Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
06
mag

Una cuccia o un tetto?

Caro don Antonio, abbiamo appena rinnovato l’abbonamento. Siamo contente d’averlo fatto, perché la rivista ci comunica cose che altrimenti non avremmo occasione di sapere. Ma vorremmo farle un appunto: sono già due numeri che vediamo nell’ultima pagina di copertina una pubblicità per dare “duemila cucce ai cani”. Ha visto il telegiornale ieri sera? Una famiglia sul lastrico per aver perduto il lavoro, e il capofamiglia che tenta il suicidio viene salvato per miracolo. Beh! Non si dovrebbero ospitare queste pubblicità quando ci sono altri problemi molto più gravi di questi “trovatelli”. Siamo francescane, amiamo gli animali, ma molto più le persone che ora hanno bisogno di un tetto dove stare. Scusi queste parole, ma anche noi come piccola comunità cerchiamo di alleviare le sofferenze di coloro che bussano ogni giorno alla nostra porta. E siamo sicure che anche voi fate lo stesso. Pace e bene!

Suore francescane

Care sorelle, leggendo Famiglia Cristiana, vi siete soffermate sulla pubblicità delle cucce ai cani, ma non avevate bisogno di ascoltare la Tv per scoprire le povertà e le sofferenze di chi non ha un lavoro o delle famiglie disperate che non ce la fanno più. Bastava sfogliare lo stesso numero della rivista per comprendere il brutto momento che stiamo attraversando, tra vecchie e nuove povertà. Da tempo, e con forza, sollecitiamo chi ha responsabilità politiche a farsi carico dei più poveri e delle tante emergenze del Paese. Aver ospitato quella pubblicità non ci ha distolto dall’attenzione ai veri problemi della gente.

Pubblicato il 06 maggio 2013 - Commenti (1)
16
gen

I laici e l'8 per mille

Adesso che è terminata la campagna pubblicitaria dell’otto per mille al clero, lasciateci dire che lo spot non ci è piaciuto. Siamo laici impegnati nel volontariato come tantissime altre persone, e ci è sembrato spudorato, prima ancora che offensivo, che il clero voglia apparire come l’unico soggetto che si occupa di chi è meno fortunato. Ancora una volta, disconoscendo o sottovalutando l’apporto dei cristiani laici nella Chiesa. Se dobbiamo basarci sulla nostra esperienza diretta, non ci sembra che l’occupazione principale del clero sia l’assistenza diretta ai meno fortunati. Ma sappiamo che non è il loro compito principale. Ci è sembrato che la Cei abbia posto l’accento sull’opera sociale dei preti, perché questo tocca le coscienze e i portafogli dei donatori. Nello spot si respira un clima cupo. Non si dà l’idea della gioia del cristiano. Il prete è solo. Ma che ne sarebbe di lui senza una comunità?

Alessandro e Margherita P. - Livorno

Ho visto sulla rivista una pubblicità che mi ha sconcertata. Su uno sfondo tutto nero, a piena pagina, risaltava la parola “Nessuno”, ripetuta tre volte. E sotto, in piccolo, la domanda: «Se non ci fossero i sacerdoti, al fianco di molti, chi ci sarebbe?». Come a dire che, senza i sacerdoti, non ci sarebbe nessuno a testimoniare l’amore di Dio verso il prossimo. La realtà è ben differente. E sono tantissime le persone che si dedicano al volontariato. Nel silenzio e nellagratuità. Perché questo bisogno di dirsi “unici”, quasi fossero una “casta”? Mi è parso un autogol.

Marisa S. - Verona

Osservazioni più che pertinenti. Ma non credo che chi ha realizzato quella pubblicità volesse mettere in “santa” competizione clero e laici, per verificare chi è più vicino ai poveri. L’amore per il prossimo, nella Chiesa, non è compito appaltato a qualcuno. Riguarda tutti, perché il giudizio finale verterà solo sulla carità (vedi Matteo 25). Il termine “Nessuno” non intendeva essere esclusivo. Né ignorare il vasto impegno dei laici nel volontariato. Certo, si è puntato sui preti, perché loro erano lo scopo della campagna promozionale. Ma, forse, si è data un’idea di Chiesa ancora clericale e gerarchica. Distante dal concetto di “popolo di Dio”, che il Concilio ci ha fatto riscoprire.

Pubblicato il 16 gennaio 2013 - Commenti (9)
05
set

Una pubblicità che offende

Ho quarantacinque anni, abito a Pomezia, in provincia di Roma, e fin da ragazzo sono un vostro abbonato. Conservo gli articoli del teologo, utili per la mia formazione e l’animazione in parrocchia. La disturbo perché, in questi giorni, ho avuto modo di vedere una pubblicità di Sky, che utilizza alcuni miracoli di Gesù per vendere i suoi servizi. Sminuendo così il significato profondo di episodi religiosi. Mi permetto di alzare la voce per chiedere se si può fare qualcosa per far smettere questo brutto spettacolo.

Stefano B.

È sempre valido il detto: «Scherza coi fanti e lascia stare i santi». Anche l’ironia deve avere un limite, che è il rispetto del sentimento religioso delle persone. Fare la caricatura di Dio e della fede denota mancanza di fantasia per i creativi pubblicitari. È una via troppo scontata, che stride sapendo che per la fedeltà a questi valori religiosi ci sono migliaia di cristiani perseguitati e uccisi nel mondo. C’è, poi, una domanda: perché si prende di mira solo la religione cristiana e non anche Maometto e l’islam? La risposta la conosciamo. Anche se la tolleranza è un valore che dovrebbe appartenere a tutte le religioni.

d.A.

Pubblicato il 05 settembre 2011 - Commenti (3)
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