Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
28
mar

Dai bambini dell'asilo: "Viva Papa Francesco!"

La lettera di alcuni bambini dell'asilo di Granze: una carica di felicità per il nuovo Papa.

Gentilissima Famiglia Cristiana, la gioia per il nuovo Pontefice è stata davvero contagiosa! Anche i bambini del nostro piccolo asilo nido sono stati coinvolti nella festa con entusiasmo e gioia. Hanno colorato, con vigore, un poster con il nome del nostro papa Francesco! Sarebbe bello poter vedere la loro foto sulle pagine della nostra rivista, di cui apprezziamo lo spazio che dedicate ai suggerimenti per genitori ed educatori. Forse, la richiesta è azzardata... ma noi ci proviamo! Potrebbe davvero essere un buon incoraggiamento per le famiglie di questi piccoli ad avvicinarsi alla rivista!

Pubblicato il 28 marzo 2013 - Commenti (1)
02
feb

Niente figli, addio "Famiglia Cristiana"

Con dolore ho deciso di non rinnovare l’abbonamento. Ma non volevo andarmene senza salutarla. Ci siamo fatti ottima compagnia per molti anni. Famiglia Cristiana arrivava puntuale nella casa, dove sono cresciuta prima che mi sposassi. Poi mi sono abbonata io stessa. Non lo faccio per la crisi economica, ma per una crisi dello spirito. Purtroppo, dopo quattro anni di matrimonio, non sono arrivati bambini. E, salvo miracoli, non ne arriveranno. Abbiamo iniziato le pratiche per l’adozione, ma anche questa via è risultata tortuosa. Ci sono pochi bambini adottabili e molte coppie desiderose di adottare. La spuntano quelli con i redditi più alti.

Tornando a noi, col tempo mi sono accorta che, sfogliando la rivista, i miei occhi cadevano sempre sulle foto di famiglie con bambini. Gli articoli che catturavano il mio interesse erano quelli sull’educazione dei figli, sul ruolo dei nonni, sulla scuola, sull’infanzia. Per anni ho pensato: «Queste cose, un giorno, mi serviranno». Ora, invece, dopo aver ingoiato il boccone amaro della sterilità, devo salvare me stessa dalla depressione e tenere in piedi il matrimonio. Purtroppo, continuare a vedere foto e titoli sui bambini, per me è un pugno allo stomaco. Riconosco che non sono mancati articoli su adozione o sterilità. E che gli interventi su attualità, politica italiana ed estera, cultura... sono ottimi. Inutile dirle che la saluto con la speranza di ritrovarci.

Un’amica

Spero che tu, cara “amica”, lettrice fedele da tanti anni, non ti sia già allontanata del tutto. Perché alla familiarità con la rivista, con la quale sei cresciuta, fa contrasto una decisione che mi appare affrettata. E anche poco logica. A mio parere, non aiuta a vincere la depressione chiudersi in sé stessi. E tormentarsi su quel bene prezioso dei figli che non sono arrivati. Ci sono altre forme di maternità e paternità, per sentirsi realizzati. Capisco il dolore di chi ha mandato giù un “boccone amaro” come il tuo, ma più che tagliare i ponti (anche con la nostra rivista), occorre reagire con forza. E aprirsi. La via dell’adozione, pur con tutte le sue difficoltà, va ancora perseguita. Non è una questione di soldi.

Pubblicato il 02 febbraio 2012 - Commenti (2)
14
giu

Scomunicare la TV?

Le scrivo per condividere con lei un pensiero che mi gira per la testa da diversi mesi. E per capire se, grazie alla rivista, lo si potrebbe mettere in atto. Lavoro come educatore e credo che, ormai, siamo in molti a condividere i notevoli danni che la televisione continua a fare.
Nonostante tutti i risvolti positivi che questo strumento potrebbe avere. La provocazione consisterebbe in questo: lanciare una raccolta di firme da indirizzare al Papa e chiedergli di “scomunicare” la televisione. La mia è una provocazione per richiamare l’attenzione sull’uso scorretto che se ne fa. Penso, in particolare, ai danni nei confronti dei bambini. Che ne pensa?


Emilio C. - (Sondrio)

Se vuoi liberarti la mente, abbandona subito questa tua provocazione. Non è il caso di scomodare il Papa e la scomunica. O di chiedere il nostro supporto per raccogliere firme. E poi, non è certo la Tv che è da scomunicare. Come mezzo, in sé, essa è neutra. Può fare del bene o del male: tutto dipende dall'uso che ne facciamo. Come tu stesso riconosci. Sia da parte di coloro che la programmano, sia da parte di noi utenti che, spesso, la "consumiamo" in modo passivo e alienante. In positivo, varrebbe la pena che ci educassimo a farne un buon uso. In modo critico e intelligente. Intanto non accendendola per noia, come rumore di sottofondo, perché non si sa che cos'altro fare. O per sentire una "voce", un "suono", che ci faccia compagnia. Come rimedio alla solitudine o a un vuoto di interessi. E a tavola, quando la famiglia è riunita, togliamole il ruolo di "ospite fisso". Invitiamola solo quando vogliamo noi. A vantaggio di due parole da scambiare con i propri figli.

Pubblicato il 14 giugno 2011 - Commenti (0)
14
apr

Non esiste un'unica categoria di single

È da un po’ di tempo che volevo scriverle. Mi sono decisa solo ora a farlo, dopo aver letto, qualche numero fa, la lettera di quel signore single e la sua risposta. Non voglio dilungarmi molto, vorrei solo esprimere la mia perplessità sull’atteggiamento della Chiesa nei confronti di queste persone. Per essa sono semplicemente inesistenti. Ha cura pastorale e iniziative specifiche per i bambini, i giovani, le coppie, le famiglie, gli anziani... Ma per i single mai niente. Come se non contassero, non esistessero. Caro padre, ora io sono coniugata, ma fin verso i quarant’anni sono stata single. E, sebbene fosse stata una mia scelta, da credente e praticante ero molto amareggiata per l’indifferenza della Chiesa verso le persone come me. Se poi uno è single non per scelta, immagino che l’amarezza sia ancora maggiore. È, forse, un peccato essere soli? Non credo. Ma se anche lo fosse, la Chiesa dovrebbe cercare le “pecorelle smarrite” e ricondurle a sé nell’ovile, non ignorarle e abbandonarle. I single sono una categoria numerosa. A Milano hanno addirittura superato il numero degli sposati. La Chiesa non può permettersi di trascurare questi suoi figli! La ringrazio dell’attenzione e della pazienza.           Matilde

Di recente ho pubblicato diverse lettere in cui coppie senza figli si lamentavano della poca attenzione che società e Chiesa dedicano loro. Si sentivano, nella considerazione generale, come famiglie di serie B. Ora, tramite te cara Matilde, è il turno dei single a far sentire la propria voce e a richiedere più attenzione da parte della Chiesa. Voglio subito precisare che sotto il termine single si raccolgono varie situazioni, che vanno da chi è solo per scelta a chi lo è per necessità o anche a seguito della perdita del proprio coniuge. Ogni situazione è diversa dall’altra. Non esiste un’unica categoria. È giusto che tu chieda alla Chiesa più attenzione. Ma se è facile radunare i bambini o le coppiedi fidanzati, più complesso risulta mettere assieme la “categoria” dei single. Forse, bisognerebbe facilitare il compito ai nostri preti. Magari con contatti più diretti e personalizzati. Parliamone.

Pubblicato il 14 aprile 2010 - Commenti (1)
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