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Il perdono non si improvvisa
Siete l’unico giornale che riesco a leggere. Ogni tanto, sfoglio altri settimanali, ma dopo aver letto qualche articolo, lascio perdere. A me sembra che voi siate la mia voce. Riuscite a dire quello che penso, ma non riesco a esprimere. È la prima volta, in vita mia, che scrivo a un giornale. C’è sempre una prima volta! Lo faccio in merito all’articolo “Il vero perdono arriva da lontano” (FC n. 47/2001) su monsignor Betori (foto). L’ho trovato di una bellezza totale. Primo per il contenuto. Poi per come è scritto. Ne ho fatto diverse fotocopie per farle leggere agli amici. E da tenere in borsa, per rileggerlo o darlo all’occorrenza. I miei più vivi complimenti, la mia ammirazione e tanta “sana invidia” alla Bonanate per questo suo bellissimo talento. Scrivo da Treviso e sono un’impiegata. Figlia, moglie, mamma e nonna di cinquantotto anni. Il tutto con un po’ di affanno, ma con tanta serenità.
Anna
Giro i tuoi complimenti a Mariapia Bonanate. Davvero il perdono non si improvvisa. Viene da lontano. È un valore sacro. Non voglio aggiungere altro alle sagge parole espresse dalla Bonanate. Vorrei, però, riportare quel passaggio che lei stessa ha ripreso da una risposta di don Zega. Riguarda Erika che, a giorni, torna libera in famiglia, assieme al padre. Immagino già quali saranno le reazioni. «La giustizia umana», scriveva don Zega, «giudica e condanna secondo le sue regole. Il perdono cristiano non è un atto di giustizia e neppure di liberalità o di filantropia, ma l’umile riconoscimento di una fragilità condivisa, che tutti ci accomuna nel bisogno della misericordia del Padre. Senza il perdono il cristianesimo crolla su sé stesso. È necessario ritornare a questa sorgente in tempi di insicurezza diffusa e di rivendicazioni astiose, perché anche la pace del nostro cuore riposa su questo fondamento».
Pubblicato il 05 dicembre 2011 - Commenti (0)