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dic
Caro don Antonio, l’evento principale della scorsa
settimana non sono state le dimissioni di Mario
Monti. A mio avviso, è stata l’omelia del cardinale
Scola, nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Ma
le due cose non sono slegate tra loro. Nella sua omelia,
Scola ha denunciato che la libertà religiosa non è più
al vertice dei diritti fondamentali, come un tempo. E
gli effetti, purtroppo, sono negativi. Esistono divisioni
profonde tra cultura secolarizzata e fenomeno
religioso. Con prevalenza della prima, a scapito
del bene comune. Ciò spiega la scarsa attenzione
per i princìpi etici irrinunciabili, validi anche per i non
credenti. Un esempio di questa
mancanza di attenzione è la
decisione del Governo tecnico
di far pagare l’Imu alle scuole
paritarie, quelle pubbliche non
statali, che hanno più di un
milione di allievi. Si penalizza,
così, il diritto costituzionale delle
famiglie di scegliere la scuola che preferiscono. Le
scuole paritarie, inoltre, fanno risparmiare allo Stato
più di sette miliardi di euro. Il pluralismo scolastico,
tanto caldeggiato da Croce ed Einaudi, genera una
sana competizione tra scuola statale e paritaria.
Nell’interesse dell’intero sistema scolastico nazionale.
In linea con gli altri Paesi europei, cui diciamo sempre
di ispirarci.
Bruno M. - Milano
In questi tempi si parla tantissimo di Europa. A proposito
e a sproposito. Sulla scuola paritaria, ad esempio, siamo
ben lontani dal sistema europeo. Dove adeguati finanziamenti
permettono alle scuole non statali la libera concorrenza
nel campo dell’istruzione. In Italia, invece, ci facciamo
del male da soli. Penalizziamo, con scarsissimi contributi,
le scuole paritarie, che fanno – è bene ribadirlo –
un servizio pubblico. Molte saranno costrette a chiudere.
Se lo Stato dovesse accollarsi gli alunni delle scuole paritarie,
di ogni livello, sarebbe al collasso. Una visione lungimirante
è conveniente anche economicamente.
Pubblicato il
20 dicembre 2012 - Commenti
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14
mar
Come può l’Europa condannare l’Italia per violazione del diritto internazionale verso gli immigrati, quando non ci dà l’aiuto necessario per far fronte a questa ondata di stranieri? A noi è chiesto di aprire le porte a tanti poveri disgraziati, ma l’Europa se ne disinteressa. Noi stavamo sprofondando, mentre le altre nazioni chiudevano le frontiere, lasciandoci soli nell’emergenza. C’è ancora umanità? Dove sta l’amore per il prossimo? Siamo tutti bravi, ma solo a condannare.
Piera
Il fenomeno dell’immigrazione non può essere scaricato sulle spalle di quelli che, per posizione geografica, si trovano a ridosso dei Paesi da cui fuggono tanti disperati. Così è per l’Italia, al centro del Mediterraneo, a poca distanza dalle coste nordafricane. Hai ragione, cara Piera, a richiamare la responsabilità dell’Europa per una politica comune verso gli stranieri. Ma ciò non ci dispensa né ci giustifica se violiamo le leggi internazionali. Certo, ci vuole umanità e amore per il prossimo. Ma dov’erano questi sentimenti quando, in nome delle nostre leggi (votate anche dai parlamentari cattolici), respingevamo in blocco i profughi, rimandandoli nelle prigioni libiche a subire torture o a morire? Il rispetto delle convenzioni internazionali sui rifugiati politici viene ancora prima del coinvolgimento dell’Europa per una politica comune sui flussi migratori.
Pubblicato il
14 marzo 2012 - Commenti
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