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Troppi don Abbondio nella Chiesa

Seguo spesso la sua rubrica, pur non essendo un abbonato. Le confermo la stima per la capacità di ascolto, che è una forma altissima di carità.
Frequento la parrocchia e sono attivo nel volontariato. Mi considero una persona in ricerca. Sono, però, contrariato dal diniego del nostro vescovo a una manifestazione contro questo assurdo sistema politico e sociale.
Si parla di crisi economica, ma non si tagliano sprechi e alti costi della politica. O le spese militari. Uno schiaffo alla povertà. E al futuro incerto dei nostri figli.
Ho tanta paura. Né mi rincuorano le stanche catechesi di tanti preti. Se i laici devono essere il terreno fertile in cui germoglia la Chiesa, perché tarpare le ali a chi vuol volare?
La primavera del Concilio si sta spegnendo. Mentre ad Assisi il Papa prega per la pace con i rappresentanti delle religioni, nelle cattedrali di tante città si ha paura a condannare la guerra. Che è sempre uno scandalo.
Troppi don Abbondio affollano la nostra Chiesa. Manca la profezia. Noi cattolici siamo alle prese con beghe da sacrestia.

Francesco M. - Bari

I tempi che viviamo richiederebbero una Chiesa coraggiosa. Con più profezia. Ma anche laici “adulti” nella fede. Non più minorenni, soggiogati dal clero.
Siamo tornati indietro rispetto al Vaticano II, che aveva scoperto vocazione e dignità dei laici. In forza del battesimo, che ci accomuna nella Chiesa come “popolo di Dio”. Pur con diversità di compiti e ministeri.
Va recuperata quella spinta profetica del Concilio. Una speranza non solo per la Chiesa, ma per il mondo intero. Oggi, c’è una terribile involuzione. E la tentazione, non più strisciante, di un ritorno al passato. Alla ricerca di false sicurezze.

Pubblicato il 21 dicembre 2011 - Commenti (49)

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Postato da nicolag il 06/01/2012 16:14

@Franco Salis il 04/01/2012 19.40 Pier Giordano Cabra è il responsabile della Editrice Queriniana – Congregazione Sacra Famiglia di Brescia,che ha pubblicato i libri più noti di Hans Kung ma anche quelli del teologo Joseph Ratzinger. I commenti di Pier giordano Cabra vengono spesso pubblicati sull’Osservatore Romano. La sua lettera aperta ad Hans Kung,pubblicata dall’Osservatore romano del 23 aprile 2010 pone giustamente in evidenza la positiva azione di Benedetto XVI ,il quale,dice Cabra, “ porta avanti il rinnovamento evangelico dei cuori” “ prima e a preferenza di quello delle strutture” ,quasi a sottolineare che senza una adeguata sensibilizzazione di chi opera nella struttura,diventerebbe un’azione di “ingegneria ecclesiastica” che non risolve il problema della testimonianza cristiana. Va però rilevato che lo stesso Hans Kung elogia per questo Benedetto XVI affermando che “egli non ha mai mancato di adempiere con scrupolo agli impegni quotidiani del papato, e inoltre ci ha fatto dono di tre giovevoli encicliche sulla fede, la speranza e l'amore” . Cabra dà infine atto ad Hans Kung ,pur se polemicamente e diplomaticamente sembra contraddirlo, dell’ “imponente lavoro” da lui portato avanti (vedasi la frase posta a chiusura della lettera) e ciò non è poco. Resta intanto da vedere se il “il rinnovamento evangelico dei cuori” opererà nei confronti di chi trovasi ai massimi livelli della struttura o se non sarà necessaria un’azione più incisiva come quella posta in atto da quel “Papa Buono” che è rimasto nel cuore di tutti noi, cioè Giovanni XXIII ,che indisse,pur contrariato da molti della Gerarchia, il Concilio Vaticano II.

Postato da Libero Leo il 06/01/2012 12:43

Francesco M. ha scritto: “Sono contrario al diniego del nostro vescovo a una manifestazione contro questo assurdo sistema politico e sociale”. La risposta di don Sciortino sembra assecondare e confermare l’accusa di Francesco M.. Infatti non esita a paragonare implicitamente il vescovo a don Abbondio ed auspica una Chiesa più coraggiosa. Certamente ci vuole una Chiesa più coraggiosa, soprattutto nella ricerca della verità, nel verificare tutte le notizie che ci pervengono e, soprattutto, nel tenere sempre presente il Vangelo che non ci invita a scagliare la prima pietra, ma a cercare di comprendere prima di accusare. Perché, prima di accusare, non avere comprensione anche nei confronti di un vescovo?

Postato da brunoi il 06/01/2012 10:34

il giorno 4/1 vi ho inviato due commenti; uno per Icolag e uno per franco salis. Perche'quest'ultimo non é stato pubblicato? Non credo contenga cose impubblicabili o offensive per nessuno. Spero venga pubblicato

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice-direttore FC)

Caro Brunoi,

il giorno 4 risulta pubblicato un Suo commento.  Poiché qui non si censura nessuno (però, che noia doverlo ribadire così spesso), come Lei sa essendo un frequentatore assiduo dei commenti, l'unica spiegazione logica è che il commento, per qualche ragione tecnica, non sia arrivato. Lo rimandi, grazie.

A presto

Postato da nicolag il 05/01/2012 15:52

Per Brunoi. Quando ci si esprime sulla esigenza che la Chiesa e quindi i suoi rappresentanti pro-tempore, successori degli Apostoli, operino in aderenza ai precetti evangelici,testimoniandoli,non vuol dire che si vuole insegnare loro qualcosa,ma si vuole solo evidenziare che forse ci si è immessi sulla strada sbagliata. Se così non è bisognerebbe che queste sollecitazioni o queste osservazioni siano smontate pezzo per pezzo con adeguate motivazioni che non contrastino con le verità evangeliche; quelle verità efficacemente concentrate nella prima Enciclica di Benedetto XVI “ Deus Caritas Est” ( Dio è Amore ); ulteriormente esplicitate ed arricchite nei dettagli con la seconda e terza Enciclica dello stesso pontefice. Quando Han Kung dice che “ l'obbedienza assoluta è dovuta non già al papa, ma soltanto a Dio “, dice una grande verità,che non può essere contestata. La storia è piena degli errori fatti e anche orrori perpetrati dai Pontefici e da alti Esponenti del Clero nei molti secoli bui della Chiesa. Ecco che la collegialità e magari anche un ragionevole limite temporale alle cariche ecclesiastiche non possono che apportare beneficio alla struttura e al funzionamento della nostra Chiesa,rendendo conseguentemente il suo operato il più possibile aderente all’insegnamento evangelico. Una ragionevole prefissata periodicità dei Concili può essere il modo più efficace per il raggiungimento di questo auspicabile obiettivo. Le Chiese si svuotano quando vi è scollamento fra i vertici e la base dei fedeli; quando non vi è coerenza fra quello che si insegna e quello che si fa; quando si vuole aggiungere troppo a quello che è già scritto nei vangeli (ciò vale sia per i cattolici, che per i protestanti e le altre confessioni religiose cristiane). La stessa cosa succede quando chi governa,anziché dare l’esempio,fa esattamente il contrario e legifera altresì in maniera spropositata e interessata. La gente non crede più in loro. Tutto questo è male ed ha bisogno di correzione. Ecumenismo e Dialogo Interreligioso devono seguire lo stesso metodo,stemperando ognuno i rispettivi dogmatismi,avendo ben presente che spiritualità e fondamentalismo religioso si trovano esattamente agli antipodi. Il Mondo e l’Umanità hanno tanto bisogno di una spiritualità globalizzata,fatta di amore e di fratellanza,che sia di base per tutte le particolari tradizioni religiose e che dia essenzialmente risalto e stimolo agli aspetti positivi della vita e dell’ambiente in cui questa vita si svolge. Le tre Encicliche di Benedetto XVI rappresentano sicuramente un valido avvio in questo senso.

Postato da Franco Salis il 04/01/2012 20:01

@luciocroce il 04/01/2012 15.46 “…dalla paura de “il nuovo” che L’ attanaglia ormai da lungo tempo e che Le ha impedito fin’ora - a differenza di quello che era accaduto secoli fa - di riuscire a “dare un’anima” all’Occidente moderno, che pure ne avrebbe gran bisogno.” Innanzitutto distinguiamo le responsabilità della “ingegneria vaticana” , per esempio dai tanti laici e missionari che ci lasciano la pelle nel portare assistenza e conforto spero non con secondi fini ( proselitismo) nelle parti più disagiate del mondo. Questo per dare a ciascun oil suo e non confondere. Però dove e quando nei secoli passati (salvo i primi) è riuscita a “dare un’anima?”Nel secolo scorso si sono avute ben due guerre mondiali,più infinite locali e focolari ovunque,nei secoli precedenti c’è stata l’invasione dell’America meridionale con lo sterminio dei “nativi” per mezzo del braccio secolare della Spagna,prima c’è stata l’inquisizione. Vedi hai ragione a indirizzare un ringraziamento a Famiglia Cristiana. Se nei secoli passati ci fosse stata, La Chiesa dei Papi forse non avrebbe consumato tutti quei delitti.Ciao

Postato da Franco Salis il 04/01/2012 19:40

@brunoi il 04/01/2012 16.29 Della carità cui fai riferimento tu e il primo editore dell'Osservatore Romano (chi è costui?) fa parte anche la menzogna,la malversazione,la omissione dei diritti umani dei diritti dei fanciulli con la poco credibile speranza di una migliore stesura? l'omissione della moratoria della pena di morte per gli omosessuali ? ,traffici illeciti di danaro sporco,A me sembra che questi non solo peccati ma delitti,proprio per carità vadano denunciati.Pedagogicamente è universalmente riconosciuto che chi "copre" non rende un buon servizio,per esempio il padre che nega la marachella del figlio a scuola.Chiunque può insegnare al Papa di fare il Papa.Non sarebbe invece "carità" che il Papa,come del resto da lui stesso dichiarato meditasse sui suggerimenti?la menzogna invece è certo che non è "carità"perchè propria del nemico.Come si è permesso il primo editore dell'Osservatore Romano fare quelle obiezioni? Ah,in quelle c'è carità? Forse è vero che nelle sei proposte di Hans Kung c'è della "ingegneria",ma è solo riduttiva dell'immane ingegneria che governa la Città del Vaticano.Come si permette lui di criticare Hans Kung,quando lui è un ingranaggio della ben oleata ingegneria,come fa a parlare di "cuore"? Per favore on ripetere le stesse cose non documentate già espresse da altro commentatore,senza un minimo di argomentazione a proposito delle chiese "vuote".Vedi,insisto sulla ricerca della verità.Per esempio nel primo viaggio del Papa in Africa,ho visto in lui tanta arroganza,nel secondo l'ho visto dolorante per la realtà che finalmente aveva visto e che forse aveva anche capito.Siccome io ti ho detto la falsità del "primo editore",che si è servito di una tecnica comunicativa vecchia (inizialmente dare ragione all' interlocutore per poi negare tutto) Dimmi una sola bugia detta da Hans Kung .Ciao

Postato da brunoi il 04/01/2012 16:29

icolag, Hans Kung con la sua lettera indirizzata ai Vescovi pretende di insegnare al Papa come si fa' il Papa,ma dimentica che per un cristiano la cosa piu' importante é la carita',cosa che lui dimostra di non avere. Ricordo un suo articolo rancoroso contro Giovanni Paolo II e pubblicato sui giornali lo stesso giorno del funerale. Come ci ricorda lui stesso ai tempi del Concilio era uno dei piu' giovani teologi assieme a Ratzinger e ambedue erano piu' o meno sulle stesse posizioni. Perche' Ratzinger in seguito fece marcia indietro? Probabilmente perche' si rese conto delle distorsioni e interpretazioni sbagliate dello stesso Concilio che furono applicate soprattutto nella Chiesa cattolica olandese e che ansiche' rafforzare la fede ha svuotato le Chiese. La ricetta che Hans Kung propone ai Vescovi cattolici é la stessa che é stata applicata dalle Chiese protestanti nei decenni passati.E con quale risultato? Le Chiese protestanti sono piu' vuote di quelle cattoliche e i protestanti,al contrario dei cattolici,sono in continua regressione ovunque. Quindi condivido cio' che B.16 ha detto durante il suo viaggio in Germania . La crisi della Chiesa non si risolve con riforme strutturali,ma rafforzando la fede".

Postato da luciocroce il 04/01/2012 15:46

Innanzitutto, vorrei ringraziare Famiglia Cristiana che ci dà la possibilità di esprimerci così liberamente; è sicuramente un merito di questa bella rivista. Ritornando al discorso sul quale da un po' di tempo ci stiamo confrontando, vorrei aggiungere che la difficoltà che la nostra Chiesa incontra nello stabilire un contatto con le persone del nostro tempo non è, a mio avviso, qualcosa di contingente, eventualmente connessa ai tanti gravi fenomeni che La vedono alla ribalta delle cronache recenti e meno recenti, bensì qualcosa di strutturale – anche ai tempi di Papa Wojtyla la consonanza era più di facciata che di sostanza - originata, secondo me, dalla paura de “il nuovo” che L’ attanaglia ormai da lungo tempo e che Le ha impedito fin’ora - a differenza di quello che era accaduto secoli fa - di riuscire a “dare un’anima” all’Occidente moderno, che pure ne avrebbe gran bisogno. Si dirà: ma se il mondo non L’ ascolta, non è, invece, perché vuole fare il comodo suo e trova, perciò, insopportabili i Suoi richiami ? Sicuramente c’è una parte di verità in un’ affermazione del genere; è anche verosimile, però, ritenere che molte Sue proposizioni non vengano accettate non tanto per la loro gravosità quanto perché appaiono spesso poco comprensibili o con un labile legame con i postulati essenziali della Fede: in fondo, credo che siamo tutti d’accordo nel ritenere che è più agevole rispettare gran parte della precettistica ancora in vigore piuttosto che adottare stili di vita ispirati alle Beatitudini Evangeliche o a quelli richiesti dal Giudizio Finale; stili di vita che per molti di noi - ove si decidesse effettivamente di farli propri - potrebbero risultare veramente ardui da praticare ; eppure l’insegnamento della Chiesa, quando viene svolto proponendo questi valori alti ed esigenti, viene generalmente apprezzato ed accettato – anche da chi non crede - e non subisce quel rigetto pregiudiziale che dobbiamo, invece, registrare quando il Magistero viene svolto mediante l’imposizione di una serie di precetti e di regole di cui non sempre è agevole comprendere la ratio: è solo perché si è perso il senso del peccato? Forse in parte è vero, però dare sempre e solo questa risposta potrebbe pure essere una soluzione “comoda”, funzionale alla rinuncia ad affrontare le questioni poste dai tempi moderni, ad esempio quella connessa all'accettazione effettiva da parte della Chiesa della libertà di coscienza, che non significa, ovviamente, “diritto a fare come ti pare”, ma piena assunzione di responsabilità da parte della coscienza rettamente formata, come si suol dire. Chi fa queste considerazioni vuole forse insegnare alla Chiesa a fare il Suo “mestiere”? Ovviamente, no: in ogni epoca la critica costruttiva del laicato è risultata utile alla Chiesa stessa ed ha permesso alla Parola del Vangelo di essere presente in ambienti e settori da cui altrimenti sarebbe scomparsa. Comunque, pur avendo presente questi caveat, non credo si possa ridurre il problema solo al fatto che si vorrebbe una religione “comoda”, lassista, “fai da te”; è probabilmente vero, invece, che molti vorrebbero vivere la propria Fede con una maggiore consapevolezza e, soprattutto, apprezzerebbero che la predicazione fosse supportata da comportamenti coerenti; se ci fossero stati - faccio un esempio semplice ma utile, credo, ad illustrare il concetto - molti più San Francesco e molti meno teologi che hanno passato intere vite a spaccare il capello su questioni di dubbia importanza, non è probabile che vivremmo ora in una Chiesa e in un mondo migliori ? Per la verità, negli ultimi tempi si riconosce che il Male è anche nella Chiesa; speriamo, in proposito, che non si utilizzino metri di giudizio diversi a seconda che si tratti di movimenti o personaggi considerati “lontani” o “vicini”: cosa sarebbe successo se Maciel Degollado fosse stato, poniamo, un esponente della teologia della liberazione? La Chiesa Istituzione dovrebbe accettare pienammente l'idea - c'è ancora una forte resistenza - che i "don Abbondio" in effetti sono "utili" nel breve termine, perchè non danno fastidio, ma sono dannosi nel lungo termine perchè non L'aiutano a liberarsi della "zavorra" che inevitabilmente si accumula - e non può non accumularsi - con il passar del tempo e la cui consistenza, a volte effettivamente eccessiva, finisce proprio col fare il gioco di chi vorrebbe "buttar via il bambino assieme all'acqua sporca". Grazie e di nuovo Buon Anno a tutti. lucio

Postato da martinporres il 04/01/2012 13:20

marialma mi sembra nuova di questo sito, deve imparare ad avere più pazienza, non può pretendere di avere a sua disposizionne un redattore di F.C. che legga subito i suoi messaggi. Comunque scrive cose interessanti speriamo continui. Cordiali saluti

Postato da marialma il 04/01/2012 09:01

Come mai il mio commento di ieri è stato tagliato?

Risposta di: Fulvio Scaglione (vice direttore FC)

Il commento di ieri è stato pubblicato tal quale è arrivato. Niente tagli.
Saluti

Postato da nicolag il 04/01/2012 00:31

Premesso che gli interventi sono sicuramente volti a che ci sia una Chiesa come quella che il suo Fondatore vorrebbe e cioè come i vangeli ci propongono, mi sembra quanto mai utile ed opportuno riportare qui di seguito la menzionata lettera del teologo cattolico,presbitero Hans Kung,i cui libri – a me è sembrato- sono pieni di spiritualità e spirito cristiano : (Segue il testo della lettera aperta di Pier Giordano Cabria ad Hans Kung,pubblicata sull’Osservatore Romano del 23 aprile 2010) Testo della “Lettera aperta ai vescovi di HANS KÜNG (pubblicata su La Repubblica del 15 aprile 2010) Negli anni 1962-1965 Joseph Ratzinger - oggi Benedetto XVI - ed io eravamo i due più giovani teologi del Concilio. Oggi siamo i più anziani, e i soli ancora in piena attività. Ho sempre inteso il mio impegno teologico come un servizio alla Chiesa. Per questo, mosso da preoccupazione per la crisi di fiducia in cui versa questa nostra Chiesa, la più profonda che si ricordi dai tempi della Riforma ad oggi, mi rivolgo a voi, in occasione del quinto anniversario dell'elezione di papa Benedetto al soglio pontificio, con una lettera aperta. È questo infatti l'unico mezzo di cui dispongo per mettermi in contatto con voi. Avevo apprezzato molto a suo tempo l'invito di papa Benedetto, che malgrado la mia posizione critica nei suoi riguardi mi accordò, poco dopo l'inizio del suo pontificato, un colloquio di quattro ore, che si svolse in modo amichevole. Ne avevo tratto la speranza che Joseph Ratzinger, già mio collega all'università di Tübingen, avrebbe trovato comunque la via verso un ulteriore rinnovamento della Chiesa e un'intesa ecumenica, nello spirito del Concilio Vaticano II. Purtroppo le mie speranze, così come quelle di tante e tanti credenti che vivono con impegno la fede cattolica, non si sono avverate; ho avuto modo di farlo sapere più di una volta a papa Benedetto nella corrispondenza che ho avuto con lui. Indubbiamente egli non ha mai mancato di adempiere con scrupolo agli impegni quotidiani del papato, e inoltre ci ha fatto dono di tre giovevoli encicliche sulla fede, la speranza e l'amore. Ma a fronte della maggiore sfida del nostro tempo il suo pontificato si dimostra ogni giorno di più come un'ulteriore occasione perduta, per non aver saputo cogliere una serie di opportunità: - È mancato il ravvicinamento alle Chiese evangeliche, non considerate neppure come Chiese nel senso proprio del termine: da qui l'impossibilità di un riconoscimento delle sue autorità e della celebrazione comune dell'Eucaristia. - È mancata la continuità del dialogo con gli ebrei: il papa ha reintrodotto l'uso preconciliare della preghiera per l'illuminazione degli ebrei; ha accolto nella Chiesa alcuni vescovi notoriamente scismatici e antisemiti; sostiene la beatificazione di Pio XII; e prende in seria considerazione l'ebraismo solo in quanto radice storica del cristianesimo, e non già come comunità di fede che tuttora persegue il proprio cammino di salvezza. In tutto il mondo gli ebrei hanno espresso sdegno per le parole del Predicatore della Casa Pontificia, che in occasione della liturgia del venerdì santo ha paragonato le critiche rivolte al papa alle persecuzioni antisemite. - Con i musulmani si è mancato di portare avanti un dialogo improntato alla fiducia. Sintomatico in questo senso è il discorso pronunciato dal papa a Ratisbona: mal consigliato, Benedetto XVI ha dato dell'islam un'immagine caricaturale, descrivendolo come una religione disumana e violenta e alimentando così la diffidenza tra i musulmani. - È mancata la riconciliazione con i nativi dell'America Latina: in tutta serietà, il papa ha sostenuto che quei popoli colonizzati "anelassero" ad accogliere la religione dei conquistatori europei. - Non si è colta l'opportunità di venire in aiuto alle popolazioni dell'Africa nella lotta contro la sovrappopolazione e l'AIDS, assecondando la contraccezione e l'uso del preservativo. - Non si è colta l'opportunità di riconciliarsi con la scienza moderna, riconoscendo senza ambiguità la teoria dell'evoluzione e aderendo, seppure con le debite differenziazioni, alle nuove prospettive della ricerca, ad esempio sulle cellule staminali. - Si è mancato di adottare infine, all'interno stesso del Vaticano, lo spirito del Concilio Vaticano II come bussola di orientamento della Chiesa cattolica, portando avanti le sue riforme. Quest'ultimo punto, stimatissimi vescovi, riveste un'importanza cruciale. Questo papa non ha mai smesso di relativizzare i testi del Concilio, interpretandoli in senso regressivo e contrario allo spirito dei Padri conciliari, e giungendo addirittura a contrapporsi espressamente al Concilio ecumenico, il quale rappresenta, in base al diritto canonico, l'autorità suprema della Chiesa cattolica: - ha accolto nella Chiesa cattolica, senza precondizione alcuna, i vescovi tradizionalisti della Fraternità di S. Pio X, ordinati illegalmente al di fuori della Chiesa cattolica, che hanno ricusato il Concilio su alcuni dei suoi punti essenziali; - ha promosso con ogni mezzo la messa medievale tridentina, e occasionalmente celebra egli stesso l'Eucaristia in latino, volgendo le spalle ai fedeli; - non realizza l'intesa con la Chiesa anglicana prevista nei documenti ecumenici ufficiali (ARCIC), ma cerca invece di attirare i preti anglicani sposati verso la Chiesa cattolica romana rinunciando all'obbligo del celibato. - ha potenziato, a livello mondiale, le forze anticonciliari all'interno della Chiesa attraverso la nomina di alti responsabili anticonciliari (ad es.: Segreteria di Stato, Congregazione per la Liturgia) e di vescovi reazionari. Papa Benedetto XVI sembra allontanarsi sempre più dalla grande maggioranza del popolo della Chiesa, il quale peraltro è già di per sé portato a disinteressarsi di quanto avviene a Roma, e nel migliore dei casi si identifica con la propria parrocchia o con il vescovo locale. So bene che anche molti di voi soffrono di questa situazione: la politica anticonciliare del papa ha il pieno appoggio della Curia romana, che cerca di soffocare le critiche nell'episcopato e in seno alla Chiesa, e di screditare i dissenzienti con ogni mezzo. A Roma si cerca di accreditare, con rinnovate esibizioni di sfarzo barocco e manifestazioni di grande impatto mediatico, l'immagine di una Chiesa forte, con un "vicario di Cristo" assolutista, che riunisce nelle proprie mani i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Ma la politica di restaurazione di Benedetto XVI è fallita. Le sue pubbliche apparizioni, i suoi viaggi, i suoi documenti non sono serviti a influenzare nel senso della dottrina romana le idee della maggioranza dei cattolici su varie questioni controverse, e in particolare sulla morale sessuale. Neppure i suoi incontri con i giovani, in larga misura membri di gruppi carismatici di orientamento conservatore, hanno potuto frenare le defezioni dalla Chiesa, o incrementare le vocazioni al sacerdozio. Nella vostra qualità di vescovi voi siete certo i primi a risentire dolorosamente dalla rinuncia di decine di migliaia di sacerdoti, che dall'epoca del Concilio ad oggi si sono dimessi dai loro incarichi soprattutto a causa della legge sul celibato. Il problema delle nuove leve non riguarda solo i preti ma anche gli ordini religiosi, le suore, i laici consacrati: il decremento è sia quantitativo che qualitativo. La rassegnazione e la frustrazione si diffondono tra il clero, e soprattutto tra i suoi esponenti più attivi; tanti si sentono abbandonati nel loro disagio, e soffrono a causa della Chiesa. In molte delle vostre diocesi è verosimilmente in aumento il numero delle chiese deserte, dei seminari e dei presbiteri vuoti. In molti Paesi, col preteso di una riforma ecclesiastica, si decide l'accorpamento di molte parrocchie, spesso contro la loro volontà, per costituire gigantesche "unità pastorali" affidate a un piccolo numero di preti oberati da un carico eccessivo di lavoro. E da ultimo, ai tanti segnali della crisi in atto viene ad aggiungersi lo spaventoso scandalo degli abusi commessi da membri del clero su migliaia di bambini e adolescenti, negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania e altrove; e a tutto questo si accompagna una crisi di leadership, una crisi di fiducia senza precedenti. Non si può sottacere il fatto che il sistema mondiale di occultamento degli abusi sessuali del clero rispondesse alle disposizioni della Congregazione romana per la Dottrina della fede (guidata tra il 1981 e il 2005 dal cardinale Ratzinger), che fin dal pontificato di Giovanni Paolo II raccoglieva, nel più rigoroso segreto, la documentazione su questi casi. In data 18 maggio 2001 Joseph Ratzinger diramò a tutti i vescovi una lettera dai toni solenni sui delitti più gravi ("Epistula de delictis gravioribus"), imponendo nel caso di abusi il "secretum pontificium", la cui violazione è punita dalla la Chiesa con severe sanzioni. E' dunque a ragione che molti hanno chiesto un personale "mea culpa" al prefetto di allora, oggi papa Benedetto XVI. Il quale però non ha colto per farlo l'occasione della settimana santa, ma al contrario ha fatto attestare "urbi et orbi", la domenica di Pasqua, la sua innocenza al cardinale decano. Per la Chiesa cattolica le conseguenze di tutti gli scandali emersi sono devastanti, come hanno confermato alcuni dei suoi maggiori esponenti. Il sospetto generalizzato colpisce ormai indiscriminatamente innumerevoli educatori e pastori di grande impegno e di condotta ineccepibile. Sta a voi, stimatissimi vescovi, chiedervi quale sarà il futuro delle vostre diocesi e quello della nostra Chiesa. Non è mia intenzione proporvi qui un programma di riforme. L'ho già fatto più d'una volta, sia prima che dopo il Concilio. Mi limiterò invece a sottoporvi qui sei proposte, condivise - ne sono convinto - da milioni di cattolici che non hanno voce. 1. Non tacete. Il silenzio a fronte di tanti gravissimi abusi vi rende corresponsabili. Al contrario, ogni qualvolta ritenete che determinate leggi, disposizioni o misure abbiano effetti controproducenti, dovreste dichiararlo pubblicamente. Non scrivete lettere a Roma per fare atto di sottomissione e devozione, ma per esigere riforme! 2. Ponete mano a iniziative riformatrici. Tanti, nella Chiesa e nell'episcopato, si lamentano di Roma, senza però mai prendere un'iniziativa. Ma se oggi in questa o quella diocesi o comunità i parrocchiani disertano la messa, se l'opera pastorale risulta inefficace, se manca l'apertura verso i problemi e i mali del mondo, se la cooperazione ecumenica si riduce a un minimo, non si possono scaricare tutte le colpe su Roma. Tutti, dal vescovo al prete o al laico, devono impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa nel proprio ambiente di vita, piccolo o grande che sia. Molte cose straordinarie, nelle comunità e più in generale in seno alla Chiesa, sono nate dall'iniziativa di singole persone o di piccoli gruppi. Spetta a voi, nella vostra qualità di vescovi, il compito di promuovere e sostenere simili iniziative, così come quello di rispondere, soprattutto in questo momento, alle giustificate lagnanze dei fedeli. 3. Agire collegialmente. Il Concilio ha decretato, dopo un focoso dibattito e contro la tenace opposizione curiale, la collegialità dei papi e dei vescovi, in analogia alla storia degli apostoli: lo stesso Pietro non agiva al di fuori del collegio degli apostoli. Ma nel periodo post-conciliare il papa e la curia hanno ignorato questa fondamentale decisione conciliare. Fin da quando, a soli due anni dal Concilio e senza alcuna consultazione con l'episcopato, Paolo VI promulgò un'enciclica in difesa della discussa legge sul celibato, la politica e il magistero pontificio ripresero a funzionare secondo il vecchio stile non collegiale. Nella stessa liturgia il papa si presenta come un autocrate, davanti al quale i vescovi, dei quali volentieri si circonda, figurano come comparse senza diritti e senza voce. Perciò, stimatissimi vescovi, non dovreste agire solo individualmente, bensì in comune con altri vescovi, con i preti, con le donne e gli uomini che formano il popolo della Chiesa. 4. L'obbedienza assoluta si deve solo a Dio. Voi tutti, al momento della solenne consacrazione alla dignità episcopale, avete giurato obbedienza incondizionata al papa. Tuttavia sapete anche che l'obbedienza assoluta è dovuta non già al papa, ma soltanto a Dio. Perciò non dovete vedere in quel giuramento a un ostacolo tale da impedirvi di dire la verità sull'attuale crisi della Chiesa, della vostra diocesi e del vostro Paese. Seguite l'esempio dell'apostolo Paolo, che si oppose a Pietro "a viso aperto, perché evidentemente aveva torto" (Gal. 2,11). Può essere legittimo fare pressione sulle autorità romane, in uno spirito di fratellanza cristiana, laddove queste non aderiscano allo spirito del Vangelo e della loro missione. Numerosi traguardi - come l'uso delle lingue nazionali nella liturgia, le nuove disposizioni sui matrimoni misti, l'adesione alla tolleranza, alla democrazia, ai diritti umani, all'intesa ecumenica e molti altri ancora hanno potuto essere raggiunti soltanto grazie a una costante e tenace pressione dal basso. 5. Perseguire soluzioni regionali: il Vaticano si mostra spesso sordo alle giustificate richieste dei vescovi, dei preti e dei laici. Ragione di più per puntare con intelligenza a soluzioni regionali. Come ben sapete, un problema particolarmente delicato è costituito dalla legge sul celibato, una norma di origine medievale, la quale a ragione è ora messa in discussione a livello mondiale nel contesto dello scandalo suscitato dagli abusi. Un cambiamento in contrapposizione con Roma appare pressoché impossibile; ma non per questo si è condannati alla passività. Un prete che dopo seria riflessione abbia maturato l'intenzione di sposarsi non dovrebbe essere costretto a dimettersi automaticamente dal suo incarico, se potesse contare sul sostegno del suo vescovo e della sua comunità. Una singola Conferenza episcopale potrebbe aprire la strada procedendo a una soluzione regionale. Meglio sarebbe tuttavia mirare a una soluzione globale per la Chiesa nel suo insieme. Perciò 6. si chieda la convocazione di un Concilio: se per arrivare alla riforma liturgica, alla libertà religiosa, all'ecumenismo e al dialogo interreligioso c'è stato bisogno di un Concilio, lo stesso vale oggi a fronte dei problemi che si pongono in termini tanto drammatici. Un secolo prima della Riforma, il Concilio di Costanza aveva deciso la convocazione di un concilio ogni cinque anni: decisione che fu però disattesa dalla Curia romana, la quale anche oggi farà indubbiamente di tutto per evitare un concilio dal quale non può che temere una limitazione dei propri poteri. È responsabilità di tutti voi riuscire a far passare la proposta di un concilio, o quanto meno di un'assemblea episcopale rappresentativa. Questo, a fronte di una Chiesa in crisi, è l'appello che rivolgo a voi, stimatissimi vescovi: vi invito a gettare sulla bilancia il peso della vostra autorità episcopale, rivalutata dal Concilio. Nella difficile situazione che stiamo vivendo, gli occhi del mondo sono rivolti a voi. Innumerevoli sono i cattolici che hanno perso la fiducia nella loro Chiesa; e il solo modo per contribuire a ripristinarla è quello di affrontare onestamente e apertamente i problemi, per adottare le riforme che ne conseguono. Chiedo a voi, nel più totale rispetto, di fare la vostra parte, ove possibile in collaborazione con altri vescovi, ma se necessario anche soli, con apostolica "franchezza" (At 4,29.31). Date un segno di speranza ai vostri fedeli, date una prospettiva alla nostra Chiesa. Vi saluto nella comunione della fede cristiana. Da L’Osservatore Romano Lettera al teologo Küng Lettera aperta al teologo svizzero scritta dal suo primo editore in Italia. Caro Hans di Pier Giordano Cabra Caro Hans, leggendo la tua lettera ai vescovi mi sono sentito d'accordo quando scrivi: "Se oggi in questa o in quella diocesi o comunità i parrocchiani disertano la messa, se l'opera pastorale risulta inefficace, se manca l'apertura verso i problemi e i mali del mondo, se la cooperazione ecumenica si riduce a un minimo, non si possono scaricare tutte le colpe su Roma. Tutti, dal vescovo al prete e al laico, devono impegnarsi per il rinnovamento della Chiesa nel proprio ambiente di vita, piccolo o grande che sia". Qui trovo presente la coscienza del senso della complessità dei problemi, a partire dal non univoco concetto di "rinnovamento" della Chiesa. Il rinnovamento è stato infatti inteso in questi anni in molti modi, secondo le preferenze personali e culturali, partendo da quella del cambio delle strutture a quella della conversione personale e comunitaria. Dal resto della tua lettera mi pare che l'attenzione sia posta prevalentemente se non esclusivamente sulle riforme "strutturali". Mi sarebbe piaciuto trovare anche un cenno allo scandalo della Croce che rimane, dopo che tutti gli altri scandali sono stati tolti, quindi alla serietà della sequela di Cristo, sempre scandalosa, dell'amore di Dio da vivere e da diffondere spesso controcorrente, alla necessità della penitenza e dell'umiltà. Sarà solo un'azione di ingegneria ecclesiastica che risolve il problema della testimonianza cristiana? E poi: perché, proprio in nome della complessità, non rendere omaggio a Chi porta avanti il rinnovamento evangelico dei cuori prima e a preferenza di quello delle strutture? C'è inoltre una questione di stile, che tradisce la sostanza, cioè il misconoscimento del primato della carità, o della carità nella veracità: "Se non ho la carità, sono un bronzo che rimbomba", dirà proprio Paolo nella prima lettera ai Corinzi. La carità è magnanima, è benevola: bisogna leggere tutto l'inno alla carità, che è il programma della ecclesia patiens, della casta meretrix, capace di rinnovarsi e di superare tutte le bufere, perché "dove c'è carità e amore, lì c'è Dio". Necessaria la veracità, ma "la più grande di tutte è la carità" (1 Corinzi, 13, 13), che riconosce generosamente il lavoro altrui, che non oppone né divide, che non maggiora le colpe, che è consapevole che ogni profezia è imperfetta. Forse se la tua lettera avesse respirato un poco di più l'inno alla carità, sarebbe risultata un augurio più elegantemente evangelico all'antico Collega, in occasione dei suoi anniversari, e un contributo più fruttuoso per la Chiesa che sta soffrendo per le debolezze dei suoi figli. Spero di non aver mancato di carità nel dirti questo, perché senza la carità non sarei nulla. Mi dispiacerebbe essere considerato un pio ecclesiastico che fa pie considerazioni su affari seri, perché allora bisognerebbe distinguere tra i testi del Nuovo Testamento quelli destinati alle persone pie e quelli destinati alle persone serie. Non considerandomi persona particolarmente pia o seria, chiedo la comprensione della tua carità. Sempre con stima per il tuo imponente lavoro.

Postato da Franco Salis il 03/01/2012 18:57

@marialma il 03/01/2012 15.15, ,purtroppo ho unito alcuni commenti li ho indirizzati a te, hai ragione di ritenere tutto il contenuto rivolto a te e quindi anche l’accusa di ipocrisia. NON ERA ASSOLUTAMENTE NELLE MIE INTENZIONI,ma purtroppo il male l’ho fatto. Ti chiedo scusa. Per quanto riguarda la tua critica nei confronti del parroco,non conosco i contenuti e pertanto non posso esprimere il mio pensiero. Ma lo posso immaginare giacché conosco molti preti, prima che mi ammalassi quasi tutti. Per quanto riguarda il passo del Vangelo Luca 6, non so se ho titolo (capacità) per farlo,tuttavia ci tento. Nessuno giudica, o peggio condanna, NEPPURE DIO. Non è Dio che condanna questo o quello all’inferno,ma è lo stesso soggetto che “sceglie” satana e le sue leggi, caratterizzate dal male, piuttosto che quelle di Dio caratterizzate dall’amore. DIO E’ BONTA’ INFINITA,PENSARE CHE DIO PUNISCA E’ METTERE IN DISCUSSIONE CHE DIO E’ BONTA’ ASSOLUTA. “Non giudicare” sta a significare non solo di dare al fratello peccatore la possibilità di redimersi,ma anche quella di creare le condizioni di un suo ravvedimento e pentimento senza “segnarlo” a vita. Invece il” giudicare” volto ad evidenziare l’errore e/o il peccato è obbligo del cristiano. Quante volte? Settanta volte sette. Se non fosse per la situazione di emotività,che ci fa dire cose non vere e inficia il pensiero,troppi hanno parlato in “difesa” di don Verzè, troppi sono stati gli scritti ipocriti. Cito ad esempio l’omelia di mons. Zenti,che,dopo aver premesso che sarebbe stato più opportuno il silenzio, sebbene con toni pacati e moderati,ma attribuisce al de cuius,virtù che non ha mai avuto e tanto meno manifestato.Se speri di sapere dove sono finiti il miliardo e mezzo di euro,ti dico che da parte della gerarchia non lo saprai mai. Prima dovrà dirci dov’è Manuela Orlandi,perché de Pedis “riposa “ in una Basilica romana,perché l’attuale Papa (io non lo chiamo Santo Padre perché santo padre è solo mio padre, che ora non è più),perché ha imposto il “segretum pontificium” per lo scandalo dei preti pedofili sino a quando la stampa non ha fatto esplodere in tutta la sua virulenza,sino a quando conserva la pena di morte nel catechismo, finchè si autoreferenzia come “sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano, sinchè non firma i diritti dell’uomo e poi del fanciullo,finchè non si oppone alla pena di morte per gli omosessuali,là dove esiste. Quante volte abbiamo udito la gerarchia pronunziarsi contro la pena di morte,a favore della vita dei diritti civili dell’uomo e del fanciulli. Questa si chiama IPOCRISIA E ARROGANZA.,e noi cristiani,in virtù del Sacramento del Battesimo e della Confermazione, abbiamo il dovere di combatterla. Ciao.

Postato da marialma il 03/01/2012 15:15

Anch'io come l'autore della lettera sono molto impegnata in parrocchia e non posso certo considerarmi una persona ipocrita anche perchè gli scontri, per vari motivi, con i miei sacerdoti sono quasi all'ordine del giorno. Tempo fa durante le cena con alcuni parrocchiani mi sono lamentata della poca fiducia che il nostro parroco ha nei confronti di noi laici. Per quanto riguardo il non giudicare vorrei che qualcuno mi spiegasse chiaramente in quali ambiti e con quali modalità debba essere praticato.mi riferisco proprio il comandamento di Gesù Lc 6,37:

Postato da Franco Salis il 02/01/2012 13:27

@ marialma il 01/01/2012 16.39, quando una persona dispone di un potere assoluto,perché in virtù del suo “grado” dispone soprattutto di “prudenza” che le viene conferita con la consacrazione episcopale, io "l’altra campana" non la voglio neppure sentire: il vescovo vuole esercitare il suo potere “per diritto divino” è prudente? Bene, dico senza possibilità di errore, che è arrogante E SODDISFA LA SUA ESIGENZA DI POTERE CHE GLI DERIVA DAL MALIGNO. Quanti vescovi hanno preso parola sulle mascalzonate di don Varzè. Lui non c’è più ma le sue mascalzonate rimangono. Anche il “mostro di Firenze” si era paragonato a Gesù Cristo in croce,ora stanno insieme .Noi abbiamo il dovere di giudicare, eccome se abbiamo il dovere,le mascalzonate anche se l’autore è passato a peggior vita,a preparare il posto a tutti i suoi amici. Il fatto che degrel0 31/12/2011 11.58 (sulla rubrica Attualità) sia stato assistito bene nella sua degenza non significa assolutamente nulla:egli era al servizio di mammona,non di te. Abbasso l’ipocrisia.

Postato da marialma il 01/01/2012 16:39

Io vorrei ritornare al contenuto della lettera. Don Sciortino può anche avere ragione però vorrei porre una domanda: non sarebbe stato meglio, prima di scrivere un giudizio così pesante, conoscere l'altra campana, cioè le ragioni del rifiuto del Vescovo? Davvero siamo sicuri che siano solo quelle che tutti voi avete pensato? Perchè in tutti voi non c'è alcun dubbio? Un caro saluto di buon anno marialma

Postato da folgore il 30/12/2011 18:48

Luciocroce, mettiamoci d'accordo. Da una parte il Concilio Vaticano II° non è dogmatico e dall'altra non vedo che siano dei dogmi manco le richieste di scuse del defunto Pontefice. Tra l'altro mi perdoni se ti dico che di solito ognuno si scusa per quello che fa lui, come io vado a confessarmi dei miei peccati, non di quelli di mio nonno. Il rischio di tali scuse, vedi, è che tra 100 o 200 anni qualche Pontefice lo vedremo, da lassù, mentre si scusa magari dei frutti del Concilio Vaticano II°. sai anche questo non si può escludere a priori.

Postato da luciocroce il 30/12/2011 16:53

Un intellettuale cattolico (1) qualche anno fa ha scritto, su una rivista che egli dirige, che "L'Italia è se stessa quando serve la Chiesa; la vocazione dell'Italia è servire il Papato, perchè la nostra nazione è nata ordinata a questo compito". Cito questa frase perchè mi sembra emblematica di una concezione della laicità alla base, a mio avviso, di un "clericalismo di ritorno". Ormai da tempo, infatti, nel nostro ambiente ha ripreso forza la convinzione che il vero credente sia il credente "clericale" ; il credente " laico" , invece, è visto con malcelato sospetto, perchè ritenuto troppo arrendevole nei confronti dei "nemici". Qquesto tipo di religiosità disprezza, ovviamente, i laici "adulti" - considerandoli poco meno che eretici - ed apprezza, invece, "i don Abbondio" perchè non danno fastidio. D'altronde, sono ormai molti tra di noi quelli che vedrebbero di buon occhio un rinnovato patto tra il Trono e l'Altare, "sicura garanzia contro le deviazioni del mondo moderno".Il fatto è che il pensiero di molti cattolici - in buona fede e, quindi, comunque da rispettare - è che criticare la Chiesa significhi "stare dall'altra parte". Ma se la storia della Chiesa Istituzione è, inevitabilmente, fatta anche di di errori - riconosciuti recentemente anche da un Papa certo non sospettabile di simpatie progressiste come Giovanni Paolo II (ricordiamoci la sua richiesta di perdono: "mai più!") - riflettere sugli stessi, anche se purtroppo solo a posteriori, perchè non abbiano a ripetersi, significa forse voler distruggere la Chiesa? Un solo esempio, anche se usurato per le innumerevoli volte che è stato citato: se qualcuno, all'epoca, fosse riuscito ad evitare che la Chiesa prendesse quella terribile cantonata che invece prese su Galileo (ma quanti casi "Galileo" ci sono stati in duemila anni...), avrebbe fatto "gli interessi" della Chiesa o dei "nemici" della Chiesa? La Chiesa, anche per noi credenti, rimane uno "strumento", il nostro vero fine deve essere il Signore: è per Lui che dobbiamo spenderci; e se capita di criticare lo "strumento" - a volte a ragione, altre volte a torto - è solo per il timore che la luce del Vangelo possa risultare appannata da comportamenti che a volte sembrano quanto meno discutibili. Questo è tutto, è inutile tirare in ballo complotti o "spectre" di varia e fantasiosa natura; cerchiamo invece di dialogare onestamente tra di noi, anche se abbiamo opinioni diverse, riconoscendo umilmente che nessuno ha in tasca le soluzioni per i terribili problemi che ci troviamo oggi ad affrontare. Buon Anno a tutti e che il Signore ci assista! lucio croce (1) la frase che ho citato è del prof. Roberto de Mattei - balzato agli onori della cronaca a motivo dell'incredibile "spiegazione" dello tsunami giapponese: un giusto castigo divino, come disse ai microfoni di Radio Maria - Direttore della rivista Radici Cristiane, ed è tratta da un suo editoriale di qualche anno fa intitolato: "Identità e vocazione dell'Italia, casa del Papato".

Postato da folgore il 30/12/2011 01:27

Sono d'accordo con lei che "i tempi che viviamo richiederebbero una Chiesa coraggiosa". Il che vorrebbe anche dire una Chiesa che non si adatti al politicamente corretto, perché è, come si diceva un tempo, anticonformista come tutti gli altri. Soprattutto avrebbe la necessità di vedere una Chiesa che detti una linea chiara, e non tanti bei slogan di qualche vescovo. Facile essere contro le spese militari. E ci si fa anche una bella affermazione nella società che conta. Però poi non si piange che alle chiese dei preti "progressisti" la gente non ci va. Chi causa il suo mal pianga se stesso.

Postato da cappetta cristoforo il 29/12/2011 18:21

"Laici adulti"... Perchè non semplicemente laici e basta. Con tutta la consapevolezza e la fierezza di appartenere alla stessa Chiesa di Cristo, dove tutti insieme, clero e laici, in comunione, nel rispetto fraterno, attraverso differenti carismi, in ambiti e con ruoli diversi, cerchiamo di testimoniare con coraggio e trasparenza la medesima fede in Gesù Cristo. A me non sembra così difficile. Cristoforo Cappetta, insegnante di religione, Agropoli (SA)

Postato da ironyman il 29/12/2011 16:56

Il discorso su dove va la Chiesa è abbastanza complesso. Sono abbastanza d’accordo con luciocroce e sulla necessità di affrontare la grande questione della modernità, senza per questo dover rinunciare alle verità ed allo spirito di Cristo nostro redentore. Anzi sono proprio quelle verità che ci impongono di non eludere l’argomento e che nello stesso tempo costituiscono il viatico per come affrontarle nel modo giusto. In questo senso la strada delineata dal Concilio Vaticano II è utile e va ripercorsa senza nostalgie e ritrosie. Se poi sia necessario anche un nuovo Concilio, questo non lo so. L’idea però non mi scandalizza. Penso però che la contrapposizione tra difensori dell’ortodossia e innovatori sia fuorviante e dannosa. Cambiare non vuol dire rinunciare ai valori fondativi della Chiesa, e non mi sembra nemmeno un grande esercizio di coraggio, anzi per paradossale che possa sembrare, a volte vuol dire l’esatto opposto. Quando ad esempio penso alle sfide culturali (ma che spesso sono solo il paravento di recriminazioni più marcatamente materiali) che la società moderna, multilaterale aperta e poliedrica ci propone, non serve rifugiarsi i posizioni anacronistiche e di chiusura richiamandosi alla purezza della dottrina. La dottrina non va invocata per difendere posizioni inaccettabili ma va messa in pratica (ecco la contraddittorietà di certe posizioni) per affrontare la realtà rispolverando il vero autentico messaggio cristiano che è quello di aprirsi a tutti, di abbracciare l’umanità intera come ci ha insegnato Cristo con spirito di fraternità, senza perciò rinunciare alla propria fede anzi fornendo ad essa nuove possibilità di affermazione e crescita. Anche l’idea che altri hanno espresso che la Chiesa renderebbe un maggior servigio alla comunità dei fedeli ed alla intera umanità se operasse con un maggior distacco dalla cose terrene va in questa direzione. Bando poi ai moralismi e alle strumentalizzazioni di comodo di chi vorrebbe la Chiesa racchiusa in sé stessa in una dimensione puramente spirituale. La Chiesa fa parte del mondo, deve restarvi ed essere di monito al mondo perché è da come ci comporteremo nella dimensione terrena che verremo giudicati, e non da quante volte avremmo partecipato alle messe in latino. Le due cose sono solo in apparenza in contraddizione giacchè la presenza della Chiesa nel mondo non deve essere intesa come espressione di potere temporale ma come guida spirituale che, senza mostrare indifferenza o peggio compiacenza al potere, non deve mancare di far sentire forte ed autorevole al sua voce quando si tratta di condannare le azioni umane contrarie agli insegnamenti del Vangelo. Per fare ciò però occorre riscoprirsi autenticamente cristiani nel vero significato evangelico che va dato a tale aggettivo. Il coraggio verrà di conseguenza. Nella Chiesa di oggi, intesa come comunità dei credenti, vi sono troppi sepolcri imbiancati o Don Abbondio. La lettera del Papa citata da factum è davvero illuminante. “Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci."

Postato da luciocroce il 29/12/2011 11:02

Qualunque sia l'opinione che si abbia di Hans Kung, credo che si debba comunque ammettere che è una delle maggiori "teste pensanti" cattoliche ancora in attività; ed è un peccato, per la Chiesa, privarsi dell'apporto di una delle poche personalità in grado di tenere testa ai migliori intellettuali laici e atei. E' vero che nel Giorno del Giudizio non ci salveremo sulla base del nostro quoziente intellettuale o del nostro sapere, però è pur vero che una Istituzione come la Chiesa - che vuole, a torto o a ragione, essere anche "Istituzione" - deve pur essere in grado di interloquire con il "mondo" col quale si confronta; e Kung è uno dei pochi, tra "i nostri", in grado di farlo efficacemente

Postato da nicolag il 28/12/2011 16:59

Per Brunoi (commento 27/12) Dalla lettera da me citata non risulta alcun cenno ai temi dell’eutanasia, dell’aborto e del matrimonio tra coppie dello stesso sesso,per i quali Lei dice che Hans Kung abbia espresso parere favorevole. Il prestigio di Hans Kung è indiscusso,anche nell’ambito della Chiesa Cattolica. La lettera aperta di Pier Giordano Cabra, in risposta a quanto argomentato da Hans Kung, pubblicata sull’Osservatore Romano del 23 aprile 2010, si conclude con queste significative parola “Sempre con stima per il tuo imponente lavoro.” Ritengo perciò che quanto da Lei affermato sia da rivedere e che quanto da Lei concluso in merito a quello che un nuovo Concilio potrebbe stabilire sia del tutto fuori luogo. Equivarrebbe ad affermare che la maggioranza dei titolati a partecipare al Concilio (Cardinali,Patriarchi e Vescovi) la pensino nel senso da Lei frettolosamente attribuito all’illustre citato teologo (ricevuto e trattenuto a colloquio per diverse ore da Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato). Per quanto concerne i contributi, va considerato che la Chiesa delle origini si reggeva con i contributi dei fedeli (che sicuramente anche oggi sarebbero opportunamente graduati in relazione alle buone opere svolte) ed era sicuramente più autentica, nonché “ una Chiesa coraggiosa. Con più profezia." La ringrazio,intanto,per aver ripreso l'argomento e pensato comunque al maggior bene della nostra Chiesa Cattolica.

Postato da Franco Salis il 28/12/2011 09:30

Qualche tempo fa ho letto qualcosa su Hans Kung ,ma con fatica,non perché fosse difficile,ma semplicemente mi chiedevo sempre se avessi capito bene. In effetti a me è sembrato un qualcuno che vuole creare una altra chiesa e, per trovare adepti,tende a rammorbidire le posizioni di quella cattolica. L’unica cosa accettabile sarebbe il sacerdozio alle donne.Il fatto che Cristo storico fosse maschio,non è un argomento valido.Quasi che la Chiesa sia un partito politico:vieni con me che ti abbasso le tasse,vieni con me che ti aumento lo stipendio. Un nuovo Concilio è auspicabile,come mezzo di rivisitazione di tutte le posizioni della Chiesa per renderle più aderenti alla realtà,ma non per questo innacquare il tutto.Insomma per andare avanti,non per tornare indietro.

Postato da folgore il 28/12/2011 01:11

Vedi brunoi, non solo in Germania, tanto che l'arrivo degli anglicani alla Chiesa cattolica ha fatto correre ai ripari il Papa mettendo mano ad una particolare procedura. Tanto sono deserte le chiese protestanti e piene quelle cattoliche che non sono "moderne" e non vagheggiano di "Concili" in cui decidere di specifici decreti. Insomma Concili già scritti prima di iniziarli.

Postato da brunoi il 27/12/2011 18:48

Nicolag,Lei come auspicio di un rinnovamento della Chiesa ha citato una lettera che il "teologo" Hans Kung ha inviato ai Vescovi dove auspica un nuovo concilio. Come risaputo Hans Kung é favorevole all'eutanasia,possibilista sull'aborto e sul matrimonio tra coppie dello stesso sesso,al sacerdozio delle donne ecc,quindi si suppone che da un nuovo concilio lui si aspetti un avvallo alle sue tesi. Andrebbe ricordato che la ricetta di Hans Kung é stata applicata dalle Chiese protestanti gia' da qualche tempo con risultati catastrofici. Le Chiese protestanti sono veramente deserte e solo in Germania dal 1960 ad oggi i protestanti si sono dimezzati mentre i cattolici sono rimasti stazionari. C'è molto da riflettere. Quanto alle agevolazioni e contributi che la Chiesa riceve dallo stato sono gli stessi che vengono concessi agli enti non profit laici.Oppure Lei vorrebbe che le opere assistenziali della Chiesa venissero tassate? A rimetterci sarebbero solo i poveri e i bisognosi .

Postato da nicolag il 27/12/2011 16:38

A proposito di Don Abbondio. C’è ancora oggi chi pensa che con l’uso del latino si contribuisca a creare un’atmosfera favorevole per una più appropriata e intensa partecipazione al mistero dell’Eucarestia. Ecco il motivo principale della difesa della celebrazione della Messa in Latino,di cui è da tempo promotore e diffusore con frequenti conferenze Mons.Nicola Bux. E’ recente la presentazione in Monopoli di un suo libro che tratta e sviluppa l’argomento intitolato “ Come andare a Messa e non perdere la fede”. Mons.Nicola Bux,che ho avuto il piacere di ascoltare in una di queste conferenze,è decisamente contrario a che venga indetto un NUOVO CONCILIO. Chi ha ragione? Porre in evidenza i due argomenti per raccogliere le opinioni dei lettori di Famiglia Cristiana sarebbe sicuramente un buon servizio per individuare la giusta strada da seguire.

Postato da factum il 27/12/2011 11:41

Sento un po' di disagio in questa discussione, come se mancasse il protagonista, la presenza dello Spirito che opera e custodisce la Chiesa, l'ha custodita durante il concilio Vat II e la custodisce ora. Riporto le parole dell'attuale Papa rivolte ai laici il 25/11/2011: "Ma la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche glistessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio.A volte cisi è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale,nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede,quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte. In realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie»del mondo,ma condividono i turbamenti,il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci." Parole che mi hanno molto colpito e sono state per me un richiamo forte nel vivere questo periodo di Avvento.

Postato da nicolag il 26/12/2011 11:19

Le riflessioni di Don Sciortino credo possano essere condivise da tanti ,siano essi religiosi o laici. Il mondo ha realmente bisogno di “una Chiesa coraggiosa . Con più profezia.” (caratterizzata, cioè, da autenticità e spiritualità). L’indimenticabile Giovanni XXIII indisse il Concilio Vaticano II esattamente 50 anni fa, il 25 dicembre 1961,aperto l’11 ottobre 1962 e chiuso il 7 dicembre 1965 da Paolo VI ,successore del “Papa Buono”,morto il 3 giugno 1963. I nuovi fermenti nella Chiesa sono tanti. Dovremmo andare avanti e non indietro al Vaticano II. Libero Leo (commento 24/12/2011 18.22) ha proprio ragione: ci vorrebbe un Nuovo Concilio. Auguriamoci che Benedetto XVI,il grande Papa Teologo, riceva ispirazione in tal senso. Ho letto e menzionato più volte quanto scritto in una lettera aperta, indirizzata ai vescovi, da un altro grande teologo svizzero,Hans Kung,ben noto al Pontefice per aver costui partecipato insieme a lui al Concilio Vaticano II,ambedue invitati da Giovanni XXIII. Ebbene Hans Kung auspica che venga indetto al più presto un nuovo concilio,evidenziando la necessità di una maggior frequenza di questi incontri di riflessione spirituale, statuita formalmente già nelle determinazioni del lontano Concilio di Costanza. In merito a quanto evidenziato e lamentato da Francesco M. di Bari,bisognerebbe considerare che fino a quando la Chiesa riceverà dal potere politico agevolazioni,privilegi e contributi sarà pur sempre soggetta a ricatti e non potrà mai censurare efficacemente e liberamente il malgoverno. E’ questo l’eterno tema centrale da affrontare: rinunciare alla materialità per poter rendere visibile,valida e concreta nel mondo la spiritualità di cui vi è indicazione indelebile e inequivocabile nei vangeli.

Postato da santrev il 25/12/2011 23:44

In questi giorni dalle mie parti la Lega ha posto il veto alla costruzione di una casa di accoglienza, tanto necessaria per far fronte alle problematiche dei senzatetto che si trovano nel territorio. Il povero prete che vive questa realtà tutti i giorni si trova a combattere anche contro gli altri partiti della coalizione che per convenienza preferiscono avallare la costruzione di un inutile parcheggio al posto di questa struttura di accoglienza, pur di non rompere la loro santa alleanza. Il fatto grave non è tanto il comportamento di questi partiti, che tra l’altro alle ultime elezioni locali hanno ricevuto il supporto determinante del mondo cattolico, ma dal silenzio del Vaticano, che preferisce starsene lontano a difendere altri interessi piú convenienti per la causa politica della chiesa. Tanto poi basta fare un bel annuncio su qualche giornale per segnalarci che la chiesa sta con i bisognosi! Nulla di diverso da quello che ci ha fatto conoscere il berlusconismo in questi ultimi 10 anni. Il Concilio in questi casi prevedeva altri comportamenti in difesa del prossimo. Ma oggi forse il prossimo arriva dopo, molto dopo…. Prima c’è la messa in latino, che da dignitá alla gerarchia vaticana e quindi alla chiesa tutta……! Ma vuoi che i migliori don Abbondio risiedano oggi proprio a Roma?

Postato da Franco Salis il 25/12/2011 13:48

@ folgore il 25/12/2011 09.29 No, non mischiare il diavolo con l’acqua santa! Dopo una prima sbandata il Papa all’inizio del suo pontificato,come fra l’altro la rivalutazione del canto gregoriano,quasi che sia unico strumento di cantare le lodi del Signore, ha corretto il tiro dicendo che chi lo desiderasse poteva celebrare la Messa in latino. Presumo non ad iniziativa del singolo prete ma di una intera comunità. In tal caso non c’è assolutamente niente di scandaloso. Lo scandalo sta quando rivaluti come valore salvifico la laicità e poi imponi l’uso di una lingua sconosciuta. E’ un atto di violenza. In parole ancora più povere il muratore, ANCHE SE CLANDESTINO, che costruisce una casa con lo spirito di chi vuole continuare l’opera creativa di Dio (Genesi),il suo lavoro è motivo di salvezza,fermo restado che questa deriva sempre dal sacrificio di Gesù Cristo. Che tristezza vedere quelle vecchiette che recitavano l’Ave Maria in latino senza sapere che cosa dicevano! Quando si parla della Chiesa preconciliare e chiesa conciliare o post conciliare si intende sempre l’Ultimo Concilio, questo per convenzione. Io preferisco usare l’acronimo “Vat.II”. I Concilii servono per adeguare la realtà terrena che evolve con il tempo alla Verità che invece è immutabile. Usi a un certo punto una forma passiva che nega il soggetto “si sa”. Furbetto eh! Chiunque parli di “certa filosofia” del Vat.II sbaglia e di grosso, e forse anche in mala fede. Si può eventualmente parlare di “antropologia”. La filosofia è costruita dall’uomo, l’antropologia è qualcosa di preesistente. Proprio nel Vat.II non c’è traccia di filosofia. Buon Natale.

Postato da Franco Salis il 25/12/2011 12:00

@folgore il 24/12/2011 23.45,non sono libero leo ma Franco Salis, ma anch’io ti credo e ti credo moltissimo perché certe cose le hai ribadite più volte. Suvvia, se potessimo cancellare non solo l’ultimo Concilio ma ripristinare l’INQUISIZIONE allora si, che aggiusteremmo subito tutto : clandestino? Si, bene è una spia, è un traditore, ,è un assatanato, è una strega :al rogo. Ma il processo? E quanto sei pignolo, e il processo glielo facciamo poi a rogo avvenuto. Vedrai,io folgore di persona assisterò al rogo, e stai tranquillo nel tormento del rogo si contorcerà e vuoi tu che io non sappia interpretare qualche suo movimento come una confessione? Basta con questa politica!

Postato da luciocroce il 25/12/2011 11:25

Io per la verità continuo a ritenere - fatta salva, ovviamente, la buona fede di tutti quelli che la pensano diversamente, le cui opinioni rispetto - che se i contenuti del Concilio non fossero stati sapientemente “annacquati”, se la sua carica non fosse stata anno dopo anno volutamente depotenziata, se i suoi semi fossero stati fatti liberamente fruttificare, ci troveremmo ora a vivere in una Chiesa, ed anche in un mondo, probabilmente un po’migliori e con prospettive meno fosche di quelle che si stanno affacciando all’orizzonte. Se questa è la situazione - molto critica, per unanime ammissione - nella quale ci troviamo a vivere non sarà, allora, arrivato il tempo di fare , una volta per tutte, i conti con la temuta “modernità”, tante volte rimandati nel passato nel timore, più o meno esplicitato, che un effettivo confronto con lo spirito del tempo potesse rappresentare un pericolo per la purezza della Fede? La modernità, in sè, non è nè buona nè cattiva: è solo una delle tante stagioni che hanno attraversato il divenire del mondo e che noi – qui ed ora – ci troviamo a vivere e con la quale bisogna misurarsi, senza nè mitizzarla nè demonizzarla; d’altronde, possiamo pensare di poter continuare a vivere utilizzando categorie culturali non più adatte ad affrontare le dirompenti questioni poste dal mondo contemporaneo? Non è più saggio confrontarsi concretamente, e senza condanne preventive, con le forme di pensiero e con gli atteggiamenti legati alla cultura del nostro tempo? E’ evidente che questa è una scelta delicata, che richiede ponderazione e discernimento, in quanto la Chiesa è portatrice – occorre ribadirlo – di una Verità extratemporale; potrebbe però risultare una scelta necessaria, non solo dal punto di vista della coerenza rispetto al Vangelo ma anche da quello dell’efficacia del messaggio cristiano, al fine di non renderlo estraneo a modi di vivere e di pensare che non sempre sono, di per sè, anticristiani ma che tendono poi, abbandonati a se stessi, a diventarlo; e di questo abbiamo prova ogni giorno. Il fatto è che tra relativismo e dogmatismo dobbiamo sforzarci di trovare una via che faciliti la riconciliazione tra principi cristiani e coscienza moderna; propugnare questo significa esporsi all’accusa di eresia? O non significa, invece, preoccuparsi dell’avvenire della Chiesa e quindi di quello, ancora più importante, della stessa Fede? Fede che dovrebbe trovare il suo fondamento non tanto nelle abitudini, nella convenienza umana, nella tradizione acritica, nel timore o in altri fattori mondani ma nella ricerca di Dio quale speranza del mondo, un Dio che umanizza la nostra vita ed offre una chiave di lettura agli eterni interrogativi dell’uomo, un Dio “accogliente” e non “respingente”, benevolo e non arcigno, un Dio che perdona settanta volte sette, che accoglie il “Figliol prodigo” a braccia aperte, che salva l’adultera dalla lapidazione richiesta dalla implacabile “legge” e che con Sè, in Paradiso, si porta un “ladrone”: questa era la Chiesa che aveva in mente il Concilio. Buon Natale e buon anno a tutti.

Postato da folgore il 25/12/2011 09:29

....ci mancava il berlusconismo alla base della Santa Messa in latino, che tra l'altro non è mai stata cancellata dalla Liturgia. Ma si sa che certa "filosofia" del Concilio Vaticano II° è stata la vera nemica di questo. Rammento che un catechista un giorno mi fece, quando ero giovane, una Storia della Chiesa in cui lo spartiacque era il Concilio V. II° che lui definiva solo "il Concilio", come se fosse stato l'unico.

Postato da martinporres il 25/12/2011 08:57

Per farla breve, la polemica Concilio/post Concilio e Chiesa preconciliare/Chiesa postConciliare mi sembrano furi dalla realtà; il vero problema, oggi, è la scarsa cultura religiosa del nostro popolo e la scarsa conscenza degli insegnamenti della Chiesa. E' stato l'uomo ad abbandonare la Chiesa o la Chiesa ad abbandonare l'uomo? Personalmente penso alla prima domanda.

Postato da martinporres il 25/12/2011 05:36

Per Santrev, celebrare la messa in latino vuol dire allontanarsi dal concilio? Mi è capitato di assistere ad una messa in latino, ed è molto bella. Sarebbe importante non dimenticare le tradizioni della Chiesa.

Postato da folgore il 24/12/2011 23:45

No, Libero Leo, no ad un nuovo Concilio....ci basta l'ultimo. Ci basta e avanza, credimi....

Postato da CZAR il 24/12/2011 23:40

Leggendo i commenti precedenti mi viene in mente che la verità è proprio come un diamante : ha tante facce e ciascuno si specchia in quella più vicina a lui. Per fortuna Dio Padre ci ha creati perchè fossimo liberi, cosicchè ciascuno, ascoltando la propria coscienza, può formare le proprie convinzioni. Il miracolo consiste nel fatto che tutte sono valide agli occhi del Signore !

Postato da Libero Leo il 24/12/2011 18:22

Quanto è vero ciò che scrive don Sciortino! Davvero ci vuole una Chiesa coraggiosa, che sappia svincolarsi dalla cultura materialista e consumista, dalla cultura della contrapposizione e dell’invidia. Una Chiesa che non inciti alla indignazione, alla rivendicazione ed alle proteste in nome di una illusoria equità o giustizia, ma che insegni ad accettare le sofferenze che la vita spesso ci riserva. Una Chiesa che dia a Cesare quel che è di Cesare, ma, soprattutto, a Dio quel che è di Dio. Una Chiesa che riconosca ad ogni persona il suo grande valore e responsabilità nel saper usare i talenti che le sono concessi. In un mondo materialista, che spesso ha come scopo il denaro facile acquisito senza alcun merito, ci vuole un enorme coraggio per svincolarsi dal materialismo ed avviarsi verso un nuovo spiritualismo. Ma chi mai oggi ha tanto coraggio e tanta forza per andare decisamente contro la corrente del comune sentire? Forse ci vorrebbe un nuovo concilio per liberarci completamente dalle scorie delle passate ideologie e per inoltrarci verso una nuova era di spiritualità.

Postato da folgore il 24/12/2011 16:39

Sinceramente mi sono stancato di questa interpretazione estrema del Concilio Vaticano II°, tanto glorificato che qualcuno parla solo di "Concilio", quasi fosse l'unico. Rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare. Asserendo che i testi del Concilio come tali non sarebbero ancora la vera espressione dello spirito del Concilio, ma il risultato di compromessi nei quali, per raggiungere l'unanimità, si è dovuto ancora trascinarsi dietro e riconfermare molte cose vecchie ormai inutili.

Postato da santrev il 24/12/2011 15:19

La primavera del Concilio si sta spegnendo, dice Francesco. Io credo invece, che stia per essere spenta da quanti in Vaticano continuano ad avversare le novitá conciliari. Perché la gerarchia attuale vaticana tanto si accanisce contro le decisioni del Concilio? Pensa forse di avvicinarsi ai giovani con la tanto osannata messa in latino? Perché tanta volontá di accantonare Papa Giovanni XXIIIº? Ho l'impressione che anche in Vaticano il berlusconismo abbia fatto breccia e che anche qui ci sia una casta che tenta di salvare i propri privilegi.

Postato da luciocroce il 23/12/2011 21:53

La crisi in cui versa oggi la nostra Chiesa non è una crisi nata nel dopo Concilio, come sostengono i tanti aficionados del mitizzato "buon tempo antico", ma una crisi che affonda le sue radici nei secoli passati - come ben sa chi ha studiato un po' di storia della Chiesa - aggravata da quell’ atteggiamento di sospetto sistematico assunto, all'inizio della modernità, nei confronti del "mondo", in particolare delle sue epressioni scientifiche e culturali in genere. Quanto era diversa, invece, la bella, cara, generosa Chiesa della purtroppo breve parentesi conciliare! Quella del Concilio e degli anni immediatamente successivi era una Chiesa - pur con tutti i suoi limiti, errori e difetti - partecipe della condizione umana, capace di amare il Signore e le persone e che - pur essendo sicuramente consapevole di essere portatrice di una verità extratemporale - si sentiva comunque nella stessa barca con gli uomini e le donne del Suo tempo. Qual’era, infatti, l' idea di Chiesa che aveva Giovanni XXIII? La Chiesa doveva essere come la fontana del villaggio di una volta, una fontana che offriva la sua acqua a tutti, indistintamente, senza discriminazioni e disinteressatamente, non per un calcolo opportunistico, ma per spianare la strada alla diffusione del Vangelo. L'ormai dimenticato Papa Giovanni - che per cultura e formazione era, non dimentichiamolo, un "tradizionalista", forse più di quanto lo fosse Papa Pacelli - ebbe l'intuizione di capire che, davanti ad un mondo in rapida trasformazione, era necessario per la Chiesa abbandonare l'impronta anacronistica risalente al Concilio di Trento per cui conseguentemente - per citare solo qualche esempio - la libertà era una iattura, i giudei erano perfidi, le donne inaffidabili, la scienza un pericolo e le dittature, purchè cattoliche, un accettabile sistema di governo. Col Concilio ci sforzammo, quindi, di passare da una Chiesa prevalentemente "istituzione" a una Chiesa che fosse anche, come allora si era soliti dire, "popolo di Dio in cammino", nella quale largo spazio avrebbe dovuto essere dato all''esercizio della carità e del servizio; non più una Chiesa "perfetta" - che probabilmente non è mai esistita - ma una Chiesa "sempre da riformare". Però, forse per il timore che la Chiesa stesse assumendo caratteristiche proprie delle confessioni protestanti, in questi ultimi decenni si è lentamente proceduto a continui aggiustamenti in senso preconciliare; e così il laicato ha assunto nuovamente un ruolo passivo, meramente esecutivo nei confronti della gerarchia, e l'obbedienza è diventata di nuovo la virtù per eccellenza: e, così, ora siamo tutti "allineati". Provocatoriamente si potrebbe affermare che la Chiesa dovrebbe fidarsi di più della forza del Vangelo, che è la Sua vera "arma": probabilmente, una Chiesa genuinamente evangelica, che facesse meno affidamento sui poteri mondani, riuscirebbe nell'impresa di "dare un'anima" ad una società che ne ha gran bisogno. Discorsi del genere risentono ancora dell'ingenuo ottimismo degli anni '60? O sono frutto del mito costruito attorno al Concilio? O sono elucubrazioni di chi vive con la testa tra le nuvole e non sa come va il mondo? Può darsi, però è pur vero che la realtà è tale che forse varrebbe comunque la pena riprendere il discorso interrotto. Cordiali saluti lucio

Postato da Franco Salis il 23/12/2011 09:26

@Andrea Annibale il 21/12/2011 16.01. “… Fatta questa sintesi, si possono gettare le reti sulla Parola di Cristo perché la pesca sia abbondante, fidandoci di Gesù e dello Spirito Santo che da sempre guidano la Chiesa, cioè tutto il popolo di Dio.” Quel che dici è vero(sempre secondo me), però dimentichi che su di essa (la Chiesa, soprattutto agli alti livelli, Papa compreso) agisce anche il maligno. Diversamente non mi spiego tante mascalzonate o meglio delitti, non solo di un passato remoto, ma anche prossimo e presente. Rifacendomi anch’io alla trasmissione “chi l’ha visto”, da una parte sono stato bene impressionato dal Papa Giovanni Paolo II che è andato in visita a casa di Emanuela a comunicare come stavano le cose. Dall’altra, entrando nel merito, mi sono confermato che c’è stato un volgare mercanteggiamento, i cui effetti permangono perché De Pedis riposa ancora nella basilica di Sant’Apollinare. Apprendo che ti sei accorto che nella Bibbia c’è tutto e il contrario di tutto, e quindi rinvii alla Tradizione. Giustamente hai usato il singolare perché il plurale accoglierebbe “i tanti rivoli” costellati di mascalzonate. Ma anche la Tradizione perde la sua efficacia, quando è offerta ipocritamente “come dono di Dio”, anche attraverso un rito che è offensivo della semplicità del Vangelo. E’ proprio il voler dare visibilità al “dono di Dio” che ne cancella la valenza spirituale e religiosa. La chiesa popolo di Dio non ha bisogno di teologi: è sufficiente che ognuno, scoperta la legge dell’Amore, che è in lui, prima di compiere un atto si ponga la domanda : quest’atto è gradito a nostro Signore? Qualsiasi atto umano da chiunque compiuto è ambivalente: può essere espressione di servizio e di carità, ma anche di esercizio di potere. Che indecenza la visita del Papa alle carceri! Quel giovane addomesticato che doveva leggere ciò che altri avevano scritto!” E’ il classico seme che cade sulla roccia!, si, germoglia- Il fragore dei mass media- ma poi si secca (Lc.8-4). Certo è nulla in confronto al riciclaggio di denaro sporco tramite lo IOR e altre banche, geograficamente vicine al Vaticano. Il peccato di don Abbondio è stato peccato di “omissione” ma qui ci troviamo in peccati di “opere”. Chi ha convertito don Abbondio? Il cardinale Federico Borromeo? NO, lo ha convertito lo Spirito Santo che si è servito eccezionalmente di una autorità, il cardinale Borromeo appunto, ma dotato di estrema umiltà, quando al contrario si serve di umili persone(pensate a Maria). E la gente che inneggiava a “Santo Subito” all’indirizzo di Papa Giovanni Paolo II, avrebbe parimenti inneggiato se avesse saputo del mercanteggiamento del De Pedis e del fallimento della liberazione(se non responsabilità nel sequestro) di Emanuela? Non vi viene in mente che la chiesa abbia troppe strutture che godono del privilegio di extraterritorialità, che utilizza per proteggere i delinquenti anzi che i perseguitati? Per chiudere ecco la chiesa che sogno .(I monelli non pensino al male il novello Papa può anche essere lo stesso) - Pur troppo! - disse Federigo, - tale è la misera e terribile nostra condizione. Dobbiamo esigere rigorosamente dagli altri quello che Dio sa se noi saremmo pronti a dare: dobbiamo giudicare, correggere, riprendere; e Dio sa quel che faremmo noi nel caso stesso, quel che abbiam fatto in casi somiglianti! Ma guai s'io dovessi prender la mia debolezza per misura del dovere altrui, per norma del mio insegnamento! Eppure è certo che, insieme con le dottrine, io devo dare agli altri l'esempio, non rendermi simile al dottor della legge, che carica gli altri di pesi che non posson portare, e che lui non toccherebbe con un dito. Ebbene, figliuolo e fratello; poiché gli errori di quelli che presiedono, sono spesso più noti agli altri che a loro; se voi sapete ch'io abbia, per pusillanimità, per qualunque rispetto, trascurato qualche mio obbligo, ditemelo francamente, fatemi ravvedere; affinché, dov'è mancato l'esempio, supplisca almeno la confessione. Rimproveratemi liberamente le mie debolezze; e allora le parole acquisteranno più valore nella mia bocca, perché sentirete più vivamente, che non son mie, ma di Chi può dare a voi e a me la forza necessaria per far ciò che prescrivono. Vi pare di scorgere l’invettiva contro il sistema economico mondiale di un cardinale Bagnasco dopo che lui in questo sistema ci sguazza allegramente?

Postato da DOR1955 il 23/12/2011 09:25

Chiedo scusa se inserisco un altro commento. Se Don Antonio, quando scrive " ...... E la tentazione, non più strisciante, di un ritorno al passato. Alla ricerca di false sicurezze", significa che queste "sicurezze" per la chiesa, e i suoi mille rivoli (micro scismi, come sottolineato da martinporres) sono forse rappresentati da un qualcosa che di Spirituale non ha nulla. E mi viene subito in mente quanto disse San Francesco a un confratello : "Il denaro, o fratello, per i servi di Dio non è altro che il diavolo e un serpente velenoso". A meno che, i sedicenti "servi di Dio", non usino il nome di Dio "pro domo sua"; allora di spiega il degrado morale che esiste, purtroppo, anche all'interno della chiesa. Mi duole citarlo, ma la vicenda di "don Verzè" (perchè ancora don?) forse è emblematica dell'abuso del nome di Dio.

Postato da martinporres il 23/12/2011 02:22

Sono d'accordo con Andrea Annibale c'è bisogno di una grande sintesi, c'è una produzione sovrabbondante di lettere e encicle pastorali e un cn ( cristiano normale) si disorienta; e oggi i tanti movimenti pur avendo un loro carisma e avvicinando molta genta alla chiesa rischiano di trasformarsi in tante piccole Chiese; e di fatto all'interno della Chiesa Cattolica si verificano tanti piccoli scismi.

Postato da giorgio traverso il 22/12/2011 18:12

Bella la lettera,bella la risposta.Però,è l'oradi andare a fondo del problema.C'è troppa gente,che si nasconde dietro il nome di DIO,siè perso l'insegnamento di Gesù Cristo.Bisogna far risaltare tutti quei religiosi,che in Italia e nel mondo,si adoperano al servizio dei più bisognosi,senza chiedere ricompense. giorgio traverso

Postato da francocesari il 22/12/2011 17:29

Questa chiesa, parlo di chi la guida - a tutti i livelli, sta vivendo una forte crisi di credibilità, accontentandosi di annunci non vissuti. Abbiamo "pastori"che hanno perduto lo Spirito di Carità, che hanno rinnegato le loro originarie scelte pastorali, che si sono da tempo trasformati in funzionari, spesso infastiditi dall'incontro con i problemi delle persone e convinti che tutto si possa risolvere con quattro banalità espresse durante un'omelia. L'invito ad "Spalancare le porte a Cristo" è stato senza dubbio un gran messaggio, ma è rimasto nell'aria e disatteso da tutti. Questa chiesa, che assomiglia sempre meno alla Chiesa di Cristo, come già avvenuto nella sua storia millenaria, pagherà duramente questi comportamenti e le sue mancanze verso lo Spirito. Cordiali saluti Franco

Postato da DOR1955 il 22/12/2011 13:14

Io penso che una Chiesa, che procede in mille rivoli (religiosi, economici, e appunto, altri 998), come giustamente scrive il sig. Annibale, sia, al contrario di quanti sostengono che tutto ciò apporti "ricchezza", motivo di debolezza e sopratutto contrario all'insegnamento Evangelico di CHIESA DI DIO. Unica sull'esempio di Cristo. Tutto il resto è umano, cioè fallibile!

Postato da spark il 22/12/2011 13:03

Leggendo la lettera di Francesco (non posso che concordare sia con lui sia con la risposta di Don Sciortino), mi e' venuto in mente quanto ho visto ieri sera alla trasmissione "Chi l 'ha visto". Mi riferisco al servizio sulla composta e civile presenza in piazza S.Pietro durante la benedizione domenicale di Benedetto XVI, dei parenti e amici sottoscrittori della petizione, consegnata (dal fratello della scomparsa Emanuela Orlandi, nei giorni scorsi, alle autorita' della Santa Sede), per fare chiarezza sui numerosi coni d'ombra (per usare un eufemismo) ed omissis vaticani, inerenti ai misteri che circondano la scomparsa della cittadina vaticana, avvenuta una trentina di anni fa. Di fronte a questo, una domanda mi e' sorta spontanea: quanti sono i Don Abbondio che hanno preso parte a questa triste e vergognosa vicenda? quanti sono i prelati, di ogni ordine e grado, che si sono comportati e continuano a segure le orme di Don Abbondio? Quanti anni dovremo aspettare perche il Papa (anche se visto come vanno le cose, ho seri dubbi sul futuro di una questa Chiesa dove le nostalgie preconciliari si fanno sempre piu' strada) di turno chiedera' perdono sia alla famiglia della povera Emanuela, sia a tutti coloro che hanno creduto e continuano a sperare in un Chiesa con sempre meno Don Abbondio e piu Don Puglisi? Osvaldo Bardelli

Postato da Andrea Annibale il 21/12/2011 16:01

Io vedo una Chiesa che procede per mille rivoli; questi rivoli a volte sono consorterie nemiche le une delle altre. Ognuno di questi rivoli ha le sue ossessioni: chi l’aborto, chi la guerra, chi la pena di morte o questo o quell’altro punto del Magistero. Un Cardinale ha recentemente invitato i giovani a scegliere l’anticonformismo del Magistero, che qualcuno accusa addirittura di moralismo filo marxista. Eppure la Tradizione della Chiesa è la Barca cui affidarsi nei momenti di tempesta. Sto discutendo dell’esistenza dell’anima nell’uomo e della vita ultraterrena con dei Testimoni di Geova e, dovendo ammettere che nella Bibbia c’è qualche espressione ambigua, l’unica conclusione è rifarsi alla Tradizione. Solo che c’è una produzione sovrabbondante di Encicliche e Lettere Pastorali da parte del Clero. E’ difficile orientarsi. Più che di chiarezza, c’è bisogno di una grande sintesi che riconduca ad unità perché altrimenti, inseguendo i vari Movimenti o le varie opinioni dei teologi, c’è da perdersi. Fatta questa sintesi, si possono gettare le reti sulla Parola di Cristo perché la pesca sia abbondante, fidandoci di Gesù e dello Spirito Santo che da sempre guidano la Chiesa, cioè tutto il popolo di Dio. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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