieno di contraddizioni. Non le pare che
l’indipendenza della cosiddetta Padania sia
in contrasto con la Costituzione italiana?
Nessun partito dell’arco costituzionale l’ha
mai denunciato. Anzi, i leghisti sono stati
al governo dello Stato per anni. Non accetto
la giustificazione (la ritengo assurda), che
vogliono la secessione attraverso metodi
democratici.
G. Brambilla
La Lega, come altri partiti, vive di contraddizioni.
Spesso, in modo macroscopico. Basta
considerare la presenza di quei ministri che
hanno giurato sulla Costituzione, percepito
lauti stipendi assieme a benefici e privilegi, e
fatto poi strame della bandiera italiana, additata
a usi indicibili. Ma al di là delle appartenenze
e dei programmi, non si può tacere quando
si prendono provvedimenti che discriminano
le persone. E, soprattutto, penalizzano i
bambini. Cosa vergognosa, da non fare.
Pubblicato il 05 dicembre 2012 - Commenti (4)
03 dic
Abito in un piccolo paese
di provincia. Desidero
sottoporle due domande.
Prima: il fedele può
“richiamare” (certamente
con garbo) il proprio
parroco sulla necessità
o dovere di fissare un
giorno per le confessioni?
Non si può trascurare questo
sacramento, anche se il prete
deve correre tra le diverse
chiese sparse nelle frazioni
del paese. Seconda: il fedele
può chiedere al viceparroco,
persona giovane, di tenere
l’omelia domenicale stando
più aderente alla pagina
evangelica? E non limitarsi
a una semplice e generica
esposizione religiosa? Cosa
possiamo fare noi fedeli
quando constatiamo qualche
carenza nei preti? È nostro
diritto-dovere intervenire?
Nella M.
Nel Vangelo si parla di correzione
fraterna. E non ci sono limiti,
se non quelli della carità
e della verità. In una comunità,
se c’è pieno coinvolgimento
di tutti nella corresponsabilità,
ci si può dire tutto. E trovare
anche le soluzioni migliori per
il giorno e l’orario delle confessioni.
Così come si può fare un
garbato appunto, in spirito costruttivo,
sulle omelie. Ma, al
tempo stesso, tutti devono mettersi
in discussione. Nel dialogo
e nel confronto. Nessuno è
spettatore o giudice. Altrimenti,
criticare e sparare addosso
al parroco o ai suoi coadiutori
è fin troppo facile e comodo.
Un pretesto lo si trova sempre.
Più proficuo, invece, è “camminare
insieme”.
Pubblicato il 03 dicembre 2012 - Commenti (7)
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