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La difficoltà di educare i giovani

Sono abbonato da tempo, genitore di una ragazza adolescente di ventun anni. Ho avuto un’educazione cristiana. E sono vissuto in una famiglia patriarcale d’origine contadina, dove i princìpi, il rispetto per gli altri, la parola data erano regole di vita. Le scrivo perché ho problemi con mia figlia. Anzi, veri e propri scontri su tanti temi della vita. Lei vuole essere totalmente libera, perché è maggiorenne, rientrare la notte a qualunque ora, farsi il piercing. Di andare a Messa non vuole sentirne parlare.
Ammonimenti, rimproveri e arrabbiature non sono serviti a nulla. La mia lotta, forse, non è contro mia figlia. Ma contro questa società che “obbliga” i ragazzi ad andare a ballare solo dopo mezzanotte, perché prima devono ubriacarsi nei pub. E anche contro Tv e Internet, che propongono programmi e immagini che non sono il meglio per l’educazione cristiana. Perché meravigliarsi se i nostri figli non rispettano più nessuna autorità, dai genitori ai professori? Dopo programmi come Amici o Grande Fratello abbiamo trasformato anche un grave fatto di cronaca, la morte di Sarah, in un reality televisivo. Un vero e proprio “tritacarne mediatico”.
Mi piacerebbe che la Chiesa facesse sentire la sua voce contro chi sta “rovinando” i nostri figli. Mi creda, oggi, è difficile educare i ragazzi con sani princìpi morali. Da soli, non ce la facciamo più. Non credo a quelli che mi dicono che basta essere d’esempio ai figli. I tempi attuali sono molto diversi dal passato. Noi lottavamo per degli ideali, religiosi e politici. Avevamo più entusiasmo. E, soprattutto, non c’erano i mezzi di informazione che tanto influiscono sulle nuove generazioni. Le chiedo un consiglio: come diventare il buon genitore che sognavo d’essere? Complimenti per la nuova impostazione della rivista. E, soprattutto, per le nuove rubriche sui bambini e gli adolescenti.
Lucio C.

Come educare i figli? Problema antico, in salsa sempre nuova. Forse, caro Lucio, nemmeno il passato era così roseo, come lo descrivi. Né i figli altrettanto docili. I contrasti sono sempre esistiti, anche quando era meno permesso, rispetto ai nostri giorni, esprimere dissensi. Un particolare mi ha colpito nella tua lettera di padre sfiduciato che non riesce a modellare i comportamenti della figlia come vorrebbe. O come ritiene che sia giusto. Tu parli di lei come di un’adolescente. E poi precisi che ha ventun anni. Forse, trascuri che a quell’età un figlio o una figlia sono adulti. Certo, un tempo a ventun anni non si era solo maggiorenni secondo l’anagrafe: i figli maschi si guadagnavano già da vivere e le femmine erano sposate e madri di più figli.

I cambiamenti sociali più recenti sono andati in due direzioni opposte: la maggiore età è stata abbassata a diciott’anni (e c’è chi spinge per abbassarla ancora per concedere l’autorizzazione a guidare), mentre l’indipendenza effettiva dalla famiglia è stata procrastinata. Non solo non ci si sposa più a vent’anni, ma si è in un processo di formazione che richiederà ancora anni per essere completato. Per non parlare della precarietà del lavoro.

Per questo, forse, ti è venuto spontaneo considerare tua figlia ventenne ancora come un’adolescente. E come tale, pensare di controllarla in tutto: dagli orari di uscita e di rientro alla partecipazione a Messa. Ma se questa è un’impresa difficile con un adolescente “vero”, immagina quanto più lo sia con un giovane adulto che, di fatto, vive in casa, ma mentalmente e affettivamente gravita altrove.

L’altro punto interessante della tua lettera (vale per tanti altri genitori) è la sensazione di dover combattere contro un nemico inafferrabile, onnipresente e irriducibile. Che è il modello di vita che ci propone la cultura edonistica e consumistica dei nostri giorni. I giovani ne sono facile preda. Assieme al latte materno assorbono questo modello di “videocrazia”. Dove quel che conta è apparire e avere successo. A qualsiasi prezzo. Anche vendendo il corpo e l’anima. Alcuni stili di vita odierni sono quanto di più anticristiano e antievangelico ci sia. Oggi, il principale sforzo educativo consiste nello sfuggire alla corruzione ambientale. Che, ormai, ci circonda da ogni parte.

Pubblicato il 04 gennaio 2011 - Commenti (0)

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Don Sciortino risponde

Don Sciortino

Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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