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Davanti ai poveri mi sento in colpa

Sono un pensionato, ex preside di scuola media. Abbonato da tempo immemorabile a Famiglia Cristiana, le scrivo per un parere sulle richieste di sostegno da parte di tante sigle e associazioni. Non solo in periodo natalizio, ma ormai tutto l’anno. Io ho un bonifico mensile, per l’intero anno, a favore della Caritas italiana e della Chiesa cattolica. Ogni tanto mando altre offerte per circostanze eccezionali: terremoti, disastri naturali. In Italia e all’estero. Lo faccio volentieri, perché so che le offerte vanno a buon fine. Mi sembra molto utile aiutare i missionari. Poi, però, quando tutti i giorni trovo nella mia cassetta postale tre-quattro (e anche più) bollettini con richieste di soldi, allora vado in crisi. E comincio a pensare male: dove andranno tutti quei soldi? A chi serviranno? Parlandone con amici, alcuni mi hanno detto: «Ma che problemi ti fai? Butta tutto nel cestino». La mia pensione non è ricca, ma a me basta. Quando sento o vedo situazioni di estrema miseria, o persone che dormono per strada, mi sento in colpa di non poter (o voler) fare di più. Da qui il dubbio: sono ancora un buon cristiano?

Abelardo

Nel tuo caso, caro Abelardo, verrebbe da dire: «Hai già dato». Non avere rimorsi. Anche se, parafrasando le parole di una nota canzone, «si può dare di più». La carità ha solo il limite dell’amore, che non ha limiti. Ma i beni non sono solo quelli materiali. Si può donare il proprio tempo, l’esperienza e la professionalità. Da mettere a servizio di ammalati o bambini denutriti, nelle missioni, ospedali e campi del Terzo mondo. Più che fare ragioneria della carità, un euro in più o in meno, a questo o quell’ente, è meglio offrire disponibilità. A forza di spaccare il capello, si diventa aridi.

Pubblicato il 17 agosto 2011 - Commenti (3)

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Postato da DOR1955 il 19/08/2011 10:18

Personalmente, di fronte ai poveri, ma in senso più generale di fronte alla povertà, non mi sento affatto in colpa, ma arrabbiato, quasi furibondo. Ma non verso loro o i contesti in cui sono costretti a "sopravvivere", bensì verso quanti, persone e istituzioni, siamo esse pubbliche e/o private, poco o nulla fanno di veramente concreto per risolvere tali situazioni. Non stilo una classifica di chi ritengo in testa a questo comportamento prima di tutto immorale; posso citare i responsabili politici e/o i dittatori dei paesi dove la povertà è diffusa (loro intanto hanno accumulato beni e portati all'estero), gli organismi internazionali preposti a questo tipo di "missione" (ONU tanto per non fare nomi), i responsabili delle singole nazioni occidentali e non solo, ma anche Cina - India - Brasile - Corea - ecc, che non sono più povere ma quanto a contributi alla povertà del mondo non mi sembra destinino molte risorse (anzi, depredano le materie prime di molti paesi poveri rendendoli ancora più poveri), per finire alle grosse multinazionali, ai ricchi speculatori, ai ricchi e basta, alle centinaia di milioni di persone nel mondo che neppure il superfluo li accontenta oramai più ma non se ne privano per nessuna ragione. Ho conosciuto situazioni di persone molto agiate che per tutta la vita hanno accumulato beni e denaro e quasi mai fatto qualcosa di veramente di concreto per gli altri, che non è appunto donare il solo Euro o cento che siano, e solo in punto di morte, magari a 90-100 anni, pensando di "comprarsi" il Paradiso, decidono che i loro beni vengano destinati a questa o quella causa con la conseguenza, molto spesso, di scatenare guerre fra parenti-amici-custodi-istituzioni (molto spesso ci sono i preti di mezzo in queste situazioni) che generano rancori e odi e poco beneficio a chi veramente ne avrebbe bisogno. Penso che ognuno di noi, ma sopratutto quanti si ritengono cattolici, ma sopratutto "CRISTIANI", se veramente siamo tali, non dovremmo neppure porci la domanda se sia giusto fare beneficenza (materiale, economica, di tempo, ecc) verso il prossimo sofferente; la risposta, anzi, l'insegnamento, ci viene dal Vangelo dove non mi risulta il Signore inviti a tentennare di fronte a situazioni come la povertà, sia essa materiale che Spirituale. Purtroppo, in nome di Dio, si commettono peccati fra i più gravi che possano esistere e approfittando della sensibilità di molti si chiede loro un contributo (guarda caso quasi sempre economico e quasi mai di altro genere) per aiutare questa o quella situazione, questa o quella persona, questa o quella nazione. Per andare a scoprire, alla fine, che troppo spesso alla "causa" arrivano le briciole. Non giudico, guardo i fatti e i fatti, volendo vedere, sono sotto gli occhi di tutti. Concludo dicendo che sono profondamente turbato di fronte alle situazioni di povertà ma che non mi sento in colpa in quanto, e non per giustificarmi dicendo "c'è chi ha più di me che può dare", nella mia vita non ho mai avuto il superfluo (anzi) ma sopratutto non mi sono mai permesso di dare i "miei avanzi o le cose rotte e inutili" a chi stava sicuramente peggio di me.

Postato da santrev il 17/08/2011 23:29

Ma ha ancora un senso fare donazioni alla chiesa cattolica? Siamo sicuri che ne valga la pena? I nostri soldi poi vengano utilizzati veramente per i piú bisognosi? I 200 miliardi messi a disposizione dal card. Bertone per salvare il san Raffaele, da dove provegono? Pensare che i miei soldi possano essere utilizzati per tappare il fallimento provocato da un prete, come don Verzé, che la chiesa ha sempre tollerato, mi vengono i brividi. Io l'8 x mille alla chiesa cattolica in futuro non lo devolveró piú! Gli aiuti li devolveró direttamente a qualche prete o a qualche organizzazione cattolica di cui mi possa fidare. Ma inviare aiuti economici al Vaticano, pensando in una equa distribuzione tra piú bisognosi, come ci viene indicato nella pubblicitá ingannevole in TV, proprio no! Quasi, quasi mi sto convincendo che lo slogan di Bossi, Roma ladrona, possa valere anche per la chiesa.

Postato da vitorusso49 il 17/08/2011 22:48

Mi ritrovo anche io in una situazione simile a quella di Abelardo e, avolte, sogno di fare qualche vincita milionaria per poter inviare un buon aiuto materiale a tutti i bisognosi. Ho adottato un bambino a distanza che sostengo gia da qualche anno ed ogni mese invio una piccola cifra, che rappresenta una goccia nel mare dei tanti bisogni, ai missionari o ad altre ONG: di più non posso. Però, come dice don Sciortino, ho dedicato e dedico ancora, insieme a mia moglie, molta parte del mio tempo ai familiari anziani bisognosi di cure e di sostegno. Un'esperienza che mi sta dando tanto è il rapporto epistolare con un detenuto "conosciuto" quasi per caso per il regalo che gli ho fatto di un mio CD di cui "famiglia Cristiana" pubblicò una recensione: forse, anche attraverso le mie lettere, questo detenuto sta tornando a riappropriarsi "cristianamente" della sua vita. Certo, si può fare anche e molto di più ma nella vita quotidiana non mancano occasioni per dare una mano a chi ne ha bisogno, per regalare un sorriso a chi è triste, per portare un pò di luce dove c'è buio: anche questo vuol dire essere cristiani, anche questo è preghiera.

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Don Sciortino risponde

Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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