29
mag
Vorrei che mi aiutasse
a capire quali sono gli
scandali, veri o presunti,
i “corvi”, le lotte di potere,
le speculazioni e le beghe
che hanno offuscato il volto
della Chiesa, di cui avete
scritto sulla rivista. O anche
le “sporcizie” di cui anche
lei parla. Perché si chiede al
Papa di riformare la Curia?
Mi verrebbe da pensare che
voglia restare nella residenza
Santa Marta per non dover
frequentare persone che non
lo meritano, ma non sarebbe
da lui. Per non dover pensar
male di tutti quelli, specie
i cardinali, che sono attorno
al Papa, ci dia indicazioni
più chiare, per la fiducia
e la stima che ho di lei.
Una vecchia abbonata
Conegliano (Tv)
La Chiesa è santa per sua natura,
ma peccatrice perché è
composta da uomini con i loro
pregi e difetti. Ed è sempre da riformare,
perché nel campo del
Signore, assieme al grano, cresce
la zizzania. Benedetto XVI,
in più occasioni, ha espresso
sgomento per «la veste e il volto
così sporchi della Chiesa», vedendo
come «nella rete di Pietro
si trovano anche pesci cattivi
», e come «la nave della Chiesa
naviga con vento contrario».
Il nuovo corso di papa Francesco
ci sta riconciliando con il
volto bello della Chiesa.
Pubblicato il
29 maggio 2013 - Commenti
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22
mag
È domenica mattina, sto seguendo il collegamento da piazza San Pietro
per il Regina Coeli. Osservo il Santo Padre sulla “papamobile”
muoversi tra la folla. D’improvviso si ferma e comincia a salutare, ad
abbracciare e baciare le numerose persone anziane, disabili in carrozzina.
In quel momento mi sono commosso, perché ho pensato «questo sì è un
vero uomo, ecco la misericordia di cui sempre papa Francesco parla. Ecco
un uomo pieno di Spirito Santo». Mi sono commosso perché, come
cristiano, cerco di vivere la mia vita quotidiana secondo il Vangelo di
Gesù. In particolare, cerco di scandire la mia giornata con la preghiera
e la recita del santo rosario, ma dentro mi sento inadeguato e peccatore.
Ho voglia di confessarmi per liberarmi da questo sentimento. Ora,
dal 13 marzo scorso, la mia fede ha una marcia in più e il caro
papa Francesco è un esempio da seguire. Ci voglio provare, anche
se non è semplice.
Ogni udienza ormai è un bagno di folla. Papa Francesco cerca il contatto fisico
con le persone che affollano piazza San Pietro, in special modo gli anziani,
i disabili e i bambini. È un vero pastore, che vuole sentire e portare addosso
l’“odore delle pecore”. Non si può assistere, senza commuoversi fino alle lacrime,
alla spontaneità dei suoi gesti di affetto con tutti. Come i baci ai bambini
o il chinarsi a raccogliere la borsa di un’anziana donna in carrozzella, emozionata
per la vicinanza del Papa. Uno stile pastorale diretto, a testimoniare
il Vangelo vissuto prima ancora che annunciato. E una sobrietà di vita per
farci comprendere che la povertà non va proclamata, ma incarnata in ogni
gesto quotidiano. Una Chiesa povera e dei poveri non è solo una bella definizione,
ma un impegno concreto da perseguire. E la povertà non è un accessorio
nella vita di un cristiano, ma un valore evangelico che caratterizza la novità
del messaggio di Gesù. La semplicità, l’umiltà e la povertà di papa Francesco
ci fanno presagire una Chiesa meno mondana e più spirituale, più attenta
agli ultimi che ai potenti. D’altronde, nella scelta impegnativa del nome
Francesco c’è già il programma del suo pontificato.
Pubblicato il
22 maggio 2013 - Commenti
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21
set
Ogni giorno, giornali e Tv parlano di questa pesante Manovra, che dovrebbe aiutare il Paese, in un momento così critico per tutti. Vorrei lanciare un appello a imprenditori, politici e ricchi calciatori. E chiedere loro di fare una “buona azione” per aiutare il Paese, che ha dato loro tantissimo.
Per una volta, vendete un quadro, un gioiello, una macchina, un bene per voi non indispensabile, e regalatelo alla comunità. Aiutate i fratelli meno fortunati. Passerete alla storia per aver salvato il Paese. Non nascondetevi dietro a un dito. Non aspettate che siano gli altri a versare il sangue, quanto basterebbe una goccia del vostro sudore. Sono una casalinga, con la pensione minima. Io posso dare solo un modesto contributo.
Bianca Z.
Senza solidarietà e coesione il Paese non si salva. Ognuno deve dare il proprio contributo, secondo le possibilità. Anche una goccia serve a formare l’oceano. Ancor di più i fiumi che hanno una portata infinitamente superiore.
Purtroppo, oggi, si vuol fare il mare solo con le gocce e non si incanalano corsi e sorgenti d’acqua. In Italia, una minoranza del dieci per cento possiede quasi la metà della ricchezza nazionale. Basterebbe un loro contributo consistente, per evitare di infierire sui lavoratori dipendenti o tagliare servizi sociali indispensabili alle famiglie e alle categorie meno abbienti.
Pubblicato il
21 settembre 2011 - Commenti
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20
lug
Non è giusto che siano sempre i soliti cittadini a pagare. Non è democratico. Ci sono ancora troppi sprechi e troppi furbi che non pagano le tasse. Anziché far pagare sempre di più i cittadini, sarebbe meglio cominciare ad abolire le Province. L’attuale manovra economica non è sufficiente a superare la crisi e a far ripartire l’Italia. La cattiva gestione delle risorse, la corruzione e la burocrazia bloccano lo sviluppo del Paese. In assenza di investimenti, cresce la povertà dei cittadini. In gioco non c’è solo il benessere del popolo italiano, ma la stessa democrazia. È ora di intraprendere nuove vie.
Paolo S.
I soliti noti su cui scaricare il peso delle manovre economiche sono sempre le classi meno agiate. Una vera ingiustizia che si perpetua e si fonda sulla loro debolezza. In assenza di una politica che miri al bene comune, a essere strizzati sono sempre i più poveri. Fino all’ultima goccia di sangue. I ricchi se la cavano sempre. Perché non si prende in considerazione la campagna “zerozerocinque” (0,05) per trovare risorse, tassando le transazioni finanziarie? Servirebbe anche a scoraggiare gli speculatori.
Pubblicato il
20 luglio 2011 - Commenti
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17
mag
Quando leggo il “Caso della
settimana” su Famiglia Cristiana,
provo una morsa al cuore per queste
persone in gravi difficoltà. Queste sono
costrette a chiedervi un aiuto perché
non hanno altri mezzi e risorse. E,
soprattutto, perché lo Stato è assente.
Spesso i “casi” riguardano giovani
vedove senza un lavoro, con figli piccoli.
Che non possono aspettarsi quasi nulla
dalla legge, in merito alla pensione
di reversibilità o alla restituzione
dei contributi già versati dal coniuge.
Dalle donne impegnate in politica
mi aspetterei qualche proposta concreta
al riguardo. Da parte mia, ho un piccolo
suggerimento: perché non erogare un
sussidio alle vedove che non lavorano?
A chi potrebbe obiettare da dove
prendere i fondi, rispondo che
basterebbe tagliare i privilegi
e le corpose pensioni dei politici.
Tina
Quanto a privilegi e pensioni d’oro non
ci facciamo mancare proprio nulla. È uno
scandalo insopportabile la sperequazione
tra chi prende al mese decine dimigliaia di
euro a fronte dei quattrocento-cinquecento
euro di tantissimi pensionati. Bisognerebbe
intervenire e tagliare in alto. Con urgenza.
Molti non ce la fanno più a vivere. E, al
tempo stesso, si sta allargando sempre più
la forbice tra ricchi e poveri nel nostro Paese.
Un dato economico, passato quasi inosservato,
dovrebbe farci riflettere: oggi, in
Italia, il dieci per cento delle famiglie detiene
il cinquanta per cento della ricchezza
nazionale. Purtroppo, avviene nel Paese
quanto il Vangelo applica ad altri contesti:
«A chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto
anche quello che ha». Che fare per una
maggiore equità e giustizia? Si può intervenire
in tanti modi. Purché lo si faccia. E
non solo a parole.
D.A.
Pubblicato il
17 maggio 2011 - Commenti
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