08
giu

Scandalo di don Seppia e scritte sui muri

La chiesa di Genova dove era parroco don Riccardo Seppia.
La chiesa di Genova dove era parroco don Riccardo Seppia.

Ho visto su Famiglia Cristiana (n. 22/2011) la fotografia della chiesa dove era parroco don Riccardo Seppia, con le indegne scritte sulla facciata. Se scrivere sui muri è un reato, pubblicizzare tali scritte riproducendole su Tv e giornali, dovrebbe essere “apologia di reato”, perché così gli incivili autori di quelle scritte si vedrebbero incoraggiati nelle loro imprese, con i mass media che fungerebbero da cassa di risonanza ai loro criminosi atti. Bisogna smetterla di fare pubblicità a tali ignoranti “scrittori”, che devono aver scritto ben poco sulle lavagne e sui banchi di scuola, per non saperlo fare meglio che sui muri. Nello storico quartiere di Trastevere in Roma, ad esempio, non c’è più un centimetro di muro pulito. E ora si sono messi a scrivere sui portoni. Uno scempio e una vergogna davanti a tutto il mondo. Perché Famiglia Cristiana non si fa promotrice, magari iniziando con la pubblicazione di questa mia lettera, di una campagna per l’approvazione di una legge che definisca “apologia di reato” la pubblicizzazione delle scritte sui muri e preveda severissime sanzioni sia per gli autori delle scritte, sia per chi le pubblicizza sui mass media? La ringrazio dell’attenzione e, nel caso decidesse di pubblicare, le chiedo la cortesia dell’anonimato.
Un prete di Roma

D’accordissimo con te nello stigmatizzare l’indecente opera di imbrattare ogni spazio pubblico a disposizione. Spacciarla per attività dell’ingegno sa un po’ di truffaldino. L’arte è ben altra cosa, e la si può esercitare meglio in spazi ben definiti. Ormai le nostre città sono “ferite” da scritte e segni che non risparmiano più nulla: muri, monumenti, chiese, mezzi pubblici… Uno spettacolo indecoroso che non ha eguale in altre città del mondo. Una soluzione, che non sia però la sola via della repressione, va senz’altro trovata. Detto ciò, leggendo la tua lettera, confesso d’essere rimasto allibito per l’assenza anche di un solo cenno all’altro sfregio, infinitamente più grave, che don Seppia ha fatto alla sua comunità parrocchiale. I muri si possono facilmente ripulire. Più difficile, invece, è rimediare allo sfregio del “volto di Cristo” operato da un prete pedofilo. Doverlo ricordare a un sacerdote è davvero deprimente. Anche nell’indignazione c’è una scala di priorità.

Pubblicato il 08 giugno 2011 - Commenti (24)

I vostri commenti

Commenta

Per poter scrivere un'opinione è necessario effettuare il login

Se non sei registrato clicca qui

Postato da folgore il 12/06/2011 22:55

Mi scusi reverendo di Roma che ha fatto la domanda iniziale. Non poteva fare riferimento ad altre scritte, ci saremmo evitati le sfuriate lei e di stare dietro la lavagna io!

Postato da folgore il 12/06/2011 22:53

Certamente è una vita difficile quella del prete. Se vuole solo che la sua chiesa non subisca danni viene subissato dalle critiche! Le scritte sulle chiese son le più varie. Dal sacerdote che semplicemente vorrebbe che certa gente si comportasse in modo corretto e si vede definito "pezzo di mxxxa" o un altro che essendo straniero si vede la scritta "Maometto style". E vai a pulire....E quando affermi che è sacrilego andare contro la chiesa ti fanno pure la morale! Come sto bene dietro la lavagna.

Postato da giogo il 12/06/2011 18:27

Caro folgore dietro la LAVAGNA ...non occorre che venga il vicario...basta che li rimani vista la dura cervice. Magari concederti una breve pausa ..giusto il tempo x votare. Saluti

Postato da Franco Salis il 12/06/2011 07:42

Non sono spak,ma Franco Salis,se le dichiarazioni rese dal vicario generale della Curia monsignor Gherbezza,sono vere,altro che dietro la lavagna,ma nel profondo dell’inferno. Il danno che sta arrecando alla chiesa "chiesa (che) è sotto attacco e sta subendo una campagna denigratoria» è immenso e difficilmente quantificabile perché produce effetti perversi col tempo,quando sarà presso che impossibile accertarne le singole responsabilità. Come si permette di definire “campagna denigratoria” un atto che è solo una denuncia! Continua “Le chiese udinesi invece stanno subendo l’attacco dei vandali” E’ chiaro il “sacrilegio” non può essere della mia comunità, afferma il parroco di Rizzi, se no potrei essere chiamato in correità morale, don Giuseppe Faccin predica serenità e assicura che l’atto di vandalismo non può essere opera di persone del quartiere. «La nostra comunità è unita ma – spiega – poco tutelata dai flussi che periodicamente invadono questa zona soprattutto in occasione delle partite di calcio.”Che cosa mi tocca sentire da un prete! Nelle parole del vicario prima e del parroco dopo,dove è Cristo? “L’unità” va cercata in “Cristo”. Non dando la colpa agli altri. Ma che cosa vuole per essere “tutelato”,i carri armati? Certamente se continua così saranno necessari. Sta tentando di separare la “presunta”zizzania dal grano,ma si è dimenticato che Gesù gli ha detto di no? La responsabilità penale è personale, ma può coinvolgere più soggetti,e soprattutto c’è la responsabilità im-morale di chi, per essere applaudito e trovare il consenso al nulla da parte degli zoticoni fa discorsi di tal genere. Che questi due preti si ritirino dall’azione pastorale e vadano in un monastero a pregare. Questo è l’ultimo “predicozzo” non farò più repliche rivolte a te. Ciao e buona domenica

Postato da folgore il 12/06/2011 01:13

Vedi dino avanzi, il sospetto viene anche a me. Ed è venuto anche a Il Fatto Quotidiano che ci ha fatto un articolo - di cui naturalmente l'articolista si assume tutta la responsabilità delle persone citate - (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/17/don-seppia-la-curia-sapeva-tutto-errori-e-omissioni-di-tre-vescovi/111872/)

Postato da dino avanzi il 11/06/2011 16:48

Concordo: "Anche nell'indignazione c'è una scala di priorità". Ma nei gradini di questa ipotetica scala si potrebbe collocare una serie di domande imbarazzanti: come don Riccardo fosse inserito nel contesto della diocesi, in quali rapporti fosse con i confratelli preti, quali fossero le sue amicizie. Come è possibile che quanto leggiamo sia potuto accadere senza che nessun campanello d’allarme scattasse nelle persone a lui più vicine?

Postato da spark il 11/06/2011 12:09

correzione: chiedo scusa, nel mio commento precedente volevo dire "terzo millennio" non "secondo millennio".

Postato da folgore il 11/06/2011 11:44

E dietro la lavagna, caro giogo, medito che la responsabilità penale è personale e che in ogni caso non ha alcuna responsabilità la comunità a cui appartiene il parroco. Il problema, e lo ripeto, rimane sotto gli occhi di tutti. O ritenete che quelle persone che tracciarono la scritta fossero spinti solo dall'intento "di giustizia"? Scritte che, ingiuriose contro i preti, erano comparse, nel 2010, anche nella zona dell’udinese. Si trattava anche in questo caso di riferimenti alla pedofilia (non indicanti dei singoli religiosi in quanto non v’erano, né allora né oggi grazie a Dio, dei nomi da potere indicare non risultando dei religiosi "indagati"). Il vicario generale della Curia parlò apertamente di “un gesto di grave inciviltà” e riferì che tali “atti sacrileghi denotano una mancanza assoluta di rispetto non solo per un luogo sacro e per Dio, ma anche per tutte le persone che si ritrovano in chiesa e credono.” Aggiunse che “sono gesti che hanno superato il limite.” Tra l’altro in una chiesa era comparsa anche una svastica aggiunta ai soliti pesanti insulti. (vedasi http://messaggeroveneto.gelocal.it/cronaca/2010/04/18/news/ancora-preti-nel-mirino-altre-scritte-sulle-chiese-1.43153). Si decise una installazione di telecamere contro tali atti. Domanda: con me deve venire anche il vicario della Curia dietro la lavagna?

Postato da spark il 11/06/2011 11:25

Non vorrei sembrare ingenuo, ma e' utopistico immaginare che questa lettera con la magistrale risposta di Don Sciortino, fosse materia di discussione nei seminari, nelle parrocchie, negli oratori, nei luoghi di incontro di tutto il laicato cattolico e non, nelle famiglie, per non parlare delle piu alte istanze della Chiesa? Oppure dobbiamo attenderci, tra una ventina d'anni, altre scuse dal papa che allora sara' in carica, non solo per i comportamenti, ma anche per le idee in materia di pedofilia e sessualita' che avevano alcuni appartenenti al clero ufficiale della Chiesa cattolica agli inizi del secondo millennio? Riguardo alla proposta a FC, del "prete di Roma", autore della lettera in oggetto, io ne avrei un'altra: perche' FC non si fa promotrice di una campagna per una specie di auto esame di coscienza generale, di tutti gli appartenenti al clero, per verificare se si riconoscono nelle parole del cardinale Bagnasco, dopo i fatti di Genova, oppure se hanno idee diverse? nel qual caso, se hanno la coscienza di cui sopra, abbiano anche la coerenza di rimettere nella maniera piu' rapida possibile il mandato sacerdotale. Lo so, di questi tempi, "coscienza" e "coerenza" sono termini quasi scomparsi dal vocabolario civile del nostro Paese, ma tante', finche' non ci impediranno di pensare...lasciatemi sognare! Osvaldo Bardelli

Postato da giogo il 10/06/2011 18:47

E bravo il Folgore...sempre il primo della classe... ma spesso andrebbe ficcato DIETRO LA LAVAGNA...a meditare!! Saluti

Postato da renzo redinesci il 10/06/2011 16:50

profonda stima e apprezzamento per la saggezza e l'equilibrio dimostrati da don sciortino nella sua illuminante risposta. grazie.
rr84

Postato da folgore il 10/06/2011 11:30

Nella chiesa che ho citato il parroco non era certamente pedofilo e non aveva fatto neanche un piccolo reato, e manco violazioni al codice della strada. Eppure si trovò la chiesa danneggiata. Il sacerdote ha certamente scelto (quello della lettera inviata) l'esempio più "pericoloso", ma certamente il problema rimane. E vorrei vedere se venisse tracciata quella scritta sulla vostra casa se fareste tanti distinguo. V'arrabbiereste e basta e certamente non andreste a vedere che "sai è una reazione al fatto avvenuto"

Postato da Enzo52 il 09/06/2011 19:31

Don Sciortino come non essere d’accordo con lei ? lei è e resta una voce onesta. Per quanto riguarda la lettera da lei ricevuta, ancora non avevo letto la sua risposta ma già mi chiedevo se l’edificio vale più delle persone, o per cristianamente dire “è l’uomo per il sabato o il sabato per l’uomo?” Di nuovo grazie. p.s. la mia mamma mi diceva sempre che noi laici dobbiamo pregare molto per voi preti. Quanto è vero!

Postato da aldo abenavoli il 09/06/2011 15:13

Le scritte ingiuriose apparse sui muri della chiesa dove era parroco don Seppia fanno parte di un rituale vendicativo che, per ragioni che appare superfluo sottolineare, è estraneo sia alla cultura giuridica che al sentimento religioso. Detto questo non posso che essere d'accordo su quanto affermato da don Sciortino: il miglior modo per evitare la vendetta è di prevenirla e nel caso concreto la prevenzione si attua con la riflessione sulle cause per cui un fenomeno si è potuto verificare e sulle misure per fare in modo che non si verifichi più nel futuro.

Postato da brunoi il 09/06/2011 14:34

non credo che il prete di Roma che lamentava le scritte sui muri e perfino sulle opere d'arte non si indigni per i preti pedofili. Perche'fare il processo alle intenzioni? Considerando le interpretazioni che quella lettera poteva suscitare meglio era cestinarla.

Postato da folgore il 09/06/2011 12:28

Scusate, ma cosa ci azzecca la chiesa parrocchiale colle colpe (eventuali, sarà un Tribunale a decidere e non certamente io) del singolo sacerdote che compone quel gruppo reggente la parrocchia stessa? Sarebbe come dire (per fare un mero esempio, sia chiaro) che se io subissi un reato da parte di un giornalista del vostro settimanale potrei scrivere una "bella frase" nelle pareti della vostra Redazione? Sareste felici? Penso proprio di no! E mi replichereste un "dopo avere pulito per bene, vattela a prendere - nelle vie legali chiaramente - col singolo giornalista e non colla redazione che non c'entra per nulla nella tua situazione." E anche la comunità parrocchiale, nel caso, non è che un'altra delle vittime di quella situazione. O ritenete che sia piacevole vedersi "guidati" da un sacerdote di tal genere....e magari averci affidati anche i figli?

Postato da giogo il 09/06/2011 10:38

La mia adesione totale a don Sciortino, poi le ultime righe del commento in risposta al "prete di Roma" sono illuminanti. Un prete (che giustamente) protesta per le scritte indecenti che deturpano le ns. città senza punire efficacemente gli autori...NON si indigni per il danno provocato ai giovani e alla Chiesa da un simile personaggio...che mi da repulsione chiamarlo sacerdote....Grazie per la risposta onesta e cristiana che ha dato a sto prete de Roma. Saluti

Postato da Antonio Salzano il 09/06/2011 09:54

Non solo allibito ma stravolto.In questo clima di follia generale anche gli uomini di Chiesa sembra siano stati travolti dal meccanismo della cecità verso tutto ciò che grida vendetta al cospetto di Dio.La risposta al prete di Roma, Don Sciortino,come consueto,l'ha dipinta come meglio non poteva e la speranza ed il coraggio di andare la danno proprio preti come lui ed altri che testimoniano la loro fede a testa alta e con la schiena dritta.
Antonio Salzano
http://antonio-salzano.blogspot.com

Postato da Andrea Annibale il 09/06/2011 03:57

Proprio in questi giorni riflettevo su questo: ogni singolo sacerdote fa parte della Chiesa o è egli stesso, in un certo senso, la Chiesa? Non mi riferisco alla questione della successione apostolica nel Collegio Episcopale, ma proprio a quella universalità del magistero pastorale che ha ogni sacerdote. Quindi, violare vite innocenti non è solo una scandalosa violazione del Vangelo, ma anche estrema superbia e mancanza di prudenza nel proprio ruolo di rappresentanza della Chiesa Cattolica. Ogni scandalo rappresenta un grave danno d’immagine per la credibilità cristiana di cui solo un animo semplice ed irresponsabile come quello di don Seppia e di tanti altri don Seppia sparso per il mondo non si rendono conto. Cioè, non è solo la mancanza di amore per i piccoli, ma anche la mancanza d’amore per il popolo di Dio che permette che certi scandali avvengano. Ciao.

Postato da silpi48 il 08/06/2011 21:49

Leggendo questa lettera ho pensato al solito benpensante che si scaglia contro gli scribacchini di frasi idiote. Quando arrivato alla fine ho trovato la firma di un sacerdote non ho trovato alcuna carità cristiana nei confronti delle vittime di un indegno ministro della Chiesa come avrebbe dovuto essere. Chi ha scritto quella frase ha si espresso la propria rabbia contro don Seppia, ma non si è reso conto che scritto su un muro di una Chiesa simbolo di una comunità. ha accomunato quel "prete" all'intera comunità della Chiesa: Un lenzuolo con scritto "non più un don Seppia nella Chiesa" sarebbe stato forse più efficace nel difendere tutta la comunità.
P.S. - Padova

Postato da giori55 il 08/06/2011 20:18

"Doverlo ricordare ad un sacerdote è davvero deprimente!" E' più facile guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro, piuttosto che accorgersi della trave che sta nel proprio! Capisco il ricorso all'anonimato.

Postato da folgore il 08/06/2011 19:57

Reverendo, lasciamo stare Genova, ma una bella girata di vite a questa situazione occorre pure darla. Rammento che una piccola chiesetta di montagna venne restaurata dalla sua comunità. Poco tempo dopo passò una comitiva di, chiamiamoli, turisti del tifo e zac che la parete esterna era un florilegio di scritte. E chi pensa che, infine, abbia pagato i rifacimenti delle pareti esterne?

Postato da carlo Principe il 08/06/2011 19:47

Ben detto.

Postato da bigfoot il 08/06/2011 19:14

Don Sciortino-la sua non è una risposta.E' una lectio magistralis .

Pubblicita

Autore del blog

Don Sciortino risponde

Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

Calendario

<<aprile 2024>>
lmmgvsd
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930
gli altri blog di Famigliacristiana
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati