Ho preso atto anch’io, con grande
soddisfazione, della reazione della
Chiesa ufficiale di fronte al disgustoso
clima morale che stiamo vivendo. Sono
un insegnante e con i miei colleghi
stiamo lavorando per educare i ragazzi
alla legalità. È un’urgenza pedagogica.
Il berlusconismo, il relativismo, la
filosofia di vita del "Grande Fratello"
minano la nostra credibilità. Stiamo
proponendo valori che, ogni giorno,
sono negati dai modelli sociali correnti.
Ci rendiamo conto dei danni devastanti
che stiamo provocando nei giovani?
Noi fatichiamo tanto a educarli, poi
il nostro lavoro è demolito in pochi
istanti. La ringrazio perché parla
sempre chiaro e non esita a chiamare le
cose con il loro nome. È ora che anche
i cattolici si assumano la responsabilità
di reagire a tanto squallore.
Roberto O.
Sono un cattolico praticante,
da anni non più suo lettore. Desidero
manifestarle tutta la mia indignazione
e protesta per le sue posizioni contro
il nostro premier. Lei vuole usare il
giornale per manifestare questa sua
avversità? Vuole aggiungersi ai vari
don Ciotti, don Gallo ecc…? Bene,
se è così, ne abbiamo abbastanza
di questi preti militanti. Non mi sembra
il caso che aggiunga la sua battaglia
personale. Mi sento dire che il
settimanale non esprime le posizioni
ufficiali della Chiesa, e meno male dico
io! Ma l’appellativo “cristiana” non
è un aggettivo qualunque. Non
appartiene solo a lei. La mia famiglia è
cristiana, i miei figli lo sono, i miei avi
lo erano! Essere cristiani significa anche
perdonare. Lei, invece, non perdona
nulla. Avrà pure commesso dei peccati
il nostro presidente del Consiglio, ma
non mi sembra certo il peggior politico
peccatore della storia! Tra l’altro,
mi risulta che egli aiuti tanta gente.
Perché non chiede, ad esempio,
a don Gelmini? O questo prete è da
considerarsi di serie B? Sono certo
che non pubblicherà mai questa mia
lettera. Ma, almeno, quando scrive
e risponde ai lettori, si ricorderà dei
cristiani come me, che non odiamo
Berlusconi.
Alessandro S.
Sono un padre di famiglia, come
tanti. Un cittadino rispettoso delle
leggi. Cristiano sì, ma non bigotto:
per educazione, per storia e scelta.
Non frequento molto la Chiesa, perché,
spesso, non mi ci riconosco. Non
tanto nel messaggio cristiano, quanto
in certi comportamenti, che sanno
di convenienza. Le scrivo perché mi
vergogno d’essere cittadino di questo
“disgraziato” Paese. E di chi ci governa,
che sembra privo di ogni dignità.
Tronfio dei suoi quattrini, ci sta
trascinando in una serie di scandali
da trivio. Di fronte al mondo intero.
Ma quello che mi brucia di più, come
genitore, è la constatazione che tali
comportamenti, ostentati come
un vanto della propria mascolinità,
stanno distruggendo, moralmente,
una generazione di giovani. Ne stanno
uccidendo l’anima. A che serve
una corretta educazione morale,
se i giovani sono indotti su più facili
e meno dignitose strade? Si sta
consumando, in Italia, anche con
l’assenso di molti sedicenti cattolici
in Parlamento, un “delitto” che sta
spandendo il suo veleno in modo
sotterraneo e subliminale. Ma tale
da guastare le coscienze. Ne portiamo
la responsabilità tutti: ecclesiastici,
genitori, giornalisti… Ma perché
questa nazione non si solleva e non si
indigna contro questo turpe andazzo?
Come conciliano i cattolici (che sono
letteralmente innamorati di questo
uomo), comportamenti immorali
con i valori della famiglia?
Un padre
Sembrano davvero in buonafede
quei cattolici che, per difendere
i comportamenti del premier,
si appellano all’episodio dell’adultera
nel Vangelo. E si rifanno alle parole di
Gesù: «Chi di voi è senza peccato, scagli
per primo la pietra contro di lei». Ma
si prende il versetto che più fa comodo
per sostenere le proprie ragioni!
Ci si dimentica del resto del Vangelo.
Si potrebbero citare anche altri versetti.
Tipo: «Guai al mondo per gli scandali!
Se la tua mano o il tuo piede ti è di
scandalo, taglialo e gettalo via da te... E
se il tuo occhio ti è di scandalo, cavalo
e gettalo via da te...». Oppure: «Se il tuo
fratello pecca, va’, riprendilo fra te e lui
solo... Se non ascolterà, deferiscilo alla
Chiesa». Devo continuare?
Miriam
Sono costretto, dalle tante lettere, a ritornare su un tema già abbondantemente
trattato la settimana scorsa. Non è finita l’onda del disgusto per comportamenti
che offendono la dignità della persona. Della donna, in particolare.
Come giustamente hanno rilevato in “lettere aperte” alcune suore, da anni
impegnate nella lotta contro la prostituzione, la tratta e il mercimonio del corpo
femminile. C’è bisogno di un sussulto di indignazione per tanto scadimento
morale cui stiamo assistendo. A ogni livello. Sbaglia chi tende a sminuire, a
sottovalutare, sviando l’attenzione su altro. Ne pagheremo le conseguenze. Le
pagheranno, in particolare, i nostri giovani e figli. Ai quali sarà più difficile
trasmettere sani princìpi e valori. Perché dovrebbero sgobbare per anni, per
raggiungere un meritato traguardo, quando lo si può conquistare per una via
più breve? Che importa se non è corretta! Ormai, il “diserbante etico” ha fatto
terra bruciata di ogni valore, e i nostri ragazzi non sanno più che cos’è bene e
cos’è male. Infine, una precisazione per Alessandro: l’odio è una categoria che
non mi appartiene. Così come non fa parte del bagaglio di ogni cristiano. L’indignazione
sì. Soprattutto contro i moderni “mercanti del tempio”.
Pubblicato il 04 febbraio 2011 - Commenti (21)