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Mio nipote ama una divorziata

Sono la zia di un giovane ventinovenne, laureato, con un buon posto di lavoro, cresciuto in una famiglia di buoni princìpi cristiani e morali. Frequenta la chiesa e, nel tempo libero, si impegna nel volontariato. Ma c’è una cosa di cui non riesco a farmi una ragione: si è innamorato di una donna divorziata, con un bambino di tre anni, e desidera ardentemente sposarla. A me spiace, perché non può sposarsi in chiesa. E poi, onestamente, vedo una situazione ingarbugliata con eventuali figli che nasceranno. Ma con tante brave ragazze che ci sono, proprio d’una divorziata doveva innamorarsi?

Annamaria - Padova

Verrebbe da dire subito che al cuore non si comanda. Così come non si può considerare donna di malaffare ogni divorziata. E brava ragazza chi deve ancora sposarsi. A prescindere da qualsiasi valutazione. Certo, non tutte le preoccupazioni della zia sono infondate. Siamo di fronte a un precedente matrimonio, comunque, “fallito”. Anche se non ne conosciamo le ragioni. E alla presenza di un figlio, che si troverà ad avere un altro papà. Ma se questo nipote è così ferrato nei sani princìpi e tanto partecipe dei valori della Chiesa, avrà fatto tutte le sue considerazioni per una scelta consapevole. Anche se differisce da quella desiderata dalla zia. Non posso immaginare che tutto sia frutto di infatuazione. La maturità umana e cristiana ora è messa alla prova.

Pubblicato il 12 settembre 2012 - Commenti (15)

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Postato da degrel0 il 20/09/2012 12:12

Brunoi,Franco Salis non è Dio ma crede di esserlo!

Postato da brunoi il 18/09/2012 15:35

Franco Salis,tu dal Card.Martini dovresti imparare una cosa sola: non giudicare.Come ti ha ricordato mghiri chi giudica é Dio. E tu non sei Dio!

Postato da sergio3 il 18/09/2012 14:36

Gesù ha detto: "Fu detto: Chiunque ripudia sua moglie, le dia l'atto del divorzio. Ma io vi dico: Chiunque manda via la moglie, salvo che a motivo di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque sposa colei ch'è mandata via, commette adulterio" (Matt. 5:31-32). San Paolo aggiunge: "e se mai si separa, rimanga senza maritarsi o si riconcili col marito" (1 Cor. 7:11).

Postato da Franco Salis il 18/09/2012 13:42

@ mghiri il 18/09/2012 09.01 confermo: è ladro chi ruba e chi regge il sacco. Il fatto che CL abbia sostenuto il fuggitivo, responsabile della crisi finanziaria(assieme ad altri) e morale dell’Italia, è un dato oggettivo “non è secondo me” . Dici “Marini” io non ne ho parlato, forse volevi dire “Martini”, ma ne ho solo parlato “bene”, oppure ho sbagliato io, digitando, ho scritto Marini anzi che Martini, è possibile. Cosa c’entra De André con un lussurioso peggio di “Semiramis”(Dante inferno canto V, vv 52-60) ,che già spande demagogia senza alcun pudore! Io non “strumentalizzo” un bel niente, esprimo pareri, giudizi su fatti di vivi e anche di morti relativi, soprattutto a quest’ultimi, non alla persona ma alla sua “eredità”. Fatto giuridicamente e moralmente ineccepibile, anzi doveroso. Visto che hai disturbato De Andrè, io disturbo Dante, con l’avvertenza che non mi immedesimo né in lui né nella sua opera, peccherei gravemente di immodestia, ma io ho già provato(Dante paradiso canto XVII vv 58-66)… sì come sa di sale//lo pane altrui, e come è duro calle//lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.//E quel che più ti graverà le spalle,//sarà la compagnia malvagia e scempia//con la qual tu cadrai in questa valle;//che tutta ingrata, tutta matta ed empia//si farà contr' a te; ma, poco appresso,//ella, non tu, n'avrà rossa la tempia.// Ora ti invito a cogliere il significato della terzina ( idem vv 127-129) //"...Ma nondimen, rimossa ogne menzogna//,tutta tua vision fa manifesta;//e lascia pur grattar dov'è la rogna..."//. Pur essendo libero di farlo, non tentare di scimmiottare il vangelo “Chi giudica è Dio, non noi uomini”. Dio giudica gli uomini, gli uomini giudicano e devono giudicare, diversamente cadono nell’ omertà, i fatti. Ma dì la verità, tu hai voluto dare la frecciatina solo per farti promettere un bicchiere di vermentino docg riserva. Se sei delle mie parti sai benissimo dove abito. Ciao.

Postato da mghiri il 18/09/2012 09:01

Tra moglie e marito, non mettere il dito! credo si possa dire anche tra due che si vogliono sposare, indipendentemente dal loro stato. Chi giudica è Dio, non noi uomini, vero Francesco Salis che ogni volta parla a sproposito citando quelli che per lui non sono veri cristiani? impari da Marini, non lo strumentalizzi facendo come le comari di De Andre nella canzone di Marinella.

Postato da marcello mannella il 16/09/2012 17:08

Mi permetta,Direttore, ma "la maturità umana e cristiana" messa alla prova, può prescindere da quello che il Magistero Ecclesiale già indica in materia di "divorziati"? Grazie. Marcello Mannella

Postato da nicolag il 16/09/2012 13:37

Auspicare che il matrimonio sia uno e indissolubile è un Grande Augurio e un Grande Traguardo, nonché uno stimolo, tanto opportuno di questi tempi, a vivere con grande responsabilità la vita coniugale e familiare. Imporlo è anacronistico. Auspicabile anche che la Chiesa prepari una grande squadra, ispirata da autentica religiosità, che si faccia testimone visibile di questi valori. Ciò in alternativa all'assurdo, discutibile anche sotto l'aspetto del Volere Divino (Gn.), obbligo del Celibato Ecclesiastico.

Postato da Franco Salis il 15/09/2012 17:36

Una delle poche notizie che ho appreso con favore da padre (non mio) Lombardi è che la (sacra) Rota lo scarso anno ha lavorato moltissimo pronunciando un numero rilevante di sentenze. Fra queste, non mi ricordo quante, la dichiarazione di nullità dei matrimoni (cioè il matrimonio ancorché celebrato consumato e prolifico, mancante di qualche elemento NON E’ MAI ESISTITO) . Ricordo che Papa Giovanni Paolo II ad un certo punto avocò a sé le cause di nullità, perché erano, a suo giudizio troppe. Nello stesso tempo anche il mio (non più vivente, purtroppo ) vescovo assunse lo stesso provvedimento. Nel caso del Papa non gli ho mai perdonato, né gli perdonerò, fintanto che un suo successore, sebbene “ predefinito”, non ponga rimedio all’errore (chiamiamolo così) contenuto nella Familiaris Consortio. Ad un certo punto vi è una esortazione ai parroci di celebrare comunque il matrimonio sebbene i nubendi non fossero del tutto convinti. Non dispongo di statistiche, ma rimango sempre convinto che la maggioranza,degli uno su tre, dei matrimoni falliscono perché non avevano i requisiti, nonostante le dichiarazioni contrarie degli interessati e quindi quei matrimoni sono NULLI, ipso facto. Ho già detto che il diritto canonico è opera prodotta in cooperazione (sebbene non deliberata) con il maligno, ora aggiungo che è tale anche l’istituzione della (sacra)Rota e il decreto di nomina dei componenti il (sacro) Collegio. Questo, avrebbe dovuto limitarsi a “prendere atto”, non a “ deliberare”. Deliberare è un atto di potere: ecco dove si insinua il maligno. Quindi invito la signora divorziata a non sentirsi giudicata male dalla Chiesa, né dagli sguardi di persone “di buoni princìpi cristiani e morali”, non sentirsi ad essa estranea di continuare la frequenza della parrocchia e rivolgersi al suo parroco per avviare le pratiche per la dichiarazione di nullità, una volta accertato che il matrimonio precedente non è ricuperabile. Se poi per l’arroganza che caratterizza le alte sfere, i tempi dovessero essere eccessivamente lunghi, contragga matrimonio civile. Anche la Familiaris Consortio dice che è meglio(di niente), perché è comunque una assunzione di responsabilità. @ DOR1955 il 13/09/2012 19.38, (eh quanto tempo che non ci si sente) tu fai riferimento al cardinale Martini, ma Martini è stato un cristiano autentico, ancor prima che cattolico (non per niente non lo hanno fatto Papa) Per cristiano autentico intendo chi si pone i problemi delle fragilità degli uomini e riflette su quale sia il modo migliore di superare tali fragilità, non DI CONDANNARE . Ma non un “cattolico” come si definisce Antonio Socci, che, oltre a tutte le “inesattezze” contenute nel suo blog(01.09.2012) a proposito di Martini, non ha neppure il pudore di non proclamarsi ciellino. Ma a ben pensare non vi è contraddizione: nel modo in cui si proclama “cattolico” intende ,non v’ha dubbio, che il cattolico è uno solo, cioè lui. Non riconosce risposte diverse dalla sua, cioè intollerante tipico di chi ha per lungo tempo sostenuto il fuggitivo massima espressione dell’arroganza, di chi ha gettato nel baratro l’Italia per curare esclusivamente i propri interessi, dando esempio di come si può crescere se concedi il tuo corpo al potente di turno. A tutti i fuggivi e seguaci avverto "ancu ti feten che babai Serra (= che ti riducano come babai Serra) ad altra occasione la morale.Ciao

Postato da greve il 14/09/2012 10:31

Se Dio è, ed è Amore, due persone che sinceramente si amano, sono la presenza di Dio in questo mondo indipendentemente dalle convenzioni umane. Altrettanto si può dire della chiesa che rifiuta la comunione ai separati risposati? Non ci si accota alla comunione, per ricevere un premio per buona condotta, altrimenti chi ne sarebbe degno; la presenza intima di Gesù nella nostra vita e nel nostro cuore è una necessità per ogni cristiano e più abbiamo la consapevolezza delle nostre fragilità e più ne abbiamo bisogno. giuseppe

Postato da Argonauta54 il 13/09/2012 23:38

Il divorzio è il capolinea della rottura definitiva di due persone che all'inizio si sono dati promessa di non dividersi. Siamo sempre pieni di propositi buoni in quanto l'amore l'uno verso l'altro è incondizionato nel tempo, cosi dovrebbe, ma molto spesso non lo è. Nessuno può dare giudizi, il fatto è che bisogna viverle le situazioni per capire- Certamente, la persona divorziata per arrivare al divorzio ha dovuto insieme all' ex partner vivere la fase della separazione, non piacevole, piena di dispiaceri dissonanti che da diversi anni si sono inflitti e flaggellati tra incomprensioni reciproche, poi il divorzio, che dopo lascia un amaro in bocca per tanto tempo, scattando una depressione da spavento e nello stare male e delusi in entrambi, cessando la rabbia e istaurando un profondo vuoto in ognugno di loro- Fatto questa premessa mi allego al contenuto di don Sciortino al finale del suo luminate e saggio pensiero. Sta di fatto che, in genere, quando ci si innamora di una persona divorziata, nel proprio intimo si pensa che il nuovo soggetto potrebbe essere di impedimento di un ritorno dell' ex partner, a volte succede, e allora cosa si fà quando avviene? Vi ricordata della parabola del Figliol Prodigo? Bene, quando si ricomincia in un nuovo rapporto di vita, a mio avviso andrebbero esaminate alcune situazioni di base, per non essere feriti o per ferire il prossimo. Non tutte le separazioni o divorzi sono strade senza un ritorno, quindi, spetta al nuovo arrivato fare tante considerazioni sulle motivazioni di come si è arrivati alla separazione, spesso sono divorzi senza ritorno, e quindi, non bisogna trascurare di analizzare fino in fondo un eventuale percentuale di ritorno, prima di entrare appieno nella vita di un divorziata/o, al fine di essere persone nuove, un' altra possibilità di vita, ma con tutte le cautele e le raccomandazioni di accertarsi di costruire un sincero e rispettoso amore nel tempo.

Postato da Clody il 13/09/2012 21:23

Noi non siamo nessuno, non possiamo giudicarla una cattiva ragazza. Una separazione è comunque un fallimento, quindi ha senz'altro sofferto. Io credo nel matrimonio come sacramento indissolubile, ma penso che Dio sia fedele ad ognuno di noi come singoli e poi in coppia. Se una persona commette degli errori, Lui rimane senza dubbio al nostro fianco e non perde occasione per dimostrarci la sua fedeltà e il suo amore... siamo noi che siamo "piccoli", ma lui non ci abbandona. Se questi due ragazzi si sono incontrati e si amano per davvero, anche lì c'è Dio. Certo, bisogna considerare le difficoltà che andranno ad incontrare, essendoci un bambino di mezzo. Ma se c'è amore, si può fare...

Postato da DOR1955 il 13/09/2012 19:38

Gentile signora Maria (compaesana), capisco la sua preoccupazione ma non la giustifico se essa è basata su pregiudizi e non su fatti concreti. Ammesso e non concesso che questa signora sia in questa condizione per colpa dell'ex marito, cosa dovrebbe fare secondo lei? Rinchiudersi in un luogo di clausura a flaggellarsi e dare il figlio di tre anni in adozione? O forse, sempre che questa signora sia lei la "vittima" del divorzio, è più umano (e non penso contro il CRISTIANESIMO) che cerchi di formare una nuova famiglia anche per dare un futuro al figlio? Penso che, se lei ha a cuore la felicità di suo nipote, per prima cosa dovrebbe cercare di capire come stanno veramente le cose e, se non è una "infatuazione" ma un sentimento vero, appoggiarlo indipendentemente dal fatto di sposarsi o meno in Chiesa. In questo do ragione a martiporres: sono forse più i divorziati che si sono sposati in Chiesa rispetto a quanti si separano dopo convivenza. E se non sbaglio non sono "la sola pecora nera" che in qualche modo sostiene un modo di vedere meno "bacchettone" la cosa (mi sembra che anche Vitttoria la pensi in questa direzione) ma sopratutto mi rifaccio, e la invito a leggere con molta attenzione, quanto ha scritto nel tempo il Cardinale Martini. Che non ha mai chiuso la strada a nessuno, come ha sempre fatto Gesù.

Postato da pier paolo il 13/09/2012 16:37

Credo che sia molto difficile abbracciare una linea di mezzo.. sopratttutto perchè si tocca ciò che è più sensibilile e cioè l'animo e la coscenza "personale" . Ogni essere umano è creato dalla perfezione di Dio, poi tende a plasmarsi a suo modo e vivere poi il "suo" mondo. Il Signore ci ha detto di dire si o no, di stare con lui per essere suo figlio, ma stare con lui pienamente è il compito e la prova più difficile per tutti, sia nelle piccole e nascoste debolezze che in quelle più dolorose che poi si riperquotono soprattutto per chi ci è vicino e quindi in particolare per la famiglia. Ecco il cristiano è responsabile verso Dio e verso i fratelli tutti e per tutto! Le debolezze umane provengono spesso dalle difficoltà vissute e da una solitudine permeata che porta a delle leggerezze e poi emergono le fragilità.. Si dobbiamo abbandonarci alla volontà di Dio, e saper sopportare le difficoltà spesso volute dai fratelli, possiamo essere tetimoni e consigliare nel bene solo dopo aver dato il giusto esempio, virtuoso, questa è la miglior cura e poi e pregare per gli altri e per soprattutto per noi stessi!

Postato da Victoria il 13/09/2012 11:21

A mio modo di vedere le preoccupazioni della zia sono, invece, infondate. La donna divorziata potrebbe esserlo non per sua volontà, e se il sentimento fra l'uomo e la donna è forte, nel senso di non superficiale, l'unione dei due potrebbe rivelarsi solida nella prospettiva di un futuro pieno di positività. Con buona pace dei benpensanti bacchettoni.

Postato da martinporres il 12/09/2012 18:02

Questo tipo di lettere non mi piace. Quante coppie formatesi nelle comunità cristiane con anni di fidanzamento alle spalle dopo il matrimonio si separano.

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Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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