Con dolore ho deciso di non rinnovare l’abbonamento. Ma
non volevo andarmene senza salutarla. Ci siamo fatti ottima
compagnia per molti anni. Famiglia Cristiana arrivava puntuale
nella casa, dove sono cresciuta prima che mi sposassi. Poi mi
sono abbonata io stessa. Non lo faccio per la crisi economica,
ma per una crisi dello spirito. Purtroppo, dopo quattro anni
di matrimonio, non sono arrivati bambini. E, salvo miracoli,
non ne arriveranno. Abbiamo iniziato le pratiche per l’adozione,
ma anche questa via è risultata tortuosa. Ci sono pochi bambini
adottabili e molte coppie desiderose di adottare. La spuntano
quelli con i redditi più alti.
Tornando a noi, col tempo mi sono accorta che, sfogliando la rivista, i miei occhi cadevano sempre sulle
foto di famiglie con bambini. Gli articoli che catturavano il mio
interesse erano quelli sull’educazione dei figli, sul ruolo dei nonni,
sulla scuola, sull’infanzia. Per anni ho pensato: «Queste cose, un
giorno, mi serviranno». Ora, invece, dopo aver ingoiato il boccone
amaro della sterilità, devo salvare me stessa dalla depressione
e tenere in piedi il matrimonio. Purtroppo, continuare a vedere foto
e titoli sui bambini, per me è un pugno allo stomaco. Riconosco che
non sono mancati articoli su adozione o sterilità. E che gli interventi
su attualità, politica italiana ed estera, cultura... sono ottimi. Inutile
dirle che la saluto con la speranza di ritrovarci.
Un’amica
Spero che tu, cara “amica”, lettrice fedele da tanti anni, non ti sia già
allontanata del tutto. Perché alla familiarità con la rivista, con la quale
sei cresciuta, fa contrasto una decisione che mi appare affrettata. E anche
poco logica. A mio parere, non aiuta a vincere la depressione chiudersi
in sé stessi. E tormentarsi su quel bene prezioso dei figli che non sono
arrivati. Ci sono altre forme di maternità e paternità, per sentirsi realizzati.
Capisco il dolore di chi ha mandato giù un “boccone amaro” come
il tuo, ma più che tagliare i ponti (anche con la nostra rivista), occorre
reagire con forza. E aprirsi. La via dell’adozione, pur con tutte le sue
difficoltà, va ancora perseguita. Non è una questione di soldi.
Pubblicato il 02 febbraio 2012 - Commenti (2)