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Con Francesco la mia fede ha una marcia in più

È domenica mattina, sto seguendo il collegamento da piazza San Pietro per il Regina Coeli. Osservo il Santo Padre sulla “papamobile” muoversi tra la folla. D’improvviso si ferma e comincia a salutare, ad abbracciare e baciare le numerose persone anziane, disabili in carrozzina. In quel momento mi sono commosso, perché ho pensato «questo sì è un vero uomo, ecco la misericordia di cui sempre papa Francesco parla. Ecco un uomo pieno di Spirito Santo». Mi sono commosso perché, come cristiano, cerco di vivere la mia vita quotidiana secondo il Vangelo di Gesù. In particolare, cerco di scandire la mia giornata con la preghiera e la recita del santo rosario, ma dentro mi sento inadeguato e peccatore. Ho voglia di confessarmi per liberarmi da questo sentimento. Ora, dal 13 marzo scorso, la mia fede ha una marcia in più e il caro papa Francesco è un esempio da seguire. Ci voglio provare, anche se non è semplice.

Ogni udienza ormai è un bagno di folla. Papa Francesco cerca il contatto fisico con le persone che affollano piazza San Pietro, in special modo gli anziani, i disabili e i bambini. È un vero pastore, che vuole sentire e portare addosso l’“odore delle pecore”. Non si può assistere, senza commuoversi fino alle lacrime, alla spontaneità dei suoi gesti di affetto con tutti. Come i baci ai bambini o il chinarsi a raccogliere la borsa di un’anziana donna in carrozzella, emozionata per la vicinanza del Papa. Uno stile pastorale diretto, a testimoniare il Vangelo vissuto prima ancora che annunciato. E una sobrietà di vita per farci comprendere che la povertà non va proclamata, ma incarnata in ogni gesto quotidiano. Una Chiesa povera e dei poveri non è solo una bella definizione, ma un impegno concreto da perseguire. E la povertà non è un accessorio nella vita di un cristiano, ma un valore evangelico che caratterizza la novità del messaggio di Gesù. La semplicità, l’umiltà e la povertà di papa Francesco ci fanno presagire una Chiesa meno mondana e più spirituale, più attenta agli ultimi che ai potenti. D’altronde, nella scelta impegnativa del nome Francesco c’è già il programma del suo pontificato.

Pubblicato il 22 maggio 2013 - Commenti (2)

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Postato da santrev il 28/05/2013 22:18

Con Papa Francesco ho assaporato le stesse sensazioni provate ai tempi di Papa Giovanni. Ho rivisto un Papa che scende in mezzo alla gente, alla buona, incarnando la volontá di Gesú. La gente lo sta accogliendo con grande gioia, molti degli emarginati lo stanno osservando con favore e lui é lí pronto a farsi accogliere da loro. Papa Francesco ha dato l'esempio, ma mi chiedo, quanti della gerarchia ecclesiastica sono pronti a seguirlo? In fondo anche oggi esistono gli emarginati e i poveri che, seppure con modalitá diverse, son gli stessi che Gesú andava a cercare. E non mi riferisco solo a quelli che popolano le nazioni povere del mondo, ma anche a quelli che vivono nelle nazioni piú progredite e che spesso si fa a fatica ad individuare. E se l'esempio viene accolto da quelli che sono piú vicini al Papa, di sicuro anche noi troveremo maggiori motivazioni per avvicinarci di piú al prossimo bisognoso.

Postato da Andrea Annibale il 23/05/2013 18:07

Mi piace molto la risposta a questa lettera, risposta del nostro direttore don Antonio Sciortino. Ognuno ha talenti diversi dall’altro e questo Papa ha il talento della comunicazione immediata, passionale, latina e semplice della fede. Una fede vissuta più che teorizzata nei “sacri palazzi”. La povertà è un valore evangelico, lo dicono le beatitudini che, come precedentemente ho scritto, enumerano altri sette “valori”. Inoltre, c’è l’esempio di Gesù che è vissuto poveramente senza neanche, nella seconda parte della sua missione terrena, avere una casa. Gesù si è chinato sugli “ultimi” che è un concetto più ampio di poveri, ma include certamente i poveri ed, inoltre, i peccatori, i malati, gli anziani, gli indemoniati, chiunque insomma avesse bisogno di lui. Dobbiamo però aggiungere, ad onore di verità, che nessuno oggi vive la povertà di Gesù, tranne pochi santi come, appunto, san Francesco d’Assisi. Quasi tutti abbiamo una casa e, dentro la casa, una lavatrice, un televisore e vari elettrodomestici; molti di noi hanno un’automobile ed un cellulare. Tutte queste cose sono peccato perché non implicano una imitazione di Cristo? Nessuno lo sostiene. Abbiamo vissuto la più grande rivoluzione tecnologica degli ultimi diecimila anni in appena un secolo o poco più. Cosa ne direbbe oggi Gesù? Qualcuno nella Chiesa ha detto che oggi Gesù sarebbe su Facebook e, aggiungo, userebbe l’automobile, il cellulare ed avrebbe forse un piccolo conto in banca. Sarebbe, insomma, un uomo del nostro tempo. Non tiriamo troppo la corda sul fatto di essere buoni cristiani. Cerchiamo, come ci esorta il Papa, di non essere cristiani da salotto, inamidati, ipocriti eccetera. Però ci vuole anche misericordia per le difficoltà in cui il cristiano oggi si muove, tempo in cui, eppure, trova la forza di andare contro corrente e di testimoniare il Vangelo, ognuno come e quanto può secondo le rispettive, individuali forze. La fede è sempre un percorso e non è un sentirsi “arrivati”. Arrivati sono i santi in Paradiso, non noi poveri pellegrini su questa Terra. Facebook: AAnnibaleChiodi; Twitter: @AAnnibale.

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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