16
gen
Adesso che è terminata la campagna
pubblicitaria dell’otto per mille al
clero, lasciateci dire che lo spot non
ci è piaciuto. Siamo laici impegnati
nel volontariato come tantissime altre
persone, e ci è sembrato spudorato,
prima ancora che offensivo, che il clero
voglia apparire come l’unico soggetto
che si occupa di chi è meno fortunato.
Ancora una volta, disconoscendo o
sottovalutando l’apporto dei cristiani laici nella Chiesa.
Se dobbiamo basarci sulla nostra esperienza diretta,
non ci sembra che l’occupazione principale del clero
sia l’assistenza diretta ai meno fortunati. Ma sappiamo
che non è il loro compito principale. Ci è sembrato
che la Cei abbia posto l’accento sull’opera sociale
dei preti, perché questo tocca le coscienze e i portafogli
dei donatori. Nello spot si respira un clima cupo.
Non si dà l’idea della gioia del cristiano. Il prete
è solo. Ma che ne sarebbe di lui senza una comunità?
Alessandro e Margherita P. - Livorno
Ho visto sulla rivista una pubblicità che mi ha
sconcertata. Su uno sfondo tutto nero, a piena pagina,
risaltava la parola “Nessuno”, ripetuta tre volte.
E sotto, in piccolo, la domanda: «Se non ci fossero
i sacerdoti, al fianco di molti, chi ci sarebbe?». Come
a dire che, senza i sacerdoti, non ci sarebbe nessuno
a testimoniare l’amore di Dio verso il prossimo. La
realtà è ben differente. E sono tantissime le persone che
si dedicano al volontariato. Nel silenzio e nellagratuità.
Perché questo bisogno di dirsi “unici”, quasi fossero
una “casta”? Mi è parso un autogol.
Marisa S. - Verona
Osservazioni più che pertinenti. Ma non credo che chi
ha realizzato quella pubblicità volesse mettere in “santa”
competizione clero e laici, per verificare chi è più vicino ai
poveri. L’amore per il prossimo, nella Chiesa, non è compito
appaltato a qualcuno. Riguarda tutti, perché il giudizio
finale verterà solo sulla carità (vedi Matteo 25). Il termine
“Nessuno” non intendeva essere esclusivo. Né ignorare
il vasto impegno dei laici nel volontariato. Certo, si è
puntato sui preti, perché loro erano lo scopo della campagna
promozionale. Ma, forse, si è data un’idea di Chiesa
ancora clericale e gerarchica. Distante dal concetto di “popolo
di Dio”, che il Concilio ci ha fatto riscoprire.
Pubblicato il
16 gennaio 2013 - Commenti
(9)
27
mar
Il motivo di questo mio scritto è un fatto, semplice
e straordinario, di cui sono stata testimone. Nella
nostra parrocchia c’è una signora, Giovanna, che ha
impegnato tutta la sua vita tra catechesi ai bambini
e aiuti ai nostri missionari attraverso varie iniziative,
come mercatini e “cene povere”. Lei ha sempre un
occhio di riguardo per chi è in difficoltà. Una persona
capace di sorprenderti con piccoli regali. L’8 marzo
scorso, durante un incontro missionario, si è
presentata con le mimose per tutte le donne presenti.
Mimose che aveva raccolto dalla pianta del suo
giardino. Ci ha raccontato, commossa, di aver ricevuto
anche lei un rametto di mimosa per la festa della
donna. Gliel’ha offerto un ragazzo albanese, che
Giovanna era andata a trovare in ospedale. Ci ha
confessato che era la prima volta, nella sua vita, che
riceveva una mimosa. Non le va più via dalla mente
l’immagine di quel ragazzo che, in ospedale, le va
incontro con un gran sorriso e il rametto di mimosa in
mano.
Marilena B. - Trento
Piccola e umile storia da “fioretti” di san Francesco.
Leggendola mi è venuto in mente anche il passo evangelico
della guarigione dei dieci lebbrosi da parte di Gesù (Luca
17,11-19). Solo uno dei miracolati torna indietro per
ringraziare il Signore. Era uno straniero, un samaritano.
Qualcosa di simile è capitato a Giovanna. In tanti anni di
dedizione alla parrocchia, nessuno s’è mai ricordato di
lei, che invece ha sempre avuto un pensiero e un dono per
tutti. Morale della favola: la bontà non fa rumore, passa
quasi inosservata. Teniamo gli occhi aperti per saperla apprezzare.
E apriamo il cuore perché, ogni tanto, sappiamo
anche ricambiare i doni che riceviamo.
Pubblicato il
27 marzo 2012 - Commenti
(0)