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Cattolici adulti, ma nel senso giusto

Noto che anche lei, negli ultimi tempi, usa volentieri il termine “cattolici adulti”. Mi sembra che Prodi sia stato il primo a utilizzarlo e voleva significare la sua indipendenza dal Magistero della Chiesa. Soprattutto sui temi etici. Leggo, ora, che su Repubblica, in riferimento ai cattolici del Governo Monti ci si è augurato che siano “cattolici adulti”. E che non ascoltino il cardinale Bagnasco quando parla di difesa dei valori definiti essenziali, irrinunciabili. Sarebbe utile capire che cosa significano queste espressioni. 

                                                                                                                          Fabiano B.

Dovrebbe essere l’auspicio di tutti che i cattolici fossero davvero adulti. Ne guadagnerebbe la comunità ecclesiale e la stessa società. Ma adulti nel senso giusto. Non per polemica o in contrapposizione alle indicazioni dottrinali del Magistero. Non è questa la strada giusta. Ma adulti in quanto persone che hanno raggiunto una fede matura, dopo un serio cammino di crescita spirituale e religiosa. Con una fede convinta, non di semplice facciata. Come avviene, generalmente, nel Paese, dove quasi il novanta per cento delle persone si dicono cattolici. In realtà, lo sono solo all’anagrafe battesimale. Perché il Vangelo non ispira più i loro stili di vita e le scelte di ogni giorno.

Pubblicato il 09 gennaio 2012 - Commenti (3)

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Postato da nicolag il 02/02/2012 00:40

Se i cattolici fossero davvero adulti,la Chiesa ne trarrebbe un vantaggio immenso. La costatazione di Don Sciortino : “quasi il novanta per cento delle persone si dicono cattolici. In realtà,lo sono solo all’anagrafe battesimale” ,riferita al nostro Paese, è del tutto condivisibile e dovrebbe far riflettere tutti; in particolare,i responsabili della nostra Chiesa Cattolica,che dovrebbero indicare con più chiarezza,unitamente alla indispensabile testimonianza,la strada giusta per raggiungere mediante una ricerca personale,il più delle volte sofferta (e cioè,proprio “dopo un serio cammino di crescita spirituale e religiosa” ),una fede matura. Anche il Magistero risulterebbe, in tal caso, più qualificato,più comprensibile e più accettabile.

Postato da masperi.umberto@yahoo.it il 13/01/2012 07:40

D'accordo con la risposta; tuttavia manca un'aggiunta: " crescita spirituale e religiosa", ossia " crescita UMANA spirituale e religiosa". Quell' "umana" è sempre importante, ma sempre più importante oggi. Purtroppo il "cattolico", come la "fede", come "i valori religiosi" vengono citati disgiumnti dal concetto di "persona" in senso "laico", per così dire. Cattolici adulti partendo da persone adulte. E tante polemiche, anche in riferimento ai cattolici impegnati in politica, a cattolici nella Chiesa ( autorità comprese) dipendono da quel non adulte umanamente. Sincerità,onestà,attenzione al principio della giustizia, senso della giustizia ,appunto, verso chi è povero e soffre, chi è umiliato in una società in crisi ( e continuate voi) equivale all'umanamente adulti. Quell'autentico "umano" fa scaturire la necessità e l'aspirazione verso il "divino". Concludo: sui valori cosiddetti non negoziabili ( espressione che mi mette il mal di pancia tutte le volte che sento pronunciare tale aggettivo) perchè sostenerli in quanto cattolici? Bisogna esplicitare che vanno sostenute in quanto persone "adulte " ( come sopra detto).

Postato da Andrea Annibale il 12/01/2012 19:14

Il Magistero della Chiesa propone che la verità si faccia esperienza. E’ come se dicesse: “prima prova, poi mi dici cosa ne pensi”. Invece si fanno un sacco di ragionamenti astratti sulle verità morali proposte dal Magistero: penso che sia sbagliato. Non mi pronuncio sulla espressione “cattolico adulto” perché mi pare che le si attribuiscano diversi significati come emerge anche dal dibattito su Famiglia Cristiana. Esperienza della castità, esperienza della pace. Abbiamo veramente provato a vivere queste esperienze? L’esperienza della castità che rasserena e offre come dono a Dio la nostra sessualità. L’esperienza di essere operatori di pace nelle relazioni con i genitori, con gli amici, con gli estranei. Il cristianesimo è proposta di una esperienza non solo proposta di una verità da credere. Proviamo a vivere come se Gesù Cristo, che sappiamo essere realmente esistito, fosse veramente ciò che crediamo, cioè il Vivente, il Messia, il Figlio di Dio, che ci chiede per amore e solo per amore disinteressato di fare esperienza del Suo altissimo, divino insegnamento. Solo facendo esperienza delle verità morali proposte dal Magistero siamo veramente legittimati a farle proprie, accettarle o respingerle, dopo averle assorbite nel nostro io più profondo ed autentico. Sperimentiamo l’amicizia con Cristo in un incontro personale con Gesù che, tramite l’esperienza del Suo insegnamento, può cambiare la nostra vita e la stessa Chiesa può essere maggiormente illuminata dalla testimonianza di milioni di cristiani non solo anagrafici. Facebook: Andrea Annibale Chiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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