Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
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dic

Se il fedele richiama il parroco

Abito in un piccolo paese di provincia. Desidero sottoporle due domande. Prima: il fedele può “richiamare” (certamente con garbo) il proprio parroco sulla necessità o dovere di fissare un giorno per le confessioni? Non si può trascurare questo sacramento, anche se il prete deve correre tra le diverse chiese sparse nelle frazioni del paese. Seconda: il fedele può chiedere al viceparroco, persona giovane, di tenere l’omelia domenicale stando più aderente alla pagina evangelica? E non limitarsi a una semplice e generica esposizione religiosa? Cosa possiamo fare noi fedeli quando constatiamo qualche carenza nei preti? È nostro diritto-dovere intervenire?

Nella M.

Nel Vangelo si parla di correzione fraterna. E non ci sono limiti, se non quelli della carità e della verità. In una comunità, se c’è pieno coinvolgimento di tutti nella corresponsabilità, ci si può dire tutto. E trovare anche le soluzioni migliori per il giorno e l’orario delle confessioni. Così come si può fare un garbato appunto, in spirito costruttivo, sulle omelie. Ma, al tempo stesso, tutti devono mettersi in discussione. Nel dialogo e nel confronto. Nessuno è spettatore o giudice. Altrimenti, criticare e sparare addosso al parroco o ai suoi coadiutori è fin troppo facile e comodo. Un pretesto lo si trova sempre. Più proficuo, invece, è “camminare insieme”.

Pubblicato il 03 dicembre 2012 - Commenti (7)
25
ott

Amare la Chiesa e criticarla

Mi capita di leggere spesso su Famiglia Cristiana lettere critiche nei confronti della Chiesa. Talvolta, sono così superficiali da farmi sorgere il dubbio che possano averle scritte dei cattolici praticanti. Le cito quel lettore che critica perfino i ricchi paramenti liturgici. Come se i celebranti li usassero per vanità. La citazione della “Chiesa del grembiule” la trovo fuori luogo. Si può servire il prossimo anche indossando dei paramenti che esprimono decoro e bellezza. Nelle feste di ingresso di parroci e vescovi è auspicabile una maggiore sobrietà. Ma sarebbe dannoso ripetere gli errori del dopo concilio Vaticano II. Quando nel nome dell’essenzialità si liquidarono feste patronali e tradizioni religiose popolari. In cambio di “feste” goderecce senza alcun richiamo religioso. Da lei mi sarei aspettato un commento più articolato.

Simone

L’amore per la Chiesa, quando è sincero, non è esente da critiche. È quella “correzione fraterna”, cui ci chiama il Vangelo. Giorni fa, commemorando a Spello fratel Carlo Carretto, un profeta dei nostri tempi, che ha vissuto il Vangelo nella sua essenzialità, mi ha molto colpito un suo testo. Duro e sincero. Lo affido alla tua riflessione, caro Simone, e a quella dei lettori: «Quanto sei contestabile o Chiesa, eppure quanto ti amo. Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo. Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità. Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più duro, di più generoso, di più bello. Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di morire tra le tue braccia sicure».

Pubblicato il 25 ottobre 2012 - Commenti (6)
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