di Don Sciortino
Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.
09 ago
Leggo Famiglia Cristiana da quand’ero bambina. Ho
cinquantotto anni e quasi quaranta di lavoro alle spalle.
Quando torno a casa la sera, oltre ai lavori domestici,
accudisco mio marito disabile grave. Se metto assieme
i miei impegni, praticamente lavoro dalle 6.30 del mattino
fino alle 23 di sera. La manovra del Governo Monti sulle
pensioni mi ha gettato nello sconforto. Dov’è l’attenzione
per la famiglia?
Nemmeno sfiorata! Centinaia di migliaia
di lavoratrici sono nella mia stessa situazione, con un
familiare disabile grave o genitori anziani da accudire.
Per queste persone quarant’anni di lavoro contributivo
non sono abbastanza per la pensione? Perché non si chiede
di più a quegli italiani che, nonostante la crisi, si sono
arricchiti tantissimo? O a quel dieci per cento della
popolazione che possiede il cinquanta per cento della
ricchezza del Paese? Togliere qualcosa a questi è portare
via il superfluo. Diverso è infierire su chi fatica ad arrivare
a fine mese. Lo dica al presidente Monti!
Franca C.
Quanto mi dici, cara Franca, ho avuto modo
di riferirlo direttamente al presidente Monti,
nell’intervista che gli ho fatto. Due i temi
su cui ho insistito tanto: primo, la necessità di
una politica familiare degna di questo nome,
perché le famiglie sono la vera risorsa del Paese,
il volano per uscire dalla crisi. Secondo,
l’urgenza di un fisco più equo, che prenda i
soldi dove ci sono. E basta spremere pensionati,
lavoratori e famiglie come fossero limoni.
Il presidente Monti mi è parso convinto delle
argomentazioni, anche se ho avuto l’impressione
che non abbia le mani del tutto libere
per incidere pesantemente su alcuni settori.
Senza una maggioranza propria, la vecchia
politica prova continuamente a metterlo
all’angolo. La nobiltà delle intenzioni cede il
passo ai ricatti. Avanzati, per lo più, in modo
subdolo. Proprio da chi l’appoggia in Parlamento,
ma subito dopo lo contesta nelle piazze.
E trama sottobanco per farlo cadere. Altro
che pacificazione nazionale!
Pubblicato il 09 agosto 2012 - Commenti (16)
27 giu
Leggo Famiglia Cristiana da tempi immemorabili. Ho lavorato in una grande azienda, con molta soddisfazione morale ed economica. Pensavo a una vecchiaia serena, con una decente pensione, frutto dei soldi accantonati. La realtà è ben diversa. I miei figli sono disoccupati e insoddisfatti. Se va bene, avranno qualche lavoro a tempo determinato. Per anni abbiamo "mangiato cipolle" per dare loro un futuro. Se accendo la Tv, vedo le solite facce che hanno portato l'Italia alla rovina. In alternativa, c'è il demagogo di turno, che incanta la gioventù. Perciò mi unisco a lei nel dire: «Caro Monti, osi di più contro i vincoli dei partiti. L'Italia migliore sarà con lei».
Pietro T.
Quando i sacrifici hanno un senso, come dare un futuro ai propri figli, è più facile chiederli e ottenerli. Ma ci vuole credibilità. E, soprattutto, buoni esempi da parte di chi li "impone". È proprio quel che manca, in questi momenti di crisi, dove tutti sono chiamati a stringere la cinghia. I politici continuano il balletto dell'irresponsabilità, sull'orlo del cratere. Con una rinnovata vocazione allo sfascio. Puntano il Governo e lo minacciano, come se in tasca avessero pronta una soluzione. Purtroppo, brancolano nel buio. Intenti solo a salvaguardare la carriera e gli spazi di potere. Quel che non gli difetta, da sempre, è il ricorso al ricatto. Pazienza se i loro interessi non coincidono con il bene del Paese e dei cittadini. Si lamentano dell'antipolitica che avanza. E temono d'esserne travolti. Ma non si accorgono che ad alimentarla sono i loro irresponsabili comportamenti.
Pubblicato il 27 giugno 2012 - Commenti (8)
13 giu
Non appena si è diffusa la notizia degli arresti di calciatori, il pensiero dei tifosi è andato alla Nazionale e agli Europei di calcio. Solo dopo si è pensato a quanta corruzione gira attorno a questo sport nazionale. E ai milioni di euro che circolano per le partite truccate. Ben venga, quindi, la proposta del presidente Monti di sospendere il calcio per due o tre anni. Provocazione che ha scatenato lo sdegno degli addetti ai lavori. Non so per quanto tempo ancora il tifoso vorrà farsi prendere in giro da questi personaggi che non sanno dove stanno di casa i valori sportivi come la lealtà, il sacrificio e la sana competizione. Tutti i soldi che girano nel calcio dovrebbero essere dirottati in aiuto alle popolazioni terremotate. Non è demagogia. È voglia di stabilire quali sono le priorità nel Paese. L’Italia non è solo quella del pallone.
ANTONIO
Ho condiviso le parole del presidente Monti. Il mondo del calcio ha bisogno di una forte scossa per ripulirsi del marciume che si nasconde sotto la nobile coltre dello sport. Non è questione che riguarda qualche “mela marcia”. Né si tratta di episodio sporadico. È un brutto andazzo che si trascina da anni. Difficile da sradicare. Né si può assolvere il malcostume, rifugiandosi nei ricorsi storici. Ai due mondiali vinti subito dopo lo scoppio del calcio scommesse. È una questione di giustizia, soprattutto nei confronti dei tifosi ingannati e traditi. Quelli che si svenano per sostenere i propri campioni. In casa e in trasferta. E qualcuno, ogni tanto, ci lascia pure la pelle per infarto da “tifo calcistico”. «Fa rabbrividire», ha detto Monti, «quando un mondo che dovrebbe essere l’espressione dei valori più alti (lo sport, i giovani, la lealtà, la competizione) si dimostra un concentrato di aspetti tra i più riprovevoli della vita umana: la slealtà, l’illegalità, il falso, la ricerca demagogica della popolarità». Si può essere grandi campioni, ma piccoli uomini. L’avidità del denaro non ha limiti. Anche per chi è stato baciato dalla fortuna. E guadagna milioni di euro all’anno per due pedate o una parata.
Pubblicato il 13 giugno 2012 - Commenti (2)
24 gen
Sono un affezionato lettore e abbonato. Vorrei esporle la mostruosa iniquità della Manovra di questo “Governo tecnico”. Cioè, l’ampia disparità di trattamento degli italiani. Quando si è trattato di spremere, per l’ennesima volta, i “soliti noti”, le forze politiche non hanno battuto ciglio. Quando si è tentato, timidamente, di mettere mano al loro portafoglio, c’è stata una generale levata di scudi. La “casta” (piena di corrotti e incapaci) si è sentita offesa. Sedici milioni di euro al mese (pagati con i contributi degli italiani) per loro sono pochi. Non ho parole per commentare. Chi le scrive è un pensionato che, da questa Manovra, è stato colpito duro. Vivo in un appartamento di cinquantatré metri quadri, acquistato con tanti sacrifici. Ora, questa mia casa è considerata una ricchezza da tassare. Per non parlare del mancato adeguamento Istat della mia pensione, che supera di poco la famigerata soglia dei mille e quattrocento euro. Mi piacerebbe sapere qual è il concetto di equità per Monti. Nel mio piccolo, con la mia modesta pensione aiuto il prossimo. Ora, purtroppo, mi sarà più difficile farlo. Mi vergogno e provo un senso di colpa.
Francesco - Trieste
Nessuna vergogna o senso di colpa, per chi fa i conti coi centesimi, vivendo alla giornata. La vergogna, davvero immensa, dovrebbero provarla gli appartenenti alle tante “caste”, che speculano sulla pelle dei più poveri e indigenti. Si arricchiscono in modo vergognoso. E non vogliono rinunciare ad alcun privilegio e beneficio. Oggi, chi non dà il giusto contributo per risanare il Paese, mangia “pane avvelenato”, per usare un’espressione del presidente Monti. Non ha dignità. Chi si crede furbo, prima o poi, come le volpi finisce in pellicceria.
Pubblicato il 24 gennaio 2012 - Commenti (4)
13 gen
La stampa ha messo in evidenza che il senatore Monti, subito dopo aver ricevuto l’incarico di formare il nuovo Governo, s’è recato a Messa. È stato un bell’esempio per molti cattolici, che non vanno in chiesa la domenica. Ora, però, il presidente del Consiglio fa un decreto che permette ai negozi di stare aperti tutti i giorni, anche quelli festivi. Se Monti ha avuto il tempo per andare a Messa la domenica, un dipendente di un negozio non potrà avere la stessa possibilità. Sarà difficile “santificare le feste”, come ci chiede il comandamento. Lei ha sempre preso posizione contro norme ingiuste. Forse, è il caso di farlo ancora contro questo decreto anticattolico.
B.V.
Finalmente, ho letto un commento sulla Più rispetto e riconoscenza per le “badanti” liberalizzazione degli orari dei negozi. Anche molti non cattolici sono rimasti sorpresi dal silenzio della Chiesa su un tema così importante. I lavoratori hanno diritto a celebrare la festa in famiglia. Sorprende che una legge così liberista sia stata voluta da un Governo con un presidente cattolico. Il provvedimento, oltre a non creare posti di lavoro, contribuirà invece a secolarizzare la società. Gli unici valori saranno profitto e individualismo. Auspico che la stampa cattolica rompa il silenzio.
Un lettore
Non sono mancati gli interventi al riguardo. Né è la prima volta che si mette in discussione la domenica, come giorno del Signore e del riposo, da dedicare alla famiglia e a una sana cura dello spirito. Non tutto può essere finalizzato al fine economico, al profitto e ai soldi. Né si può accettare qualsiasi modo per raggiungere questo obiettivo. Un’economia senza etica, che non abbia al centro la dignità della persona, ci porta ai dissesti di cui stiamo pagando conto e conseguenze. La crescita economica deve andare di pari passo con lo sviluppo integrale della persona. Il tempo per la festa, da dedicare al Signore e alla famiglia, è indispensabile se vogliamo una società dal volto umano. Un altro mondo è possibile, se solo ci crediamo. Più equo e più giusto. Così come è possibile un’economia non solo di mercato, ma di comunione e condivisione. Dove le “buone azioni” hanno un doppio valore. In tutti i sensi.
Pubblicato il 13 gennaio 2012 - Commenti (1)
09 gen
Noto che anche lei, negli ultimi tempi, usa volentieri il termine “cattolici adulti”. Mi sembra che Prodi sia stato il primo a utilizzarlo e voleva significare la sua indipendenza dal Magistero della Chiesa. Soprattutto sui temi etici. Leggo, ora, che su Repubblica, in riferimento ai cattolici del Governo Monti ci si è augurato che siano “cattolici adulti”. E che non ascoltino il cardinale Bagnasco quando parla di difesa dei valori definiti essenziali, irrinunciabili. Sarebbe utile capire che cosa significano queste espressioni.
Fabiano B.
Dovrebbe essere l’auspicio di tutti che i cattolici fossero davvero adulti. Ne guadagnerebbe la comunità ecclesiale e la stessa società. Ma adulti nel senso giusto. Non per polemica o in contrapposizione alle indicazioni dottrinali del Magistero. Non è questa la strada giusta. Ma adulti in quanto persone che hanno raggiunto una fede matura, dopo un serio cammino di crescita spirituale e religiosa. Con una fede convinta, non di semplice facciata. Come avviene, generalmente, nel Paese, dove quasi il novanta per cento delle persone si dicono cattolici. In realtà, lo sono solo all’anagrafe battesimale. Perché il Vangelo non ispira più i loro stili di vita e le scelte di ogni giorno.
Pubblicato il 09 gennaio 2012 - Commenti (3)
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