Caro Santo Padre,
leggo dai giornali le vicende che coinvolgono la Santa Sede in questioni non proprio esaltanti. Dalla periferia è difficile sapere quale sia la verità. Anche perché l’informazione non sempre è corretta e disinteressata. L’impressione, comunque, è brutta. Emerge un’immagine di Chiesa intrigante, con persone non limpide, come non ci si aspetterebbe da uomini di fede. Il pensiero è andato subito a te, chiamato a guidare la Chiesa in un momento particolarmente difficile. La scristianizzazione dell’Occidente, l’incertezza dei cuori, le difficoltà economiche fanno vivere un periodo confuso e disorientato. Hai usato espressioni miti, in recenti richiami («il vento che soffia sulla Chiesa», «il linguaggio di Babele»), che fanno però immaginare la tristezza e il dolore che stai vivendo. Desidero portarti conforto, a nome della fede nel Signore che tutti professiamo. Insieme ai cristiani anche noi, parroci di campagna, ti siamo vicini. Ed esprimiamo tutto l’affetto e la comprensione per il momento delicato. Il popolo di Dio ha fiducia in te e nella tua opera. La Chiesa ha attraversato gravi momenti di prova e di persecuzione. Il momento presente è più difficile. La crisi colpisce anche dall’interno: non dai nemici della Chiesa, ma da suoi cristiani sleali. Forse, è arrivato il momento di una revisione strutturale dell’organizzazione ecclesiastica, ancora troppo legata a schemi storici trascorsi e non più adeguati all’evoluzione della vita nel mondo. Gli effetti sono il permanere di funzioni che dovrebbero essere affidate alle Chiese locali, recidendo sul nascere le tentazioni del potere e delle manipolazioni.
Caro Santo Padre, la grazia di Dio ti assista e ti conforti: rimaniamo fedeli al Signore e preghiamo per te. Il Signore non ti farà mancare la grazia necessaria per guidare la sua Chiesa. Con affetto grande».
Don Vinicio - parroco di campagna
Caro don Antonio,
sono un cattolico praticante e sono tramortito da quanto leggo, in questi tempi, sulla bufera abbattutasi sul Vaticano. Cardinali che tramano, altri che vengono allontanati, altri che raccomandano amici per cariche pubbliche. E poi c’è chi frequenta salotti mondani. O partecipa a cene con politici potenti. Nel frattempo, il presidente dello Ior è fatto fuori. Vicende che rattristano il Papa. Ma non era meglio nel passato. Dentro e fuori le mura vaticane. All’ex ministro Maroni è stata assegnata una delle più alte onorificenze della Chiesa, che si dà solo a chi ha condotto vita esemplare e reso importanti servigi alla Chiesa. C’è pure chi s’è dato da fare perché il successore del cardinale Dionigi Tettamanzi a Milano desse forti segnali di discontinuità col passato. E non fosse ostile a una parte politica. Ai politici si chiede di essere trasparenti, ma all’interno della gerarchia si moltiplicano le trame per successioni improbabili. In qualche movimento ecclesiale, persone votate alla povertà, castità e obbedienza fanno vacanze da sogno. Con lussuosi yacht a disposizione. E cene e pranzi pagati “a loro insaputa”. Vivono nel lusso, mentre il Paese è travolto da una crisi profonda. A Milano, poi, un sacerdote si avventura in imprese folli legate a un ospedale. Ha creato, sì, una struttura sanitaria d’eccellenza, ma ha seminato debiti in miliardi di euro. E acquisito ville per sé e i suoi amici. Con un jet privato che lo portasse di qua e di là nel mondo. Soldi, tanti soldi. E potere, tanto potere. E mai una parola di rimprovero da parte della gerarchia. Noi, poveri credenti, che dobbiamo pensare e fare? Per quanto mi riguarda, continuerò a frequentare la Messa e i sacramenti. Confesso, però, che faccio fatica a credere in questa gerarchia. Ma, in fondo, la Chiesa non siamo tutti noi?
Paolo G.
Due lettere dal tenore diverso. La prima, colma di affetto per il Papa, rattristato dalla bufera che si è scatenata in Vaticano. E che ha coinvolto le persone a lui più vicine. L’altra, più critica, elenca una serie di scandali e perplessità, dentro e fuori le mura vaticane. Con grande sconcerto e smarrimento dei credenti. Entrambi gli scritti sollecitano verità e trasparenza. Più pulizia e una testimonianza di vita aderente al Vangelo. La Chiesa, come più volte ricordato, è
“santa” per sua natura. Ma fatta da uomini, con i loro pregi e difetti. A ogni livello. La storia ci insegna che il cammino di due millenni di cristianesimo è lastricato, oltre che di martiri e testimoni, anche di errori e peccati. Di cui chiedere perdono. Come ha fatto Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del Duemila.
L’altro giorno, interrogato sulle vicende dei “corvi” in Vaticano, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, ha detto:
«La Chiesa non è una realtà che decolla dal mondo verso cieli mitici e mistici. È una realtà che è impiantata nel terreno. E, qualche volta, il terreno è anche fango. E impolvera le vesti». Alla luce delle vicende di questi giorni, sono
quanto mai profetiche le parole che, nel Venerdì santo del 2005, l’allora cardinale Ratzinger scrisse a commento della Via Crucis: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui. Quanta superbia, quanta autosufficienza». E, rivolgendosi al Signore, aggiungeva: «Spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare. Una barca che fa acqua da tutte le parti. La veste e il
volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Abbi pietà della tua Chiesa. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi».
Non giova nascondere o minimizzare il momento di tristezza e confusione che avvolge, oggi,
la “barca di Pietro”. C’è necessità di “prendere il largo”. Con una nuova classe di traghettatori che, sulla scia del Vaticano II, abbiano più coraggio. Per dare alla Chiesa e al mondo una nuova primavera. Una ventata di ottimismo e speranza, di cui c’è tanto bisogno. Ma l’enfasi (o accanimento) che qualche giornale riserva alle vicende vaticane è sospetta. Chiesa non è solo gerarchia, ma tutto il “popolo di Dio”: clero e fedeli laici. Con la stessa dignità e missione. Una ricchezza di “doni ecarismi”. Fino alla persecuzione e al martirio, come avviene in tante nazioni del mondo. Anche
se ciò non fa notizia e non interessa i mass media. A un giornalismo “ammalato” di gossip e sensazionalismo, quattro “corvi” romani interessano più di un evento mondiale come il Family 2012 a Milano. O di un milione di persone
che, nel parco di Bresso, si sono strette attorno al Papa, con affetto e fedeltà. E l’hanno applaudito a lungo, a conclusione della Messa, presenti anche il presidente del Consiglio Mario Monti e diversi ministri del Governo.
Nel corso dei secoli, la “barca di Pietro” è stata sballottata da onde alte e pericolose. A chi pensa di poterla affondare, come un tempo Napoleone, va ricordata la fulminante risposta che il segretario di Pio VII, cardinale Consalvi, diede all’imperatore: «Maestà, in tanti secoli, non ci sono riusciti nemmeno i preti!».
Pubblicato il 07 giugno 2012 - Commenti (16)