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Negli ultimi anni si sono verificati
in Europa più di venti episodi
gravi di razzismo nell’ambiente
dello sport. Nella cultura moderna
lo sport ha fatto della lotta alla
discriminazione, non solo quella
etnica, uno dei valori più alti
contribuendo allo sviluppo di
un concetto privo di pregiudizi.
È la mancanza di un’educazione
culturale che spinge l’individuo
ad assumere atteggiamenti
discriminatori. Bisogna iniziare
dalla scuola, insegnando ai più
piccoli il rispetto verso gli altri e
sviluppando la conoscenza reciproca.
Giovanni Paolo II, il “Papa sportivo”,
ricordava al Giubileo del 1984
che «lo sport può recare un valido
apporto alla coesistenza di tutti
i popoli al di sopra di ogni
discriminazione di razza, di lingua
e di nazioni».
Angelo P. - Lecco
Gli sportivi, da parte loro, per la vasta
popolarità di cui godono hanno
una grande responsabilità, nel bene e
nel male, con i loro atteggiamenti durante
e al di fuori delle attività sportive.
Tante campagne di solidarietà promosse
da un noto personaggio dello
sport hanno un’immensa forza trainante,
perché i “tifosi” tendono a imitare
i comportamenti del proprio idolo.
Lo sport in quanto tale, quando si attiene
ai princìpi della lealtà e della correttezza,
è un volano e un moltiplicatore
di “buoni sentimenti”. Per questo andrebbero
stroncati sul nascere tutti
quei fenomeni che “sporcano” lo sport.
Tra questi, l’inciviltà e l’ignoranza rozza
dei presunti tifosi che approfittano
del tifo sportivo per sfogare il peggio
dei loro istinti, con cori razzisti che dovrebbero
indignare tutti.
Pubblicato il
23 maggio 2013 - Commenti
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