Don Sciortino

di Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

 
27
mar

La forza di un gesto

Il motivo di questo mio scritto è un fatto, semplice e straordinario, di cui sono stata testimone. Nella nostra parrocchia c’è una signora, Giovanna, che ha impegnato tutta la sua vita tra catechesi ai bambini e aiuti ai nostri missionari attraverso varie iniziative, come mercatini e “cene povere”. Lei ha sempre un occhio di riguardo per chi è in difficoltà. Una persona capace di sorprenderti con piccoli regali. L’8 marzo scorso, durante un incontro missionario, si è presentata con le mimose per tutte le donne presenti. Mimose che aveva raccolto dalla pianta del suo giardino. Ci ha raccontato, commossa, di aver ricevuto anche lei un rametto di mimosa per la festa della donna. Gliel’ha offerto un ragazzo albanese, che Giovanna era andata a trovare in ospedale. Ci ha confessato che era la prima volta, nella sua vita, che riceveva una mimosa. Non le va più via dalla mente l’immagine di quel ragazzo che, in ospedale, le va incontro con un gran sorriso e il rametto di mimosa in mano.

Marilena B. - Trento

Piccola e umile storia da “fioretti” di san Francesco. Leggendola mi è venuto in mente anche il passo evangelico della guarigione dei dieci lebbrosi da parte di Gesù (Luca 17,11-19). Solo uno dei miracolati torna indietro per ringraziare il Signore. Era uno straniero, un samaritano. Qualcosa di simile è capitato a Giovanna. In tanti anni di dedizione alla parrocchia, nessuno s’è mai ricordato di lei, che invece ha sempre avuto un pensiero e un dono per tutti. Morale della favola: la bontà non fa rumore, passa quasi inosservata. Teniamo gli occhi aperti per saperla apprezzare. E apriamo il cuore perché, ogni tanto, sappiamo anche ricambiare i doni che riceviamo.

Pubblicato il 27 marzo 2012 - Commenti (0)
01
mar

La Chiesa non ci ha ascoltati

In questo momento della mia vita, ho perso la bussola che mi conduce a Dio. Ma la mia “fame” di Cristo si fa sempre più acuta. Nonostante abbia avuto una buona educazione familiare e frequentato una scuola religiosa, la mia fede è sempre stata superficiale. Diciassette anni fa, sono rimasta sconvolta dalla perdita del mio unico fratello, che amavo tantissimo. In parrocchia avevo trovato conforto in un giovane parroco, che era diventato una guida non solo per me ma per tutto il quartiere della parrocchia. Col suo entusiasmo, la sua vitalità e il suo amore per Cristo, era riuscito a creare ciò che nessuno, in quarant’anni, aveva mai saputo fare. Poi, all’improvviso, ci è stato strappato e trasferito in un’altra parrocchia. «Per volere di Dio», ci è stato detto. Abbiamo sofferto. E anche lottato per trattenerlo, ma la Chiesa è rimasta sorda ai nostri appelli. Ora, mi ritrovo persa. E come me tanti altri. So che bisogna guardare a Dio e non all’uomo. Sbaglio se mi ritrovo a rimpiangerlo? 

                                                                                                                          Maddalena

La vita, anche quella della parrocchia, porta spesso a cambiamenti e a distacchi, talora dolorosi. Ma vivere di rimpianti o risentimenti, non aiuta a crescere e star bene. Un parroco mette in conto che il suo vescovo possa chiedergli di cambiare sede o di svolgere un altro servizio nella Chiesa. Non si tratta di rimozioni, tanto meno di punizioni. Almeno in situazioni normali. Il “volere di Dio” non sempre è comprensibile nell’immediato. Né facile da accettare. Ma certi distacchi, oggi, sono più facilmente colmabili. Ci sono più possibilità di comunicazione, anche a distanza. Ammesso, appunto, che questo sia il vero problema.

Pubblicato il 01 marzo 2012 - Commenti (6)
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