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Le tante forme di immoralità e disonestà

Condivido in pieno l’articolo di Giorgio Vecchiato, come del resto mi piace l’impostazione della rivista e la sua tenacia e testimonianza profetica. L’altra sera, ho assistito a una trasmissione televisiva, dove un noto psichiatra che si definiva orgogliosamente cattolico, accusava Famiglia Cristiana d’essere andata oltre il suo compito, con le critiche al premier. E tentava, con molto imbarazzo, di giustificare i comportamenti del presidente. Capisco i tentativi di difesa di chi gli sta attorno, ma non quelli di chi si dichiara “orgogliosamente cattolico” e accusa la nostra rivista d’essere di parte. Se leggessero e meditassero il Vangelo ogni giorno, capirebbero la grande differenza fra “partigianeria” e testimonianza evangelica. Era di “sinistra” anche il Battista quando, con sdegno, gridava a Erode: «Non ti è lecito»? Purtroppo, oggi, il nostro cristianesimo è solo di facciata. Tutta la mia solidarietà a lei, caro don Antonio. Sulle orme di san Paolo, «combattete la buona battaglia».
Valerio

Credo in Dio, ma non nella Chiesa. E tanto meno nel clero e in tutti quelli che attaccano il nostro presidente, manco fosse il demonio. Gesù predicava che chi è senza peccato, scagli la prima pietra. Bene! Certi preti, però, non sono nella condizione di poterlo fare, perché si sono macchiati del peggiore dei peccati: la molestia ai bambini. Quindi, prima di giudicare gli altri, pensate ai vostri preti pedofili. Ho cinquant’anni e non frequento più la Chiesa, perché sono stanco dei suoi falsi moralismi e delle sue ipocrisie. Sono certo che non pubblicherà mai questa mia lettera, ma mi basta avergliela scritta e inviata.
Fiorenzo R.

Mi pare di ricordare un detto che, cito a memoria, dice: «Guarda la trave che è nel tuo occhio e non la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino». Mi sorge una domanda: la Chiesa che tanto si scandalizza per i comportamenti privati del premier (più o meno censurabili), non farebbe meglio a guardare in casa propria e agli scandali della pedofilia nel clero?
MarcoP.

La ringrazio per il coraggio e la puntualità dei suoi articoli. Lavoro in una zona degradata della periferia di Crotone, dove ciascuno sopravvive cercando di arrangiarsi come può. Lì, incontro persone e famiglie che, nonostante tutto, vivono con dignità la propria condizione di povertà. E che hanno voglia di legalità e rapporti puliti con i politici. Vorrei tanto che anche nel nostro quartiere e nella nostra chiesa (un prefabbricato costruito a ridosso di un fiume altamente inquinato) la gente potesse trovare e leggere la sua rivista, che svolge un prezioso servizio alla comunità. L’accompagno con la preghiera.
Suor Raffaella M. - Crotone

Come cittadino, educatore e insegnante, e non da ultimo come “prete d’oratorio” che vive tutti i giorni a contatto con ragazzi, adolescenti e giovani, ancora una volta rimango davvero “sconcertato”. Mi lascia sempre più perplesso la mancanza di dignità, sobrietà di comportamento e di “stile” in chi ha “giustamente” il diritto di guidare e servire il nostro Paese, ma anche il dovere di farlo con profondo rispetto del ruolo istituzionale che occupa. Vivo, in questo periodo, due stati d’animo contrastanti: da una parte, l’entusiasmo e la soddisfazione per la scelta dei nostri vescovi di puntare, per il prossimo decennio, sul tema dell’educazione (Educare alla vita buona del Vangelo); e dall’altra, una profonda insofferenza nel constatare, nei comportamenti di chi “democraticamente” ci governa e ci rappresenta, una costante doppiezza tra vita pubblica e vita privata, tra impegni istituzionali e vizi domestici, tra sorrisi pacifici e occulti complotti. Mi è difficile continuare a lasciar passare, a sdrammatizzare, a distogliere l’attenzione, a non “giudicare”. Credo che “educare alla vita buona del Vangelo” voglia anche dire farlo con libertà, rispetto e chiarezza. Ringrazio Famiglia Cristiana per questa “chiarezza”, che fa nel rispetto!
Don Massimo D. - Besana in Brianza (Mb)

Sono mamma di cinque figli che, con mio marito, cerchiamo di educare cristianamente. Di fronte ai comportamenti del presidente del Consiglio, proviamo profonda pena e imbarazzo per un uomo che ha perso il controllo di sé, che trascorre le serate tra festini e donnine allegre, che considera le donne dei pezzi di carne da comprare per vivere incontri rilassanti. Tutto ciò mentre il Paese, quello reale, affonda e non ha soldi da spendere in feste e festini. Le famiglie italiane faticano ad arrivare a fine mese. Non si meritano tanto squallore. Se il presidente vuole divertirsi, lo faccia da privato, senza dare scandalo. Prima, però, smetta di «sacrificarsi per il bene del Paese», e lasci gli incarichi istituzionali.
Alessia M. - Verona

Sono certo che, prima o poi, questo nostro sistema si disgregherà, perché l’unico collante è la cieca obbedienza al capo. Il Paese è in difficoltà, non è governato. Chi dovrebbe lavorare per il bene comune, in realtà lavora solo per il proprio tornaconto. Il Parlamento è bloccato a discutere leggi per pochi. Apprezzo quel che fa la vostra rivista: «Andate avanti».
Giorgio C. - Novara


Da parte nostra, nessun pregiudizio o presa di posizione preconcetta. Nei confronti di chiunque. La richiesta di più etica nella vita pubblica vale per tutti. Chi ha cariche istituzionali è soggetto amaggiori responsabilità. Stili di vita inaccettabili danno scandalo e sono un pessimo esempio per le nuove generazioni. Le difese d’ufficio, anche quelle “accanite” da parte di politici cattolici, devono pur avere un limite: la decenza. Non si può giustificare l’ingiustificabile. Tanto meno è corretto fare appello al voto popolare, quasi che il consenso dei cittadini fosse al di sopra dell’etica, e fornisse all’eletto un lasciapassare per qualsiasi scorribanda sessuale. Minorenni incluse. La morale non si mette ai voti. Né è soggetta ai sondaggi. Sono in molti ad aver espresso profondo disagio e imbarazzo di fronte a certi comportamenti del premier. Anche uomini di Chiesa hanno richiamato i princìpi etici (che non è moralismo!). «La sobrietà personale e il decoroso rispetto di ciò che rappresenta», ha scritto il direttore di Avvenire, «sono i doveri minimi di un premier, tanto nel linguaggio che nello stile di vita». Parole cui hanno fatto eco alcuni vescovi. «La vicenda umana», ha detto Tettamanzi, «è spesso lacerata e intristita da tante forme di immoralità e disonestà ». Per non dire del Pontefice, che ha richiamato la vita pubblica ai princìpi etici. «La spazzatura», ha detto, «non c’è solo in diverse strade del mondo. C’è spazzatura anche nelle nostre coscienze e nelle nostre anime». Quanto, infine, all’invito alla Chiesa di pensare ai fatti di casa propria, cioè alla pedofilia del clero,mi auguro che anche in altri ambienti si possa applicare la stessa “tolleranza zero” attuata con rigore da Benedetto XVI.

Pubblicato il 10 novembre 2010 - Commenti (6)

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Postato da Franco Salis il 15/11/2010 11:30

Ho letto con attenzione “Il Papa dopo G20 urge serietà globale…” su repubblica it e “l’inculturazione del Vangelo nell’era della tecnologia” su Avvenire it” Caro don Sciortino riporto due espressioni di vita vissuta del periodo di fine monocultura agropastortale che mi sembrano significativi. la prima, un uomo anziano così ragiona:io ho sette figli,ognuno mi da un pane alla settimana e io campo tutta la settimana settimana. Seconda:un giovane adulto riceve assieme al saluto di commiato un “buon appetito” e il giovane risponde:eh speriamo che ci sia pane e cipolla,perché l’appetito non manca ed è buono. Prego di credermi non sono aneddoti,ma espressioni di vita vissuta Ammirevole è la spontanea solidarietà verso gli anziani. Meno ammirevole è che si facessero figli come forma di investimento.(oggi fare figli,non è più un investimento ,ma solo spesa) A queste forme di vita comune si possono associare forme di vita ecclesiale,ma non sempre degne di lode. La domenica pareva di vedere tante processioni quando la famiglia (numerosa) si recava a messa E’ una visione bellissima che difficilmente sfuggirà alla mia memoria . Però,anche qui c’è un però:l’obbligo delle “decime” pena la scomunica, sino a qualche decennio fa. Il divertimento era assicurato dalle feste religiose-civili,due aspetti spesso in conflitto. Al momento il Papa si è limitato(e non poteva essere diversamente) a indicare alcune linee di indirizzo. Il Papa fa bene a ribadisce che Dio creò il mondo e lo affidò all’uomo ma avrebbe fatto meglio a dire” a tutti gli uomini e a tutto l’uomo” felice frase non mia,ma da me adottata. Il Papa parla di equilibrio fra industria e agricoltura. Immagino che nell’agricoltura includa la zootecnia.. Dal punto di vista tecnico,la cosa è molto difficile e per me inaccessibile:occorre che i laici christifideles competenti lo spieghino a tutti,perché tutti sono chiamati a dare il loro contributo(vocazione universale alla santità).Senza il loro apporto tecnico,in discorso del Papa non serve a nulla.

Postato da Libero Leo il 12/11/2010 19:09

Per GC1962. Se io leggessi solo Repubblica e Famiglia Cristiana sarei perfettamente d'accordo con lei.

Postato da Luisa 58 il 12/11/2010 00:13

Ancora una volta concordo con quanto scrive don Antonio Sciortino nella sua risposta. Chi ha particolari incarichi deve avere uno stile di vita esemplare perchè ha maggiori responsabilità. Se non vuole, faccia a meno di accettare le cariche. Io, che lavoro nella scuola, vedo quanta importanza ha per i ragazzi non quello che si dice, ma quello che si fa. E' inutile predicare certi comportamenti morali e poi fare il contrario. Ho sempre in mente quella beatitudine evangelica che tanto amo: "Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio." Dove la purezza è la trasparenza d'animo, la limpidezza del comportamento, il mostrarsi ciò che si è realmente e non pensare male degli altri. Credo che queste parole di Gesù nel suo Discorso della montagna siano davvero un faro per il cammino della nostra vita. Buon lavoro direttore e grazie. Luisa

Postato da Franco Salis il 11/11/2010 22:26

Ho letto con una certa attenzione “gli attacchi” alla Chiesa e al Pontefice e interventi in sua difesa. Ma è possibile che si debba essere necessariamente o dall’una o dall’altra parte?Mi riferisco naturalmente alle persone in buona fede;degli altri,”non ragioniamo di loro,ma guarda e passa”.Ma con un po’ di discernimento,non si può rendere un miglior servizio alla Chiesa di cristo? Per dare il mio modesto contributo,ci tento. Ho fatto ricorso alla lettura per l’ennesima volta del Promessi Sposi e in particolare dei capp. 25 e 26 là dove il cardinale Federico,in visita pastorale, viene a sapere del rapimento di Lucia, ad opera di un signorotto dedito ad ogni genere di delitto. Essendo stato informato che costui era presente e che addiritura chiedeva di essere ricevuto,il cardinale dispose che fosse introdotto subito, rigettando ogni obiezione. Andò incontro “all’ospite” scusandosi di non averlo fatto prima,disorientandolo al punto tale da dubitare che forse il cardinale non era stato bene informato. Il cardinale confermò di essere stato informato e ringraziava Dio di avergli dato tale occasione. Questo riferimento a Dio turbò ulteriormente il signorotto che chiese chi fosse e dove fosse questo Dio. Il cardinale rispose che nessuno più di lui poteva saperlo perché lo aveva nel suo cuore. Seguì il pianto a dirotto del signorotto,che rappresentò il definitivo pentimento. Quindi il cardinale fece chiamare don Abbondio ,il quale si stupì della chiamata e venne introdotto dal cardinale. Segue l’incalzante interrogatorio del cardinale e le penose e deboli difese di don Abbondio che si conclusero con la “confessione” del suo peccato :l’aver negato il matrimonio di Renzo e Lucia. Giunto a questo punto, il cardinale ebbe ad esclamare: “Purtroppo!”disse Federigo “tale è la misera e terribile nostra condizione….”(vedi capitolo 26) Osservazioni Il cardinale si è inserito nella “miseria umana”.Non si è limitato a “condannare” ma ha sollecitato la confessione e pentimento di don Abbondio.Condividendo la natura umana si è posto come correo e non al di sopra degli altri. Nelle successive parole si chiede se egli,nelle stesse condizioni non avrebbe agito nello stesso modo,manifestando così una mirabile profonda umanità. Mi potrei fermare qui:basterebbe che si riflettesse su questo principio per intraprendere il cammino di purificazione. Nelle prese di posizione del Papa,solo di rado, ho rilevato questo spirito. Nonostante le pesanti parole di condanna il pontefice si estranea,non del tutto:ha detto è colpa del peccato,ma non ha specificato quale peccato Se il direttore me lo permette su questo punto vorrei successivamente tornare.I fedeli pur non rendendosi pienamente conto,sono confusi e non ascoltano più i continui richiami,o “martellamenti”? Di questo veri fedeli,non solo non vanno fieri,ma soffrono,e intanto si allontanano. Se il Pontefice vuole essere ascoltato prenda ad esempio l’atteggiamento il cardinale Federico,la smetta di “pontificare” non nel senso di rinunciare ad annunciare il Vangelo,ci mancherebbe altro, ma di rivolgersi ai “cari fratelli e sorelle” col cuore in mano. Evitare l’uso delle parole quali “santità,eminenza,eccellenza” spesso ridondanti cioè associati e espressi al superlativo. Gesù pur essendo Santo non voleva neppure essere chiamato buono. Non voglio insegnare niente al Papa,non ha bisogno di me,ma voglio solo informarlo di quella che è la sensibilità dei fedeli,almeno come ipotesi.

Postato da Antonio Salzano il 11/11/2010 10:10

Don Sciortino con il suo linguaggio semplice e chiaro continua con coerenza a riaffermare quei valori di riferimento ai quali tutti, in particolar modo noi cattolici, dovremmo costantemente guardare e difendere con la nostra testimonianza ed il nostro intervento anche, talvolta, alzando la voce ed avendo pure comportamenti conseguenziali. Ricordo non senza un pizzico di nostalgia, negli anni '70, distribuimmo fuori alle parrocchie di Napoli un volantino sui"Cristiani della Domenica", quelli che riducono ad un'ora alla settimana il loro impegno cristiano e poi nella vita di tutti i giorni assumono comportamenti del tutto lontani da quei principi cui fanno riferimento la Domenica. "Fa che sia sempre Domenica nella tua vita e testimonia il Cristo vivente per tutta la settimana". Oggi più che mai ripeterei quei concetti ai quali aggiungerei "svegliati, popolo di Dio, non renderti complice di uno sfascio e non giustificare comportamenti e stili di vita che sviliscono e mortificano la tua persona e uccidono la speranza". Buon lavoro Don Sciortino

Postato da GC1962 il 10/11/2010 12:23

Scandali sessuali a parte, a mio modo di vedere, è oltremodo curioso come il nuovo “uomo della provvidenza”, così come il precedente, riesca a ottenebrare le menti di tanti che pur ferventi cattolici si professano. Il nostro, come il precedente, non possiede il benché minimo senso religioso, di nessun genere (troppa fatica cercare la verità) e vede la Chiesa solo come un potere forte con un bacino d’utenza pari, se non superiore, a quello che lui riesce ad accalappiare con i propri altoparlanti mediatici ed è fortemente interessato a tali utenti per evidenti fini elettorali. Gli fa gioco quindi rammaricarsi pubblicamente della proibizione all’eucarestia, a cui, poverino, anela con tutto il cuore, e le istruzioni che impartisce al fido Fede (altro fervente cattolico) su Rete4 sono quelle di dare il più ampio spazio al Papa e a programmi religiosi: fumo negli occhi per nonnine indifese. Ho poche e confuse informazioni su mio nonno materno (buonanima, classe 1883), fervente cattolico, che paragonava Garibaldi al diavolo e supportava fedelmente l”uomo della provvidenza”: la storia si ripete. Ma vorremo mai aprire gli occhi veramente ? Saluti

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Don Antonio Sciortino è il direttore responsabile di Famiglia Cristiana. In questo blog affronterà le tematiche riguardanti la famiglia e le questioni sociali, dalla disoccupazione, all'immigrazione all’impegno dei cristiani.

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