Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
01
mag

Il calcio e i violenti

Paradossale. Sono passati pochi giorni dal rinvio dei campionati di calcio per rispetto della morte in campo di Piermario Morosini e promuovere una giornata di riflessione sui valori dello sport, e subito è successo qualcosa di incredibile. A Genova un gruppetto di tifosi fanatici ha costretto i giocatori del Genoa Calcio a togliersi la maglia. Una cosa fuori dalla realtà. Di questo passo, a comandare saranno quei soliti noti più qualche infiltrato, che potrebbero sostituirsi all’arbitro. Secondo me, nessun giocatore doveva accettare il ricatto. È stata sprecata un’occasione importante per dire no alle sfide degli ultrà.

Fabio S. - Bergamo

Un’altra occasione mancata nel mondo del calcio. Come tante, ormai. A ripetizione. Come il dilagare degli scandali del calcio scommesse. Ma quello che è avvenuto a Genova è ancor più grave. È la “resa del pallone” ai voleri di una banda di violenti. Non chiamiamoli tifosi. Però, quando si ammaina bandiera o ci si toglie la maglia con i colori della propria squadra, perché così ordinano gli ultrà, si è davvero persa ogni dignità. Vista la mancanza di coraggio di giocatori e dirigenti, come prossima mossa, aspettiamoci la richiesta che i giocatori si levino anche i calzoncini. Ma in mutande il calcio lo è già da tempo, sebbene sia lo sport nazionale cui tutto si concede e perdona. Per mancanza di lealtà e rispetto delle regole.

Pubblicato il 01 maggio 2012 - Commenti (0)
25
apr

Morosini: la morte in campo

Tutto fa spettacolo. Soprattutto la morte di un calciatore venticinquenne. Sabato scorso, mentre giocava, si è spento un giovane centrocampista del Livorno. La spettacolarizzazione della morte è stata una sorta di esorcismo globale. Eppure, ogni giorno, migliaia di bambini muoiono di sete e di fame. Un vero dramma. C’è, forse, una morte che sia “meno morte” di altre? Non sarebbe stato meglio, anche nei confronti di Pierpaolo Morosini, essere un po’ più sobri? Non tutto deve fare spettacolo. La vita non può essere svenduta, a beneficio dei mass media.

Mario

Sono rammaricato di come qualche telegiornale ha dato la notizia della morte del giocatore Morosini. I giornalisti hanno mancato di rispetto a lui e ai suoi cari. Ormai, in Tv ci stiamo abituando a tutto. Non c’è più pudore né rispetto per la sofferenza o per la morte. Morosini, prima d’essere un calciatore, è un uomo. Non è giusto aver mostrato, con insistenza e morbosità, primi piani del giocatore morente. Con l’obiettivo della telecamera a scrutare ogni minimo particolare di questo dramma. Non si può sbattere in faccia al pubblico la morte in diretta, per ragioni di audience. È una gravissima mancanza di etica. E di rispetto della dignità umana.

Francesco B. - Aquila

Come non condividere queste osservazioni, così umane e rispettose della dignità della persona e dello sfortunato calciatore Pierpaolo Morosini? La vita sembra essersi accanita su di lui. La situazione familiare non gli ha risparmiato sofferenze, lutti e tragedie. Ma anche la sua morte improvvisa su un campo di calcio non è stata esente da polemiche e speculazioni. Non solo per la tempestività dei soccorsi, ma soprattutto per la strumentalizzazione mediatica che ne hanno fatto i mass media. Quando la tragedia e la morte sono spettacolarizzate, per ragioni di audience, non possiamo più parlare di informazione o diritto di cronaca. È solo bieco cinismo, di cui vergognarsi. Dal calciatore Morosini, invece, ci viene una lezione di dignità per come è vissuto, riuscendo a non soccombere alle dure prove della vita.

Pubblicato il 25 aprile 2012 - Commenti (1)
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