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L’esperienza di una malattia in famiglia ti insegna
a ridimensionare tante cose. Soprattutto il modo
di vivere. Ma c’è un’altra cosa che considero sempre
con stupore: il silenzio di Dio. Quando entro
in chiesa, guardo il crocifisso e mi sento immersa
in un silenzio avvolgente. Fuori c’è chi si affanna,
piange, gioisce, lavora, si dispera o è in pace con sé
stesso. Non so cosa sia la fede. E non ho mai chiesto
un miracolo. Ho capito che ero impotente di fronte
alla malattia di una persona amata. Mi sono
affidata a Dio. Lui è sempre lì, vicino a chi soffre.
Io ho creduto alla promessa della vita eterna.
E le promesse vanno mantenute. Quel che doniamo
ci verrà restituito in abbondanza.
Simona
La malattia, spesso, è il momento della verità. Dove
quel che conta è ciò che sei. Tutto il resto, dai soldi ai
successi, svanisce come neve al sole. La vera ricchezza
è quella interiore, che non ha prezzo. Tu dici di non sapere
cos’è la fede, ma ci dai una lezione di come viverla.
Anche quando è messa duramente alla prova. Come
l’esperienza della “notte buia” di tanti mistici e anche
di Madre Teresa di Calcutta. La luce arriva dall’abbandono
totale in chi abbiamo posto la fiducia e nel
donarsi agli altri. «C’è più gioia nel dare che nel ricevere
»: parole del Signore che non trovano, però, il dovuto
consenso in una società sempre più egoista.
Pubblicato il
11 ottobre 2011 - Commenti
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