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A scuola è più facile l'integrazione
Ho sentito in televisione il cardinale Tettamanzi dire che
l’immigrazione è un fenomeno che non si può e non si
deve fermare. Ma che tutti insieme dobbiamo trovare politiche
intelligenti di accoglienza, per convivere civilmente e con dignità.
Nel rispetto e nella ricchezza delle diversità. Sono d’accordo.
Sono un’insegnante e ritengo che l’integrazione debba iniziare
già sui banchi di scuola. Ma tutte le scuole. Certi genitori,
invece, scelgono la “scuola privata” perché ci sono pochi stranieri
in classe. Non è contraddittorio predicare l’integrazione
e, poi, nei fatti non effettuarla?
AngelaC. - (Mi)
L’Italia deve programmare il proprio futuro a partire dalla presenza
degli stranieri in Italia. Da considerare non solo in chiave sempre
negativa, enfatizzando episodi di malcostume o di delinquenza in
cui sono coinvolti extracomunitari, ma considerando l’immigrazione
come un’opportunità. Da saper cogliere, per il bene nostro e nell’interesse
del Paese. Gli immigrati sono una “scomodità”, ma è una scomodità
che ci aiuta a crescere. E i bambini sono la via più naturale
per l’integrazione, perché non sono appesantiti dai pregiudizi degli
adulti. Sui banchi di scuola, l’ho scritto più volte, è più facile l’incontro
e il dialogo. Senz’altro, più di quanto non avvenga nelle aule del
Parlamento, con la presenza di forze avverse e, talora, xenofobe. Parlando
di banchi, cara Angela, non si possono fare distinzioni tra
scuola privata e pubblica. I sani princìpi valgono sempre e ovunque.
Chi si ispira al Vangelo, semmai, ha maggiori responsabilità.
Pubblicato il 28 maggio 2010 - Commenti (0)