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I beni del Vaticano e la fame nel mondo
Grazie, anzitutto, per la ricchezza di
notizie e documentazioni che Famiglia
Cristiana offre anche a noi che viviamo in
Burundi. Leggendo l’articolo di una signora
sui beni della Chiesa, m’è venuta in mente
la trasmissione televisiva sulla “centesima”
fontana nei giardini vaticani. Un’opera
davvero splendida. Istintivamente, però,
ho pensato al suo costo. E ai cinque-sei
piccoli acquedotti che qui avremmo potuto
costruire per questa povera gente che, ogni
giorno, fa diversi chilometri a piedi per un
bidoncino d’acqua. In realtà, ci sono anche
altre ricchezze che si potrebbero mettere
a disposizione. Amo il Papa e la Chiesa, ma
vivendo da quarant’anni nella povertà
della mia gente, mi sono venuti spontanei
questi interrogativi.
Padre Luigi
Mi lasci dire, caro padre Luigi, che le riflessioni
sono venute davvero d’istinto. Condivisibili
nello spirito che le anima, irrealizzabili nel
concreto. La fame nel mondo non si estinguerà
certo vendendo i beni artistici del Vaticano, come
tante persone pensano e dicono nei discorsi
da bar o di strada. Il fenomeno è ben più grave,
come lei ben sa, e richiede il contributo delle
nazioni. Non solo a parole o con promesse sempre
disattese. Come capita per la Cooperazione
internazionale, sempre più vittima di drastici
tagli, soprattutto nel nostro Paese. Ciò non toglie
che l’invito a stili di vita più sobri e morigerati
ci riguarda tutti. Una Chiesa “povera” è
più libera e più profetica nella denuncia.
Pubblicato il 11 ottobre 2010 - Commenti (0)